Pubblicato il Settembre 22nd, 2016 | by Paolo Carnelli
0Van der Graaf Generator – Do Not Disturb (2016)
1. Aloft
2. Alfa Berlina
3. Room 1210
4. Forever Falling
5. Shikata Ga Nai
6. (Oh No I Must Have Said) Yes
7. Brought to Book
8. Almost the Words
9. Go
Etichetta Esoteric Antenna/CD
Durata 49’02”
Peter Hammill (Vocals, Guitars, Keyboards) ● Guy Evans (Drums, Percussion) ● Hugh Banton (Organ, Bass Pedals, Bass Guitar, Accordion, Glokenspiel)
Il Generatore è tornato. Ancora una volta l’elettricità ha ripreso a scorrere e la macchina a caricare energia, per poi elargirla ai suoi seguaci in religiosa attesa. Uno shock dolce e intenso al tempo stesso, ma genuino. Musica a Km 0: se si volesse trovare un album dei Van der Graaf Generator a cui accostare questo Do Not Disturb, probabilmente World Record sarebbe quello più indicato. Come nel 1976, tutto sembra ruotare intorno alla voglia dei musicisti di tornare ad annusare il ronzio degli amplificatori e l’odore della sala prove: i mitici Headley Grange all’epoca, un piccolo studio di Bath ora. Pezzi lunghi, quasi tutti intorno ai sette minuti. Brani composti da varie sezioni che, come ha spiegato lo stesso Hammill, si è cercato in qualche modo e non senza difficoltà di rendere coerenti e compatibili tra loro attraverso una lunga serie di prove. Frammenti senz’altro brillanti di un quadro che nel complesso risulta però spigoloso e di non facile lettura: sintomatico in questo senso un pezzo come Brought to Book, sorta di A Plague of Lighthouse Keepers in miniatura, tutta costruita tra gli intrecci e i contrappunti serrati tra tastiere e chitarra, a cui come al solito Evans fornisce un supporto ritmico di alto livello. Il meglio però arriva quando le ombre si allungano e il respiro si fa più regolare: Alfa Berlina è un inno generazionale, un brindisi sincero ai tempi della Locanda del Lupo e del Piper 2000, Room 1210 balla e traballa su un 6/4 orchestrato dalla deliziosa fisarmonica (!!) di Banton. Fino alla conclusiva, dilatata, lentissima e morriconiana Go, il cui testo è fin troppo esplicito. Titoli di coda e luce in sala? Forse. Ma non è ancora detta l’ultima parola.