Pubblicato il Marzo 12th, 2018 | by Antonio De Sarno
0Tony Banks – 5 (2018)
1. Prelude to a Million Years
2. Reveille
3. Ebb and Flow
4. Autumn Sonata
5. Renaissance
Etichetta BMG/CD
Durata 57’52”
Tony Banks (piano, celesta) ● The Czech National Symphony Orchestra & Choir ● Nick Ingman (conductor) ● Skaila Kanga (harp) ● John Barclay (cornet, trumpet) ● Martin Robertson (sax, duduk) ● Frank Ricotti (percussion)
Lasciare passare inosservato il nuovo opus dello storico tastierista dei Genesis sarebbe sicuramente irrispettoso: non solo per la mole non indifferente di lavoro che sicuramente è stato necessario per realizzarlo, ma, più sinceramente, per il grande affetto che ci lega alle opere passate del Maestro inglese. Questo terzo capitolo orchestrale presenta molti aspetti in comune con i precedenti SEVEN (2004) e SIX PIECES FOR ORCHESTRA (2012) ma anche qualche novità che rende lo rende nel complesso più interessante dei precedenti: innanzitutto la maggiore familiarità con la composizione orchestrale, che ci restituisce in pieno l’autore che conoscevamo da tanti anni.
Il brano che apre la raccolta, Prelude to a Million Years, è la composizione più lunga e forse la più interessante dell’intero lotto (quando appare il primo vero tema, attorno al quarto minuto, è da brividi), presentata nel 2014 per il 70esimo Cheltenham Music Festival con il nome provvisorio di Arpegg. Nei suoi 15 minuti c’è tutto il mondo romantico dell’autore, i crescendo drammatici e il gusto per le armonie così tipicamente ‘banksiane’. Un susseguirsi di temi splendidi, come tutti quelli composti da Banks da THE WICKED LADY in poi, affiorano sognanti per insinuarsi gradualmente nell’ascoltatore attento. Dal sesto minuto in avanti siamo in pieno clima WIND AND WUTHERING.
Il successivo Reveille, unico brano sotto i dieci minuti, viene introdotto dallo stesso Banks al piano (novità non di poco conto di questo lavoro) in un bel crescendo romantico con la tromba solista che ci conduce allegramente verso un classico tema rallentato per oboe ed archi, triste ma poi nuovamente trionfale, con un movimento solenne come chiusura. Sembrerebbe che i demo di Banks, questa volta, fossero particolarmente dettagliati e le parti di piano siano scaturite direttamente da questi, un modo assolutamente insolito di lavorare nel mondo della musica classica. D’altronde il Nostro ha da relativamente poco tempo attraversato il ponte tra rock e classica e ha ancora tanto da imparare. Dopo Ebb and Flow eccoi 10 minuti e passa di Autumn Sonata. L’idea dell’autore, in realtà, era quella di non creare “colonne sonore” con titoli che ne suggerissero i contenuti ma poi, dovendo pur dare un nome ai singoli brani, Banks è tornato sui propri passi offrendoci così una chiave di lettura che altrimenti non avremmo dedotto nè dalla copertina (astratta e brutta come le precedenti) nè tantomeno dal titolo del disco. Il brano finale, Renaissance, aggiunge poco e niente al resto dell’album.
Con 5 il maturo compositore del Sussex sembra esprimersi in totale libertà: chi cerca il tastierista dalle progressioni originali lo troverà, anche se a volte un po’ in affanno, anche in queste cinque composizioni di ampio respiro che coinvolgono l’ascoltatore in un ascolto ricco e appagante.