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Pubblicato il Aprile 24th, 2019 | by Antonio De Sarno

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The Mute Gods ‎– Atheists And Believers (2019)

Tracklist
1. Atheists and Believers
2. One Day
3. Knucklehead
4. Envy the Dead
5. Sonic Boom
6. Old Men
7. The House Where Love Once Lived
8. Iridium Heart
9. Twisted World Godless Universe
10. I Think of You

Etichetta Inside Out Music/CD

Durata 57’21”

Personell
Nick Beggs (vocals, bass, guitar, keyboards, Chapman stick) ● Roger King (keyboards, guitar, backing vocals, programming) ● Marco Minnemann (drums, percussion) ● Alex Lifeson ( guitar on One Day) ● Craig Blundell (drums on Sonic Boom) ● Lula Beggs (vocals)

The Mute Gods è il progetto del bassista Nick Beggs (Steven Wilson/Steve Hackett), insieme a Roger King e Marco Minneman, con all’attivo ben due album, pubblicati in poco più di tre anni. Due dischi di ottimo pop, con molte venature prog è vero, ma pur sempre pop, quindi i più tradizionalisti sono avvertiti.

Bene, chiarito questo aspetto, questo ATHEISTS AND BELIEVERS si sposta leggermente di più verso il pop rispetto ai precedenti e, purtroppo, l’impressione è che giri un po’ a vuoto nell’insieme. Pezzi poco ambiziosi che vanno un po’ oltre la loro durata naturale e non presentano grosse sorprese, né a livello compositivo né a livello di argomenti. In realtà, a partire dalla stessa copertina, che ritrae il medesimo protagonista (l’uomo con lo specchio al posto della testa) degli altri due album, si capisce che questo lavoro, pur presentando testi interessanti, belle melodie in perfetto stile Kajagoogoo (sì, è legale, ho controllato) e, naturalmente strumentisti di primo ordine, non è certo rivoluzionario. Possiamo immaginare che gli scivoloni siano dovuti, si presume, alla fretta di chiudere il lavoro tra i mille impegni dei musicisti coinvolti. Quindi se il riff di Envy the Dead ci ricorda inspiegabilmente quello di un successo dei Kansas, almeno il brano, nel complesso, è meno deludente del precedente Knucklehed, un po’ troppo ripetitivo anche rispetto ai due pezzi pubblicati prima dell’uscita del disco (piazzati, guarda caso, all’inizio del nuovo lavoro) che avevano fatto ben sperare (anche se, effettivamente, non brillavano certo per originalità…) in un disco all’altezza dei due lavori precedenti. 

Partenza drum’n’bass per Sonic Boom, raro brano strumentale, che si fa apprezzare per il bel tiro, il riff di theramin e il bell’arrangiamento. Pastorale e molto bella la cinica Old Men, che ricorda, naturalmente, il migliore Steve Hackett, pur mantenendo una sua personalità precisa. Si riparte con The House Where Love Once Lived, ma il ritmo è più riflessivo, meno rock, visto l’argomento introspettivo. Twisted World Godless Universe è il brano più ambizioso del lavoro, e al suo interno troviamo tutto l’universo dei Mute Gods e quindi, forse abbiamo trovato il brano perfetto per entrare nell’universo muto. Anche se il meglio è da ricercare nei precedenti lavori.

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