Live report

Pubblicato il Agosto 29th, 2016 | by Lorenzo Barbagli

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SOUNDGARDEN – Villafranca di Verona, Castello Scaligero – 02/07/2014

Attendere il concerto dei Soundgarden nella splendida cornice del castello scaligero di Villafranca (Verona), è un po’ come aspettare di rivedere un vecchio amico dopo molti anni…

Non sai che impressione ti farà: sei consapevole che, naturalmente, il tempo ha fatto la sua parte, ma speri che nonostante tutto nulla sia cambiato. Il timore più grande è riposto nella voce di Chris Cornell, da sempre uno dei punti di forza del gruppo, che, almeno in studio, non sembra avere più l’elasticità e la potenza di un tempo. Capisci di essere completamente nel torto quando le note di Searching With My Good Eye Closed cominciano a sgorgare dagli amplificatori e, nel momento in cui Cornell inizia a cantare, tutta la tua adolescenza ti passa davanti agli occhi. I Soundgarden sono ancora qui e sanno ancora emozionare.

Per scaldare il pubblico si tuffano subito in un’infuocata Spoonman, poi via con Outshined, e senza troppe attese o complimenti, si sparano a sorpresa il jolly Black Hole Sun. Per i Soundgarden questi concerti non sono solo una celebrazione dei 20 anni di Superunknown, ma un mezzo per ripercorrere la loro carriera trentennale. Ne è una prova l’incredibile ripescaggio di Flower, pezzo di apertura del primo album Ultramega OK. Impressionante la resa dal vivo di Blood on the Valley Floor, tratta dall’ultimo King Animal, che non sfigura affatto accanto al repertorio storico. Da Down on the Upside i Soundgarden scelgono i due pezzi più famosi, ovvero Burden in My Hand e Blow Up the Outside World, che il pubblico dimostra ancora di apprezzare molto. Poi sfilano i grandi classici: The Day I Tried to Live, My Wave, Superunknown, Fell on Black Days e una spettacolare Rusty Cage. Prima del bis il gruppo chiude con 4th of July per poi ripresentarsi sul palco per Let Me Drown e Beyond the Wheel, dove Cornell dimostra ancora di saper raggiungere impensabili vette vocali, oltre a non avere paura di affrontare pezzi impegnativi proprio nel finale del concerto.

Tra i quattro, Kim Thaiyl è quello che tiene il profilo più basso: non fa nulla per attirare l’attenzione, ma lavora di distorsioni e wah wah con la sua chitarra come se non ci fosse un domani, marcando a fuoco ogni pezzo con furia elettrica. Ben Shepherd non ha perso la sua aria inquietante: all’inizio del concerto se ne sta impalato senza far trasparire alcuna emozione, per poi sciogliersi con il proseguire della serata. A Reggio Emilia, nel 1995, fu bersaglio di una clamorosa sassaiola a causa di un suo gesto poco simpatico nei confronti del pubblico, ma quell’impressione che ce l’abbia con il mondo persiste tutt’oggi. Tanto che, alla fine del concerto, quando chiama da dietro alle quinte due addetti alla sicurezza, indicando con il suo sguardo truce una persona nelle prime file, le sue intenzioni non sembrano propriamente amichevoli. Invece, sorpresa: regala il suo basso al fortunato fan, facendo rimanere tutti di stucco. Incredibile Ben! Incredibili Soungarden!

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