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Pubblicato il Agosto 24th, 2016 | by Lorenzo Barbagli

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Soundgarden – Superunknown (2014/1994)

Tra gli album storici del grunge, tra i quali figurano di diritto Nevermind dei Nirvana, Ten dei Pearl Jam e Dirt degli Alice In Chains, Superunknown dei Soundgarden è sempre stato, forse, il meno celebrato: non tanto per il suo valore artistico, ormai riconosciuto da tutta la critica musicale, ma più che altro per il suo impatto musicale sul pubblico. A parte i tre singoli Black Hole Sun, Fell on Black Days e Spoonman, Superunknown non faceva sconti: il disco era un massiccio buco nero di decantazioni psichedeliche e fermentazioni di oscuro hard rock. Soprattutto, un album sorprendente: i Soundgarden avevano alle spalle tre album dignitosi, ma Superunknown si distaccò talmente dai lavori precedenti da assumere i contorni del classico senza tempo.

Oggi la band di Seattle ci ricorda, a distanza di venti anni, non solo quel picco ineguagliato della sua carriera, ma anche l’ultimo e più grandioso capitolo di una stagione irripetibile. Dell’album capolavoro sono disponibili tre versioni: singola, Deluxe e Super Deluxe. L’edizione deluxe comprende, oltre ovviamente all’album rimasterizzato, un secondo CD contenente per lo più materiale conosciuto, già utilizzato come B-side nei cinque singoli tratti dall’album. La Super Deluxe Edition è invece composta da 4 CD più la versione del disco in DVD Blu-Ray con audio 5.1, foto inedite di Kevin Westenberg e i commenti del giornalista David Fricke di Rolling Stone, il tutto rilegato in un lussuoso formato libro. Quest’ultima versione è una ricognizione a 360 gradi nel mondo di Superunknown: nel quarto CD ci sono le registrazioni delle prove in studio, molto grezze e crude, con gli arrangiamenti dei brani all’incirca già definiti e dove il gruppo non ha paura di mostrarsi anche nei momenti di puro “cazzeggio”. Ma la vera chicca è rappresentata dal terzo CD, dove è possibile ascoltare alcuni demo che testimoniano le potenzialità del materiale che i Soundgarden avevano in cantiere.

Non si deve dimenticare poi il tocco del produttore Michael Beinhorn, che aiutò la band a ottenere una resa sonora impressionante. Beinhorn, famoso per la sua capacità di dare risalto alle frequenze basse, fu agevolato dalle accordature aperte, abbassate su toni gravi, adottate dal gruppo e riuscì a creare quel suono caldo delle chitarre impiegando solo gli amplificatori, senza alcun effetto aggiunto. Tutta la produzione di Superunknown rappresentò un lavoro meticoloso, lungo e snervante, tanto che, come narrano le cronache, non mancarono forti tensioni tra produttore e gruppo. Fortunatamente ne è valsa la pena.

Tags: Chris Cornell, Soundgarden

Articolo a cura di

Lorenzo Barbagli

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