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Pubblicato il Settembre 6th, 2016 | by Paolo Formichetti

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The Flower Kings – Banks Of Eden (2012)

Tracklist
1. Numbers
2. For The Love Of Gold
3. Pandemonium
4. For Those About To Drown
5. Rising The Imperial

Etichetta Foxtrot Records

Durata 53’25”

Personell
Roine Stolt (guitars, vocals) ● Tomas Bodin (keyboards) ● Hasse Fröberg (vocals, guitar) ● Jonas Reingold (bass) ● Felix Lehrmann (drums)

I Flower Kings sono la band principale nella quale milita il talentuoso chitarrista e compositore svedese Roine Stolt, anche se non vanno certo dimenticati i numerosissimi progetti che nel recente passato o a tutt’oggi lo hanno visto protagonista: Kaipa, The Tangent, Transatlantic, Agents of Mercy solo per citare i principali. I Re di Fiori rappresentano tuttavia una sorta di “figlio prediletto” per Stolt: a partire da The Flower King del 1994 (uscito come lavoro solista, ma in pratica primo cd del gruppo) sono infatti ben 12 i dischi in studio che la band ha realizzato e che hanno contribuito a issarla ai vertici della scena prog mondiale, almeno per quanto riguarda vendite e notorietà. A dire il vero, parallelamente a questo crescente successo, non sono comunque mai mancate le voci critiche che hanno rimproverato a Stolt, principale mastermind del gruppo, una vera e propria logorrea compositiva sfociante in dischi belli ma lunghissimi (molti sono persino doppi), ipertrofici e pesanti da digerire ed assimilare anche per il prog fan più smaliziato. La storia si ripete in questo nuovo album, che anzi, contrariamente a quanto avvenuto in passato, è stato realizzato a 5 anni dal precedente, sfatando quel ritmo stakanovista di un disco l’anno che era stato mantenuto per lungo tempo. Banks of Eden contiene cinque brani per quasi un ora di musica, a cui si aggiunge, nell’immancabile special edition, un cd aggiuntivo con altri quattro brani. La suite iniziale, Numbers, non fa che confermare quanto sopra detto: ottime idee melodiche, arrangiamenti come al solito di gran classe, esecuzioni impeccabili, ma il tutto tirato avanti veramente troppo a lungo con intermezzi strumentali a ripetizione e un senso di stanchezza che monta col passare del tempo. La sensazione permane nel prosieguo del disco anche se fortunatamente i restanti brani sono decisamente più concisi e comunque non mancano di farsi apprezzare come da tradizione della band: su tutti spiccano For those about to drown, che sembra provenire dritta dritta dalle session di Retropolis, Rising the imperial, che riprende in una sorta di short version le deliziose intuizioni melodiche della mega suite, e lo strumentale Illuminati, tra Pink Floyd e Camel, presente sul bonus cd e inspiegabilmente eliminata dalla track list ufficiale. In ogni caso, disco dopo disco, il prog dei Flower King non cambia ed è sempre il solito mix dei capisaldi del genere, Yes e Genesis, contaminati con melodie Beatlesiane, accenni di psichedelia floydiani, e un senso di positività ed allegria che permea da sempre la loro produzione musicale.

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