Pubblicato il Ottobre 6th, 2021 | by Lorenzo Barbagli
0The Mask of the Phantasm – New Axial Age (2021)
1. Red/Blue/Black/White
2. Exit Wounds
3. Final Night At The Duplex
4. Escape From Wide Island
5. Like A Wraith
6. Last Call, For Anxiety
7. Dreams Dying on a Dance Floor
8. Caught in a Trap
9. How To Make It Through Act III
Etichetta Autoproduzione/Digitale
Durata 42’20”
Omar Ghaznavi (guitars) ● Alexa Joan Rae (vocals) ● Thomas Pridgen (drums) ● Adrian Terrazas Gonzales (horns) ● Nicholas Greer (keys)
Ha avuto una lunga gestazione questo album d’esordio dei The Mask of the Phantasm, band che in realtà nasce come progetto solista del chitarrista Omar Ghaznavi, autore di tutto il materiale. Scrivere NEW AXIAL AGE è stato per Ghaznavi un mezzo per esorcizzare i proprio demoni, oltre che un processo di guarigione emotiva, e l’atmosfera generale del lavoro, cupa e melodrammatica, ne riflette gli intenti. Da grande fan dei The Mars Volta, Ghaznavi è riuscito a coinvolgere nella band due ex componenti del leggendario collettivo – Thomas Pridgen e Adrian Terrazas Gonzales -, completando la formazione con Nicholas Greer alle tastiere e con la talentuosa Alexa Joan Rae alla voce.
Proprio come le tematiche raccontate negli album dei The Mars Volta, anche il concept dietro NEW AXIAL AGE prende le mosse da un evento drammatico e personale, ovvero la perdita del padre da parte di Ghaznavi nel 2011, a seguito di un tentativo di rapina ad Austin, Texas, città natale del chitarrista. Descrivendo i suoi intenti e le sensazioni da condividere, Ghaznavi ha lasciato il compito della stesura dei testi alla Rae, la quale dà vita e voce al dramma interiore di Omar con un’interpretazione potente e intensa, oltre che sposarsi benissimo all’impianto strumentale quasi gotico. Ma al di là delle sensazioni oppressive che può generare il tono improntato dagli strumenti, NEW AXIAL AGE è fondamentalmente un’opera di progressive rock e art rock intellettuale, che si posiziona nel panorama moderno in mezzo tra The Mars Volta e Bent Knee, costruita su strati post punk, fusion e sperimentali, nelle cui trame si possono trovare vari umori compresi tra catarsi, ansia e cruda intensità dei sentimenti. Tutto ciò mutuato da una democratica suddivisione delle parti giocate dai vari musicisti, in quanto ognuno è essenziale nel forgiare l’aspetto caratteristico dell’insieme sonoro da decadentismo cosmico.
Ghaznavi infatti, a dispetto del suo strumento, non pone mai nei brani la chitarra in primo piano come guida principale, ma preferisce lasciare spazio a tutto l’ensemble, in modo da consolidare un imponente e solido edificio sonico che possa impattare con i nostri sensi, come succede nella maestosa apertura di Red/Blue/Black/White. La chitarra, inoltre, molto spesso non segue i naturali e ortodossi registri elettrici, ma è effettata e filtrata da inquietanti e sinistri timbri, come su Exit Wounds. In coerenza con tale processo, le tastiere sono chiamate a produrre suoni sintetizzati industriali o invasivi che si sposano con il sax di Terrazas Gonzales. Pridgen ovviamente rimane una macchina da guerra nel dare dinamica e vitalità ritmica a ballate elegiache (Final Night at the Duplex, Last Call, For Anxiety), solenni trenodie che sfociano in un caos di droni, tastiere e sax (Escape from Wide Land) e soul post hardcore (Like a Wraith).
NEW AXIAL AGE è l’ennesima prova che il destino dell’artista sofferente e tormentato è quello di possedere qualcosa di pregnante da raccontare e raccontarlo attraverso un’ispirazione che produce opere degne di nota, come questo primo album dei The Mask Of The Phantasm.