Pubblicato il Settembre 27th, 2016 | by Roberto Paravani
0Pink Floyd – Atom Heart Mother (1970)
Tracklist
Lato A
1. Atom Heart Mother
Lato B
1. If
2. Summer ’68
3. Fat Old Sun
4. Alan’s Psychedelic Breakfast
Personell
Roger Waters (bass guitar, acoustic guitar and vocals on If, tape effects, tape collages) ● David Gilmour (guitars, vocals, bass and drums on Fat Old Sun) ● Rick Wright (keyboards, vocals on Summer ’68) ● Nick Mason (drums, percussion, tape editing, tape collage) ● EMI Pops Orchestra (brass and orchestral sections) ● Haflidi Hallgrimsson (cello) ● John Alldis Choir (vocals) ● Alan Styles (voice and sound effects on Alan’s Psychedelic Breakfast)
La suite l’abbiamo ascoltata e riascoltata, ed è anche carina… ma per noi assomiglierà sempre al tema musicale di un insulso film western — ROGER WATERS
Avrò avuto 14 o 15 anni. Molti lustri or sono. Un compagno di ginnasio mi porta nella automobile dei suoi, una scintillante Alfa blu notte. Accende lo stereo. Dal nulla si materializza una musicassetta con alcune mucche in copertina. Parte la musica; c’è un organo maestoso che mi fa vibrare l’esofago, e poi un violino, una orchestra impetuosa, un solo languido di chitarra, poi ancora orchestra, cori imponenti, rumori sgraziati; 20 minuti e passa di suoni affabulanti ed epici. Ora impetuosi, ora bucolici… Era Atom Heart Mother, la suite che apre, dà il titolo e caratterizza l’album con le mucche. Il mio primo contatto con la musica dei Pink Floyd: l’imprinting. In seguito avrei avuto modo anche di apprezzare i restanti quattro pezzi che completano l’opera. In seguito sarei venuto a conoscere una miriade di aneddoti sulla genesi dell’album e sulla scelta del titolo. In seguito ne avrei verificato i giudizi: è un album poco amato dai fan e che non ha mai convinto gli stessi Floyd. In seguito avrei ascoltato moltissimi altri lavori di Waters e soci; ma nessuno che avesse su di me lo stesso impatto coinvolgente; forse perché i quindici anni erano svaniti e con loro quell’indimenticato senso di stupore, O forse, perché gli altri album non erano altrettanto belli. Rimane comunque tutta la considerazione di allora. E quel incancellabile sapore di meraviglia.
La suite si snoda attraverso straordinarie combinazioni tra musica sinfonica e rock, alternando momenti pervasi da elegantissime melodie ad altri di pura potenza sinfonica o addirittura di rumori disturbanti. Le parti strumentali sono predominanti e gli interventi delle voci hanno una funzione orchestrale; non ci sono liriche: il coro canta espressioni, fonemi senza significato. Il lato B propone un altro aspetto dei Pink Floyd, diametralmente opposto a quello del lato A. I pezzi si fanno più brevi e con una struttura molto più semplice; almeno i primi tra brani, visto che la conclusiva Alan’s Psychedelic Breakfast – l’episodio meno riuscito del lavoro – è un lungo esperimento tra abbozzi di melodie cuciti con i rumori del roadie Alan Styles che prepara una colazione. L’iniziale If sbalordisce per semplicità e dolcezza e rimanda al Waters più intimo, probabilmente critico con se stesso per non essere stato capace di salvare Syd Barrett dalla follia. Summer ’68 è puro genio; ricompare l’orchestra a punteggiare un saliscendi di ritmi e melodie di stampo tipicamente psichedelico, probabilmente il punto più alto raggiunto dal Wright autore. E poi Fat Old Sun, languida, malinconica, pigramente stesa su un tappeto di chitarre di Gilmour che ne è anche l’autore. Il 33 giri, che esce il 10 ottobre del 1970, stupisce anche per la semplicità della copertina di Storm Thorgerson dello studio Hipgnosis: solo una foto di una mucca in primo piano, Lulubelle III, mentre sono assenti sia il nome del gruppo che il titolo dell’album.