Pubblicato il Aprile 30th, 2018 | by Simone Ercole
0The Who – Live At The Fillmore East 1968 (2018)
CD 1
1. Summertime Blues
2. Fortune Teller
3. Tatoo
4. Little Billy
5. I Can’t Explain
6. Happy Jack
7. Relax
8. I’m A Boy
9. A Quick One (While He’s Away)
10. My Way
11. C’mon Everybody
12. Shakin’ All Over
13. Boris The Spider
CD 2
1. My Generation
Etichetta Polydor/2 CD
Durata 92’37”
Roger Daltrey (vocals) ● Pete Townshend (guitar, backing vocals) ● John Entwistle (bass, backing vocals) ● Keith Moon (drums, backing vocals)
Anche gli Who si accodano a molti altri coetanei con un’uscita per il cinquantesimo anniversario, evitando però, per fortuna, il classico boxset atto a spennare i fan. Ciò che ci troviamo tra le mani è un concerto del 1968, ampiamente “bootlegato” in passato ma qui decisamente migliorato nella qualità sonora e ampliato nei contenuti. Il 1968 fu un anno strano per la band: quel piccolo e sottovalutato capolavoro che è THE WHO SELL OUT uscì sul finire del 1967, e complici forse uno scarso successo commerciale e la probabile difficoltà nel riproporne dal vivo il contenuto, i concerti finivano per essere cosparsi di cover, infinite improvvisazioni e ben pochi brani nuovi. Non è un mistero il fatto che l’anno successivo TOMMY salvò letteralmente gli Who, ridando loro una direzione evidentemente in gran parte assente. E forse consci del fatto che TOMMY avrebbe richiesto più tempo per la realizzazione, fu presa in considerazione la possibilità di pubblicare un album dal vivo, registrando quindi le due serate consecutive, il 5 ed il 6 Aprile, al Fillmore East di New York. Ovviamente ai tempi le tecniche di registrazione dei concerti erano ancora piuttosto antiquate, e probabilmente per questo motivo il risultato fu considerato insufficiente e l’album scartato, anche se finì ovviamente nel mercato dei bootleg. Oggi, grazie all’ottimo lavoro di pulizia di Bob Pridden, possiamo finalmente ascoltare questo concerto nella migliore qualità possibile.
Purtroppo i due brani di apertura, Substitute e Pictures Of Lily, non sono presenti in quanto pare che i nastri fossero inutilizzabili, ma il resto è qui riproposto nella sua interezza e senza alcuna correzione. Quindi è facile notare “stecche”, parole sbagliate, stacchi fuori tempo e cose di questo genere, che rendono questo live una ventata d’aria fresca in un mondo di pubblicazioni spesso rimaneggiate. Come anticipato, è ampia la presenza di cover, oltre che di vari brani dai primi due album e di qualche singolo, quasi a voler sminuire il lavoro più recente, qui rappresentato solamente da Tattoo e dalla lunga Relax, quest’ultima uno dei punti più interessanti dell’album vista la lunga improvvisazione che ne quadruplica quasi la durata. Non manca la “mini-opera” A Quick One (While He’s Away), una delle prime suite in ambito pop, che Townshend presenta dicendo che quella sarebbe la direzione che avrebbero voluto intraprendere negli album successivi, evidentemente alludendo a ciò che sarà TOMMY. Interessante la presenza in scaletta di Little Billy, brano scritto per l’American Cancer Society che rimase inedito fino al 1974 (parte della raccolta di scarti ODDS AND SODS). Ciò che più incuriosisce però è indubbiamente l’intero secondo CD dedicato a My Generation, che qui raggiunge i 33 minuti. In realtà la canzone ne dura meno di 3 , il resto non è altro che una lunghissima improvvisazione libera, dove non mancano citazioni di riff e piccole idee che verranno poi usate in altri brani successivamente. Estenuante all’ascolto, ma interessante. Le varie performance sono molto cariche ed energiche, ed è chiara la strada verso la maturità in ambito live che si concretizzerà un anno o due dopo (ascoltare il LIVE AT LEEDS ad esempio).
L’audio è certamente superiore al bootleg (che tra l’altro non era completo), ma ovviamente ci sono punti in cui i volumi degli strumenti e delle voci variano, ed in generale non ci si può aspettare un suono chiarissimo e pulito. Considerando i mezzi dell’epoca però la resa è comunque ottima e molto godibile, e forse l’unico appunto che mi sento di fare riguarda la poca presenza di Keith Moon nel mix, ampiamente compensata però dall’ottima resa del basso di Entwistle.
In definitiva, un album a cui i fan degli Who non possono rinunciare, ma che può lasciar interdetti gli ascoltatori occasionali a causa delle lunghe improvvisazioni. Di certo è una testimonianza importante in quanto ideale tassello mancante tra THE WHO SELL OUT e TOMMY La speranza, comunque, è che questa sia solo la prima di una serie di uscite di questo genere, magari andando pian piano a documentare altri periodi poco rappresentati di questa magnifica band.