Pubblicato il Settembre 30th, 2016 | by Lorenzo Barbagli
0Promenade – Noi al dir di Noi (2016)
1. Athletics (10:32)
2. Il Secondo Passo (6:43)
3. L’albero magico (4:33)
4. Roccocò (5:48)
5. Kernel (4:16)
6. Pantera (6:47)
7. Crisantemo (7:53)
Etichetta Fading Records /CD
Durata 46’27”
Matteo Barisone (voce, tastiere, effetti sonori) ● Gianluca Barisone (chitarre, cori, effetti sonori) ● Stefano Scarella (basso, sassofono, cori) ● Simone Scala (batteria e percussioni)
Quando si ha a che fare con l’opera prima di un gruppo di giovani musicisti è comprensibile accostarsi con un certo spirito di curiosità e indulgenza, pensando che in futuro potranno avere la possibilità di crescere ancora. Nel caso dei Promenade tutte le riserve del caso vengono meno, poiché Noi al dir di Noi ha già il sapore di un lavoro maturo, rifinito nei minimi dettagli, che colpisce per il suo grado di preparazione musicale. In effetti, i quattro ragazzi genovesi hanno tutti alle spalle studi di Conservatorio e l’indirizzo stilistico da loro scelto non è certo dei più agevoli. Infatti non ci troviamo di fronte al classico progressive rock italiano: anche se è possibile riconoscere dei richiami al cantautorato sinfonico (diciamo così) degli anni ’70, i Promenade deragliano spesso su sonorità fusion battendo strade che collimano con l’improvvisazione e con il jazz. L’apertura della strumentale Athletics, proprio come suggerisce il titolo, è uno sfoggio di muscoli, con una schizofrenia formale e una frenesia esecutiva degne delle jam degli Echolyn prima maniera. In Roccocò non siamo molto lontani dai vezzi stilistici barocchi dei Gentle Giant, anche se i Promenade si prendono il merito di realizzare le imprevedibili svolte tematiche senza cadere nella trappola della nostalgia. Ad esempio, nelle delicate trame de L’Albero Magico e nei fraseggi jazz rock di Kernel ecco apparire le lande grigiorosa di Canterbury, ma il gruppo si permette di amalgamare un sound personale nei suoni puliti, liquidi e riverberati del basso di Scarella, della chitarra holdsworthiana di Gianluca Barisone e del piano elettrico di Matteo Barisone, dove, ancora Scarella, aggiunge i suoi passaggi di sax. L’impostazione fusion è ben salda e presente in ogni brano, tanto che la difficile adesione tra musiche e testi fa pensare ad un lavoro disgiunto tra le due parti, come nelle evoluzioni di Pantera (non so se il titolo sia una coincidenza o un voluto tributo agli indimenticati DFA). Non mancano due brani dall’impostazione più ambiziosa, ovvero le mini-sinfonie Il Secondo Passo e Crisantemo, nelle quali la prominenza della sezione di archi aggiunge un tono orchestrale ad ampio respiro. La prima sfida è quindi vinta a pieni voti, mostrandoci un gruppo sicuro, conscio dei proprio mezzi e un album che è tra le migliori uscite prog di quest’anno.