Pubblicato il Novembre 16th, 2018 | by Antonio De Sarno
0R.I.P. Stan Lee (28/12/1922 – 12/11/2018)
Si è spento a 95 anni una stella di prima grandezza del ventesimo secolo, una mente unica che ha saputo farci sognare e vivere, insieme ai suoi tanti personaggi, un’epopea che dura da oltre mezzo secolo.
Nato Stanley Martin Leiber il 28/12/1922, l’inossidabile sorriso di chi ha visto realizzarsi il sogno americano di un figlio di immigrati negli anni bui della grande depressione e che, già uomo maturo, riesce, nel 1961 a rifondare il fumetto d’avventura, spezzando quel paradigma che avrebbe voluto il mezzo reso mero strumento di intrattenimento giovanile o, addirittura, di propaganda retorica. Nasce così l’universo Marvel, la mitologia moderna che ci sorprende soprattutto per l’umanità dei suoi protagonisti, per l’estrema imperfezione di “eroi” che, il più delle volte, non sono altro che individui tormentati da colpe o frustrazioni, dal senso di inadeguatezza sempre in agguato, “eroi” esattamente come tutti noi. Fari di rettitudine morale in un mondo che affronta la guerra fredda insieme all’esplosione pop di un decennio in cui tutto sembra nuovo e possibile, anche arrivare sulla luna.
La metafora del diverso rappresentata dagli X-Men è esattamente quanto di più radicale un fumetto “per bambini” potesse essere. Black Panther, un supereroe nero, sovrano di una nazione africana tecnologicamente molto più avanzata di noi, in un momento di grande tensione razziale. Un avvocato cieco che, nottetempo, cerca giustizia in modo non proprio convenzionale sotto le spoglie di Daredevil. Ecco, al di là di quello che si potrebbe pensare oggi sul fatto che si tratta, tutto sommato, di storie seriali, e quindi commerciali per definizione, la quantità di invenzioni che Stan Lee, insieme ai suoi artisti (Jack Kirby e Steve Ditko in primis) riuscì a mettere al mondo, sa di semplicemente miracoloso a distanza di oltre mezzo secolo.
Mi piace ricordare il numero 62 (maggio 1967) della serie che ha rivoluzionato il fumetto mondiale, Fantastic Four, e le parole che Stan Lee mette in bocca a Reed Richards, isolato dalla sua famiglia e alla deriva nella Zona Negativa, nonché in procinto di una morte certa, un soliloquio estremamente toccante che non ho mai potuto dimenticare. “Ci saranno altri dopo di me… essi scopriranno i segreti dell’universo, uno alla volta, poiché è nella mente dell’uomo che risiede la più grande chiave del mondo, una chiave che, un giorno, potrebbe aprire le porte dell’immortalità!” Ma questo sarebbe stato un pensiero egoista rispetto a quello che segue, sempre all’interno della stessa vignetta a tutta pagina, la cosiddetta “splash page”. “Ciascuno di noi, a modo suo, fa ciò che può per chi verrà dopo…questa è la nostra unica eredità per coloro che amiamo…lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato.”
Ecco, Stan Lee, poche ore fa, ha lasciato questo mondo, lasciandoci in eredità, credeteci o no, un intero universo… Grazie da parte di chi non ti dimenticherà mai. Grazie da parte di milioni di bambini smarriti a cui hai mostrato una via per crescere, senza diventare per forza cinici, infondendo allo stesso tempo un apprezzamento per l’arte e la bellezza del racconto, che il mondo cerca ogni giorno di fare appassire in noi. Grazie per tutte le “meraviglie” che ci hai mostrato, per un mondo che non dimenticherà mai che “da un grande potere deriva grande responsabilità.”