Pubblicato il Ottobre 14th, 2019 | by DDG
0The New Pornographers – In the Morse Code of Brake Lights
Lato A
1. You’ll Need a New Backseat Driver
2. The Surprise Knock
3. Falling Down the Stairs of Your Smile
4. Colossus of Rhodes
5. Higher Beams
Lato B
1. Dreamlike and On the Rush
2. You Won’t Need Those Where You’re Going
3. Need Some Giants
4. Opening Ceremony
5. One Kind of Solomon
6. Leather On the Seat
Etichetta: Concord
Durata 41’ 02’’
Personnel
A.C. Newman (vocals , guitar, keyboards) ● Blaine Thurier (live keyboards) ● Joe Seiders (drums, percussions, vocals) ● John Collins (bass) ● Kathryn Calder (vocals, keyboards) ● Neko Case (vocals) ● Simi Stone (vocals, violin) ● Todd Fancey (guitar, vocals) ● Featuring Strength Of Materials (strings),Dave Carswell (acoustic guitar)
What else would you do for fun around here? Dopo 20 anni di carriera, la comitiva stagionale dei New Pornographers torna per divertirsi, e realizza forse il suo disco più compatto e coerente: il precedente WHITEOUT CONDITIONS (2017) aveva visto il distacco (apparentemente temporaneo) dell’altro front-man e autore del supergruppo canadese, Dan Bejar (impegnatissimo con i suoi Destroyer), che seguiva di poco l’uscita dello storico batterista Kurt Dahle – e che si trattasse di dinamiche normali e pacifiche o di tensioni interne, sicuramente l’opera ne aveva risentito, in termini di energia e di ispirazione. Integrato pienamente nel frattempo il sostituto di Dahle, l’ottimo Joe Seiders, e assorbita nell’organico anche la violinista e cantante Simi Stone, che già da qualche anno supportava la band dal vivo, la band capitanata da AC Newman è tornata in pista con una scaletta di brani brillanti, col power pop degli esordi che resta nello spirito, ma viene declinato in composizioni solide e mature, che nelle recensioni vengono accostate ai padri riconosciuti (come gli XTC), ma che forse qua e là echeggiano piutosto i discendenti più moderni come i Field Music, restando sempre in UK, o i genitori mai rinnegati – i Fleetwod Mac di RUMOURS (1977), o gli Steely Dan meno jazzati, addirittura l’Electric Light Orchestra (omaggiata peraltro scopertamente in passato).
Già dai primi ascolti, la terna d’apertura attira l’attenzione – col terzinato power di The surprise knock preso in mezzo tra due potenziali singoli: e non ci vuole molto perché emergano anche gli altri picchi – dove i testi sempre affilati guidano tra tracce piene di energia (Colossus of Rhodes), ironia (Higher beams), malinconia (You won’t need those where you are going) e tanto altro ancora, in una scaletta stavolta davvero senza pause. Dan Bejar resta per ora ufficialmente fuori dalla band, anche se c’è la sua firma sulla allegra Need some giants, che sembra uscita da CHALLENGERS (2007): ma se fosse stato a bordo, ci sarebbero semplicemente tre canzoni in più a sua firma – aveva già spiegato AC Newman tempo fa.
IN THE MORSE CODE OF BRAKE LIGHTS è una scatola a sorpresa, piena di melodie accattivanti, ritmi trascinanti e strutture non convenzionali, una sequenza di canzoni pop che sembrano altro, come nella tradizione dell’ottetto: la novità più evidente sta nell’approccio corale, che evitando i numeri ricorrenti dei dischi recenti – come gli interludi dei momenti Neko Case che piazzavano le luci sulla stella del quartiere, o gli inni che rimandavano alla stupenda The Bleeding Heart Show – a favore di una maggiore coralità, che si traduce in brani dove le tre voci femminili fanno spesso da guida collettiva, contrappuntate da AC Newman e soci. E le canzoni sono così forti, che molto rapidamente la sorpresa che bussa alla porta cattura e trascina anche chi si trova dall’altra parte dello stereo.