Pubblicato il Gennaio 17th, 2021 | by Antonio De Sarno
0Submarine Silence – Did Swans Ever See God? (2020)
1. Undone
2. Echoes of Silence
3. Runaway Strain
4. A Deeper Kind of Cumber
5. Aftereffect
6. Echos of Silence, Pt. 2: The Answer
Etichetta Ma.Ra.Cash/CD
Durata 45’35”
Guillermo Gonzales (vocals) ● David Cremoni (electric and acoustic guitars) ● Cristiano Roversi (keyboards, bass, guitars) ● Manuela Milanese (vocals) ● Alberto Zanetti (guitar solo on 4) ● Valerio Michetti (drums, percussion) ● Davide Marani (vocals on 5)
Un anno come questo rende tutto diverso, difficile da accettare, magari scoraggia anche da uno dei piaceri della vita, in questo caso l’ascolto di un bell’album che, col tempo, entra nel cuore di chi vorrà ascoltare. Un anno che genera anche una sorte di diffidenza e stanchezza nata dalla saturazione acustica figlia del ritrovato tempo libero. Un giorno, speriamo presto, dovremo capire quanta di questa nuova musica sia servita come consolazione spirituale e quanta sarebbe esistita a prescindere. Ma queste sono considerazioni che faremo, appunto, “un giorno”.
Undone, monumentale brano d’apertura del quarto disco del “side project” di Cristiano Roversi, ci conferma immediatamente che tipo di musica andremo a sentire per i successivi 45 minuti, ovvero un prog sinfonico di stampo genesisiano, caratterizzato dalla voce di Guillermo Gonzales, dalle sognanti melodie create dalla chitarra di David Cremoni e dalle atmosfere sontuosamente vintage delle tastiere di Roversi. Echoes of Silence, ipnotico e sospeso, è l’unico brano breve del disco, l’unico a non essere una suite, appena più di tre minuti, ma è presente anche come prima parte per The Answer, che tanto breve non è, in chiusura del disco. Un disco in cui le atmosfere richiedono più tempo dei soliti tre minuti per potersi realizzarsi appieno.
Dicevamo prima della voce di Gonzales, ma abbiamo anche la possibilità di apprezzare il poliedrico cantante Davide Marani in Aftereffect e la bravissima Manuela Milanese, corista veronese molto ricercata (Ian Paice, Steve Rothery…) nelle già citate Undone, The Answer e A Deeper Kind of Cumber. Il disco vede l’arrivo di Valerio Michetti (La Grazia Obliqua) alla batteria che prende il posto del compianto Emilio Pizzocoli, a cui il disco è dedicato.
Senza inventare nulla di nuovo, DID SWANS EVER SEE GOD? non deluderà sicuramente chi apprezza già il gruppo, anzi, probabilmente rappresenta il primo lavoro in cui sembra realizzarsi appieno il potenziale già presente nei precedenti dischi, il che non è certamente poco. Un brano complesso e dinamico come Runaway Strain, che nel suo rapido alternarsi di atmosfere si diverte (come in un gioco molto serio, s’intende) anche a fare il verso a In The Colony of Slipperman nella sua parte centrale, sarebbe stato difficile da immaginare anche sul precedente SS.
Ovviamente, si tratta di un lavoro di nicchia, di quella nicchia che vede le gloriose atmosfere vintage coniugate al tempo presente. Anche la copertina e le grafiche del booklet, a opera di Ed Unitsky, sono perfettamente in linea con la musica.