Pubblicato il Settembre 12th, 2016 | by Lorenzo Barbagli
0Tim Bowness – Abandoned Dancehall Dreams (2014)
1.The Warm-Up Man Forever
2.Smiler At 50
3.Songs Of Distant Summers
4.Waterfoot
5.Dancing For You
6.Smiler At 52
7.I Fought Against the South
8.Beaten By Love
Etichetta InsideOut Music/CD
Durata 44’04”
Michael Bearpark (guitars) ● Andrew Keeling (string arrangements, acoustic guitars, bass guitar, organ, percussion (Waterfoot), flutes (I Fought Against the South) ● Stuart Laws (piano & synth pads, Taurus bass pedals, atmospherics, percussion (Songs of Distant Summers) ● Pete Morgan (bass guitar) ● Colin Edwin (bass guitar, double bass) ● Pat Mastelotto, Andrew Booker (drums) ● Charlotte Dowling (violin ensemble) ● Anna Phoebe, Steve Bingham (violin) ● Steven Wilson (additional drum programming & guitar) ● Eliza Legzedina, Matt Ankers (backing vocals (Dancing For You)
Abandoned Dancehall Dreams è un album nato dal caso. Tim Bowness stava preparando alcuni brani per un nuovo ipotizzato album dei No-Man, ma l’altra metà del gruppo, ovvero Steven Wilson, che come sappiamo è un artista dai molteplici impegni ha deciso di mettere in ogni altro progetto. A questo punto Bowness, invece che starsene al palo ad aspettare, ha deciso di tornare al lavoro sul materiale e ultimarlo per il suo secondo album solista, con Wilson rimasto in pista per mixare il tutto. A dare una mano a Bowness per completare il processo compositivo si sono offerti il tastierista Stephen James Bennett, con il quale Bowness già condivide il progetto Henry Fool, e Andrew Keeling. Per chi è pratico dei trascorsi di Bowness è facile immaginare il percorso racchiuso su Abandoned Dancehall Dreams, dato che il cantante da sempre predilige atmosfere rarefatte e sofisticate, che includono il mondo del pop jazz impressionista di Japan (e tutto ciò che questi hanno generato dopo) e Talk Talk. Songs of Distant Summers, che si compone di pochi ed essenziali accordi di piano e una sottotrama ambient, potrebbe rappresentare la massima espressione di tale estetica, così come il caldo abbraccio suscitato dalla notturna Dancing for You. Viste le premesse, sorprende abbastanza l’iniziale The Warm-Up Man Forever, ritmata, tribale e con basso martellante alla U2, un po’ rock retrò da dancehall (appunto), un po’ chamber rock. La novità più interessante dell’album è l’apertura verso intermezzi strumentali neo prog, con l’utilizzo generoso di Mellotron e synth, quasi a richiamare impensabili legami con Genesis e IQ. Su questo piano si muovono le crepuscolari e drammatiche Smiler At 50 e I Fought Against the South (soprattutto nel finale) e il bucolico folk di Waterfoot. Se si eccettua qualche calo d’ispirazione (l’elettronica minimale di Smiler at 52), Abandoned Dancehall Dreams si posiziona coerentemente accanto ai progetti sempre rilassati e atmosferici di Bowness.