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Pubblicato il Gennaio 9th, 2018 | by Lorenzo Barbagli

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Weedpecker – III (2018)

Tracklist

1.Molecule
2.From Mars To Mercury
3.Liquid Sky
4.Embrace
5.Lazy Boy And The Temple Of Wonders

Etichetta Stickman Records/CD

Durata 42’11”

Personell

Wyro (guitar, vocals) ● Bartek (guitar, vocals) ● Mroku (bass) ● Falon (drums)

Intorno alla prima metà degli anni ’90 lo stoner rock ebbe un periodo di gloria che vide nascere un consistente numero di band, le quali dopo quella stagione, a parte pochissime eccezioni, furono quasi del tutto dimenticate. Ultimamente però il genere sembra poter risorgere dal passato: non tanto per un ritrovato interesse nostalgico, ma piuttosto per la qualità di opere che stanno immettendo nuova linfa a dei tratti stilistici solitamente molto statici. Se oggi tra le realtà più interessanti possiamo citare Motorpsycho, Papir, Causa Sui e Soup, REFLECTIONS OF A FLOATING WORLD (2017) degli Elder ha compiuto il miracolo di sviluppare il potenziale trasversale per essere apprezzato anche da chi non è mai stato attratto dallo stoner.

Il miracolo viene replicato dal terzo album dei polacchi Weedpecker, semplicemente intitolato III e che, guarda caso, esce per l’etichetta Stickman, un baluardo nell’ambiente. Le cause di questa fascinazione possono essere la trasversalità che tende a inglobare elementi da altre galassie come lo space rock e il grunge e porsi sullo stesso piano di Tame Impala e King Gizzard & the Lizard Wizard, ma soprattutto le connotazioni molto soffici e sognanti di cui si permeano brani come Molecule e Embrace. La psichedelia rimane infatti un elemento di primo piano per le liquide jam orchestrate dai quattro musicisti, con strati di riverberi ipnotici quanto avvolgenti. Il sound è così etereo che la componente lisergica si perpetua anche nei riff più acidi di Liquid Sky e From Mars to Mercury. La prova che non si tratta più strettamente di stoner rock è data da Lazy Boy and the Temple of Wonders, un garage psych che sembra un omaggio ai Pink Floyd retrodatato agli anni ’90.

In un’epoca in cui la contaminazione disgrega ogni confine, era inevitabile che anche lo stoner rock si aprisse a nuovi spazi dove continuare il proprio trip. E a quanto pare sembra aver trovato un luogo confortevole proprio accanto al prog.

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