Pubblicato il Settembre 6th, 2016 | by Paolo Carnelli
0Yes – Heaven & Heart (2014)
1. Believe Again
2. The Game
3. Step Beyond
4. To Ascend
5. In A World Of Our Own
6. Light Of The Ages
7. It Was All We Knew
8. Subway Walls
Etichetta Frontiers/CD
Durata 51’27”
Steve Howe (Electric Guitar, Acoustic & Steel Guitars, Backing Vocals) ● Chris Squire (Bass Guitar, Backing Vocals) ● Alan White (Drums, Percussion) ● Geoff Downes (Keyboards, Computer Programming) ● Jon Davison (Lead & Backing Vocals, Acoustic Guitar on tracks 1, 4 & 6)
Chi conosce un po’ la storia recente degli Yes, avrà sicuramente notato come nella discografia del gruppo esista un buco lungo ben dieci anni. Tra il 2001, anno di uscita di Magnification, e il 2011, anno in cui ha visto la luce il controverso Fly From Here, gli Yes si sono infatti dedicati principalmente a concerti, progetti solisti e pubblicazioni live o antologiche. E’ in questo lasso di tempo che si è purtroppo palesata anche la separazione dal leader Jon Anderson, che tanto negli anni aveva contribuito alla produzione del gruppo, non solo con il suo inconfondibile timbro vocale, ma anche con la sua geniale scrittura musicale. Al di là dei noti problemi di salute che hanno colpito il cantante nel 2008, tenendolo fuori gioco per diversi mesi, a sancire l’uscita di scena di Anderson è stata soprattutto la difficoltà nel trovare una linea di condotta comune con i compagni proprio in merito all’attività da svolgere sia dal vivo che in studio e, in particolare, alla possibilità di arginare la crisi creativa della band anche ricorrendo all’aiuto di autori esterni al gruppo, soluzione che Anderson ha coerentemente messo in pratica per i suoi successivi progetti solisti. Se con Fly From Here Squire e soci avevano cercato di aggirare il problema rispolverando vecchi pezzi semi inediti risalenti addirittura all’epoca di Drama, con Heaven & Earth è soprattutto il nuovo cantante Jon Davison a doversi sobbarcare l’onere di provare a riempire il pentagramma. Il risultato, nonostante la presenza nel ruolo di produttore di un personaggio del calibro di Roy Thomas Baker, è talmente deludente che è possibile definire senza fatica Heaven & Earth come il punto più basso in tutta la discografia degli Yes. Probabilmente a livello inconscio ha pesato, ancora una volta, il ricordo dei trionfi commerciali di metà anni 80, e il tentativo da parte della band di recuperare un sound e un songwriting da classifica: i tempi però sono quasi tutti dimezzati, le armonie zuccherose e banali, i suoni piatti e ovattati, l’energia totalmente assente. L’unica novità di rilievo è costituita dall’utilizzo delle congas in alcune tracce, con il risultato di condurre i brani verso un’atmosfera da balera, azzerando ogni tipo di pathos. Sia chiaro, non si chiede per forza agli Yes di registrare ogni volta l’ennesima suite, ma perlomeno di licenziare del materiale dignitoso: a confronto di Heaven & Earth anche titoli solitamente bistrattati come Open Your Eyes o Talk assumono il contorno di veri e propri capolavori.