Pubblicato il Agosto 14th, 2016 | by Paolo Carnelli
0The Aristocrats – Culture Clash (2013)
1. Dance of the Aristocrats
2. Culture Clash
3. Louisville Stomp
4. Ohhhh Noooo
5. Gaping Head Wound
6. Desert Tornado
7. Cocktail Umbrellas
8. Living the Dream
9. And Finally
Etichetta Boing/CD
Durata 57’09”
Guthrie Govan (guitar) ● Bryan Beller (bass) ● Marco Minnemann (drums)
Prendete un chitarrista tecnico e intelligente come Guthrie Govan (attualmente nella band di Steven Wilson) e una sezione ritmica affiatata e fantasiosa come quella costituita da Marco Minnemann e Bryan Beller (attualmente entrambi con Steve Vai). Metteteli insieme, agitate e riversate su supporto metallico. Il sapore è intenso e deciso, con qualche bollicina, subito frizzante all’ascolto anche se alla lunga un po’ stantio. Consumare a piccole dosi, dunque, o lasciare in frigo?Culture Clash è il manifesto del “potrei ma non voglio”: strumentisti straordinari, suono cristallino, grande affiatamento, ma tutto sommato poche sorprese; ancora una volta, perfettamente in linea con i dettami del più classico power trio, troppi muscoli e troppo poca ironia. Brani lunghi, spesso sopra i sei minuti, completamente strumentali, caratterizzati dalla chitarra satura di Govan e dai contrappunti della sezione ritmica, in cui fortunatamente anche Beller è spesso chiamato ad articolare frasi melodiche per cercare di alleggerire la pressione, mentre Minnemann si affida principalmente a delle efficaci sovraincisioni percussive per rendere più originali le sue partiture. L’inizio dell’album, con un bel riff di basso filtrato come se fosse un synth a segnare la strada e l’ottima costruzione armonica delle chitarre, sembrerebbe consegnarci un lavoro compositivamente ben ponderato, ma è purtroppo solo una chimera: i continui solismi di Govan, i suoi riff conditi dai più classici stop and go o dagli unisoni con il basso di Beller, gli svolazzamenti della sei corde sugli immancabili giri jazzati, ci riportano ben presto nell’alveo del tipico power trio per “addetti ai lavori”. Peccato. Comunque un passo avanti notevole rispetto al debut album di due anni fa: Dance of the Aristocrats, Ohhhh Noooo e Desert Tornado (guarda caso tutti composti da Minnemann) sono ottimi spunti da cui ripartire verso la maturazione definitiva. Ammesso che sia quello che vogliono effettivamente i nostri tre amici “aristocratici”…