Pubblicato il Dicembre 28th, 2017 | by DDG
0Pugwash – Silverlake (2017)
Lato A
1. The Perfect Summer
2. What Are You Like
3. Why Do I
4. Better Than Nothing At All
5. Without You
Lato B
1. Sunshine True
2. Everyone Knows That You’re Mine
3. Make It Yourself
4. Such A Shame
5. Easier Done Than Said
6. Autarch
Etichetta Lojinx
Durata 39’ 57’’
Thomas Walsh (Drums, Electric Guitar, Mellotron, Percussion, Vocals, Backing Vocals) ● Jason Falkner (Analogue Synthesizer, Chords, Drum Set, Engineer, Fender Jazz Bass, Fender Telecaster, Guitar, Steel Guitar, Hammer, Korg M1, Mellotron, Mixing, Multi Instruments, Oberheim Synthesizer, Percussion, Piano – Upright, Producer, Prophet 5, Vocals, Backing Vocals, Wurlitzer) ● The Section Quartet (Strings)
Andy Partridge sosteneva che i suoi XTC avevano ottenuto tutte le soddisfazioni possibili per un gruppo pop, a parte quella di vendere tanti dischi: di sicuro, non è mancata loro la gratificazione di vedere altri seguire le loro orme – anzi, la luminosa parabola che si è snodata più in alto soprattutto tra DRUMS & WIRES (1979) e NONSUCH (1992) ha lasciato tracce ed epigoni in tutto il mondo. Negli anni ’80, anche il nostro paese aveva mostrato quanto l’amore per il gruppo di Swindon fosse forte soprattutto tra i musicisti, come testimoniato per esempio nella wave mediterranea degli esordi di Denovo e Avion Travel: in tempi più recenti, dopo lo scioglimento ufficiale seguito a WASP STAR (2000), a prendere egregiamente le mosse da Partridge & soci sono stati ottimi musicisti come i canadesi The Nines, il chitarrista americano Mike Keneally (autore del più bel semi-apocrifo XTC, WING BEAT FANTASTIC, 2012, firmato proprio con Partridge), o gli inglesissimi Dowling Poole, fino al recente ritorno degli altri XTC Colin Moulding e Terry Chambers sotto la sigla TC & I, con un mini che contiene almeno un singolo all’altezza della leggenda.
Thomas Walsh – il talentuoso irlandese dietro la sigla Pugwash – è un XTC-iano della prima ora: per imitare il suo eroe Andy Partridge si è anche costruito uno studio in casa, ed è infine riuscito a collaborare con lo scontroso musicista di Swindon, facendosi produrre per la sua APE Records un’antologia dei primi quattro dischi in studio pubblicati tra il 1999 e il 2008. Come gli altri musicisti citati, il suo amore per gli eredi-designati-dei-Fab-Four non si traduce in calligrafismi e falsi d’autore, ma piuttosto, come nel rapporto Beatles/XTC, nello sviluppo di uno stile personale che prende le mosse dai capolavori amati, e riesce ad andare oltre.
SILVERLAKE (2017) è l’ultima aggiunta a una discografia pop e power pop già notevole, e vede al timone Jason Falkner, un’altra leggenda del pop, apprezzatissimo tra i musicisti e inspiegabilmente quasi ignoto al di fuori della loro cerchia: il produttore statunitense dà seguito al suo lavoro in UK con i Syd Arthur aiutando a mettere a fuoco anche quella che a oggi sembra la più smagliante collezione di canzoni di Walsh, e lasciando anche la firma di armonie e chitarre in brani come Everyone knows that you’re mine. Nella scaletta, tra le scoppiettanti aperture power pop e la conclusiva pastorale di Autarch passano tutte le sfumature di stile e le influenze dichiarate e non dei Pugwash (per non dire sempre i soliti nomi, aggiungiamo almeno ELO e i Beach Boys di PET SOUNDS, oltre ovviamente allo stesso Jason Falkner): difficile scegliere una canzone più rappresentativa in un disco fatto tutto di potenziali hit, ma si possono almeno citare i singoli scelti da Walsh, la falkneriana What are you like e la trascinante apertura del disco, The perfect summer, o la miniatura di archi alla SKYLARKING di Sunshine True, tutti esempi riusciti dell’attuale stato di grazia del musicista di Dublino.