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Pubblicato il Febbraio 11th, 2019 | by Antonio De Sarno

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Pinguini Tattici Nucleari: fuori da ogni logica ma di successo

Giunti al terzo album, GIOVENTU’ BRUCATA, assolutamente fuori da ogni logica commerciale, il gruppo bergamasco dei Pinguini Tattici Nucleari sembra davvero arrivato a un bivio. Preparatissimi musicisti al servizio di composizioni mai banali, con testi che rivelano una vera profondità di pensiero, il gruppo fa ben sperare per il futuro mentre riesce a coinvolgere gli spettatori, ormai numerosi, ai tanti concerti in giro per la penisola, come pochi altri. Abbiamo scambiato due chiacchiere con Riccardo Zanotti, voce e compositore e Lorenzo Pasini, dotatissimo chitarrista della band…

Partiamo dalla domanda più banale: il nome?
Lorenzo Pasini: E’ il nome di una birra ad altissima gradazione che produce, anzi produceva (infatti le bottiglie rimaste ora costano un sacco) la Brewdog, una azienda scozzese e si chiama appunto “tactical nuclear penguin”. Non siamo stati noi, ma i primi componenti del gruppo, a decidere il nome!

Quindi voi non siete i membri fondatori?
Lorenzo Pasini: No, no, diciamo che il gruppo ha deciso cosa voleva fare nel 2014.

Quanti anni avete quindi?
Riccardo Zanotti: Beh, siamo tutti più o meno del 94, intorno ai ventiquattro anni quindi.

Un’altra domanda trita e ritrita allora: primi e ultimi dischi acquistati?
Riccardo Zanotti: Io sinceramente non ho acquistato niente fino agli undici anni, quando ho trovato una audio cassetta misteriosa fuori da casa mia che era stata lasciata da dei ragazzi di etnia rom che vivevano lì vicino, dei giostrai, con cui io e i miei amici giocavamo sempre assieme. Un giorno se ne sono andati via per andare in un altro posto e hanno lasciato lì una cassetta, un album dei Queen, e mi sono appassionato moltissimo al gruppo. Così il primo non l’ho proprio “acquistato” ma poi ho comprato tutta la discografia. L’ultimo acquistato è invece il cd di Jain (ma non mi ricordo il nome!). Anche io ascolto un sacco su Spotify, ma comunque compro sempre ciò che mi piace. E’ Lorenzo quello che compra un sacco di dischi, però!
Lorenzo Pasini: Il primo disco acquistato che ricordo è COUNTDOWN TO EXTINCTION dei Megadeth, oppure IMAGES AND WORDS dei Dream Theater.
Riccardo Zanotti: Anche quello è stato uno dei primi miei acquisti, è uscito credo nel 92, l’ho comprato a quindici anni.
Lorenzo Pasini: L’ultimo invece sono tre: mi sono arrivati l’ultimo dei Blackfield, il quinto, poi il penultimo dei Lunatic Soul e quello degli Engineers, uscito qualche anni fa.

Il vostro ultimo album è stato finanziato dai fan su music raiser, come vi è venuta l’idea e come ha funzionato?
Riccardo Zanotti: Dopo l’ultimo album abbiamo avuto abbastanza fortuna e ci siamo ritagliati il nostro spazio nella scena e, di conseguenza, abbiamo fatto molti concerti. Ci è venuto in mente, sarei ipocrita a negarlo, innanzitutto per necessità! Non avevamo molti mezzi dietro. E’ stato anche un esperimento e abbiamo visto quanta gente ha scommesso su di noi, quanta gente si fidava di noi. Credo che abbiamo più che doppiato il goal, duecentocinquanta, forse trecento persone, forse di più, che era una cosa incredibile e ci siamo, come si suol dire, “presi bene”. Sapere che c’era così tanta gente a credere in noi!

Ma così rischiate di vendere meno ai concerti?
Riccardo Zanotti: Vendiamo altro!

E tutto ciò, quindi, vi ha fatto scrivere e registrare in maniera più positiva?
Riccardo Zanotti: Scrivo solo io nella band, in realtà, poi ci troviamo tutti in saletta e vediamo cosa esce fuori, però si.

Nella canzone Irene, dall’ultimo album (Gioventù Brucata) non sembri credere molto nel potere della musica intesa come professione…
Riccardo Zanotti: Parlo proprio di quello. Mi sa che sei uno dei pochi che tira fuori la questione intelligentemente, perché tanti non ne hanno colto il significato, sembra assurdo ma non ci arrivano tanti. Ero in un periodo abbastanza negativo, alla fine dell’università, ho fatto l’università di musica a Londra…

E ti serviva 80 per entrare? (Cito il testo di 79, sempre tratto dall’ultimo disco)
Riccardo Zanotti: Sì… ci sono entrato però alla fine perché mi hanno fatto entrare in qualche modo. In questo ultimo anno, dicevo, ero molto negativo così una sera, davvero in quindici minuti, mi sono messo e ho scritto il pezzo in un momento buio! Non è sempre così, a volte ci sono dei momenti bui e a volte felici, e le canzoni sono momenti.

E il titolo?
Riccardo Zanotti: E’ un nome finto, come l’Ilaria dell’altro disco (nella realtà Elisa), ma non ti posso dire ancora il nome, è passato troppo poco tempo. Un giorno, magari a trenta anni o quando sarò morto, Lorenzo scriverà un’autobiografia, fingendosi me, e dirà il nome!

Rimaniamo sul disco. Nel pezzo Gigi Cinque Ottavi citate i Nickleback, che è un po’ un tormentone dei middle of the road, ma perché ce l’hanno sempre con loro?
Riccardo Zanotti: Ti può rispondere lui, perché in realtà noi non ce l’abbiamo con loro!
Lorenzo Pasini: In realtà non saprei dirti perché la gente ce l’ha con loro!
Riccardo Zanotti: Io penso che sia una questione di progressioni, utilizzando sempre la sei quattro uno cinque in tre quarti delle loro canzoni, magari quelli che amano di più la musica, i cultori del prog, dell’alternative ecc, hanno pensato che stessero un po’ prendendo per il culo. Chiaramente non si spacciano per i salvatori del rock, ma raccolgono un pubblico vasto e allora creano un po’ di incomprensioni.

Ma perché prendersela proprio con loro con i centinaia di gruppi che si potrebbero massacrare?
Riccardo Zanotti: Penso che sia un po’ anche quel tipo di voce, non lo so, si presta a essere preso in giro.
Lorenzo Pasini: Forse il country ha un po’ la funzione del nostro pop per il pubblico rock/metal americano… poi c’è da dire anche che sono canadesi! Al di là di quello credo sia proprio per l’impostazione della voce molto blues/country che magari da’ fastidio. Mi vengono in mente i Voivod, anche loro odiati per una cosa simile ai tempi.
Lorenzo Pasini: C’era stato anche un episodio in cui erano stati criticati ed erano scesi dal palco senza più suonare. Secondo me quella cosa è stata un po’ come quando alle elementari il ragazzino, se provocato, fa finta di niente e dopo cinque minuti finisce, se invece se la prende… qui se qualcuno se la prende, effettivamente, tutti iniziano a dargli contro. Qualcuno dovrebbe spiegarlo ai canadesi!

Passiamo ad altro. Me Want Marò Back, per il testo e tutto il resto, è un brano fortemente politico e non poco polemico.Non vi preoccupate mai delle reazioni per questo, magari dal vivo?
Riccardo Zanotti: Tutti, nel bene o nel male, condividiamo questa visione ironica delle vita, si cerca di dire tutto e il contrario di tutto. Un giornalista per questo pezzo ci aveva detto che era come sparare sulla croce rossa, ridere dei marò quando lo facevano tutti, fare del populismo. Noi, in realtà, in quella canzone cerchiamo di sparare un po’ contro tutti, come Rambo, non solo sulla croce rossa, sui luoghi comuni da tutti i punti di vista, sia di sinistra che di destra, un’ironia bipartisan, che è un po’ un controsenso. Però, è vero, abbiamo avuto paura in passato, ma adesso, fortunatamente… ci sono i bodyguard! Sì, abbiamo avuto paura e abbiamo anche rischiato che uno salisse sul palco una volta per menarci!

Il brano sembra anche alludere a questo tipo di pericolo…
Riccardo Zanotti: E poi nei centri sociali si sanno comportare bene di solito, a differenza di altri!

La scelta di fare un pezzo dub con questo argomento, diciamo reazionario nazional/poplare?
Lorenzo Pasini: Beh, ci era venuto in mente che nessuno ha mai scritto una canzone reggae di destra!
Riccardo Zanotti: Di destra e di sinistra, è anche molto incoerente nel testo, è pensato per essere una sorta di città della cuccagna (ride per il termine appena usato)!




Andiamo indietro fino agli esordi: Cancelleria. pezzo drammatico, metaforico ecc. non vi è mai venuto in mente il pensiero: come facciamo a fare di meglio? E’ venuto troppo bene!

Riccardo Zanotti: Sì, chiaramente arrangiata molto diversamente, d’altronde sul disco era venuto ancora un po’ grezza, eravamo dei pischelli. Ti dirò la verità, sì, abbiamo avuto quel tipo di preoccupazione su cosa fare dopo, su come superarci tra virgolette. io dopo il secondo disco, lo ascoltavo in macchina, e pensavo di non riuscire a raggiungere il livello del primo. ancora adesso nel gruppo si discute su quale sia venuto meglio. Secondo me, però, quello in cui si è raggiunta una sorta di maturità è il terzo. Il primo era registrato senza budget, andavamo da un nostro amico per divertimento, non era ancora una cosa seria e rodata. Sentiamo la crescita ovviamente. Chiaro, una ragazza (o un ragazzo) si può sentire più bello/a a venti/venticinque anni, però magari è a trenta che prende davvero una piega diversa, e nell’ultimo c’è questa consapevolezza secondo me. E’ bello che si può sentire questa differenza dal primo in cui eravamo proprio alle (quasi) prime armi ad adesso. Poi ognuno preferisce quello che preferisce.

Al di là delle mode, secondo me, rimane sempre validissimo. Per certi versi, anche se non vorrei sembrare pesante, mi viene in mente l’aggettivo brechtiano…
Riccardo Zanotti: Beh sì, penso che forse è il pezzo più intelligente che abbia mai scritto, però chi lo sa, magari nel futuro… comunque sì, c’è costantemente dal punto di vista testuale un rapporto col pezzo, lo individuo anche io come il più riuscito.
Invece, Pula, dall’ultimo disco, di cosa parla? il titolo è dei più fuorvianti…
Riccardo Zanotti: E’ una parola che significa sia pioggia, sia valuta in un dialetto del Botswana, se non sbaglio; ha questo doppio significato e la pioggia è considerata preziosa come i soldi. Poi sì, da queste parti la pula è un’altra cosa. La canzone parla del rapporto tra l’occidente e le filosofie africane o orientali. L’idea del pezzo era che mi sembrava un po’ un cliché l’idea della persona in occidente che si alza la mattina e fa l’impiegato e, a un certo punto, si stanca e va a fare yoga o va in pellegrinaggio e allora volevo dire: pensa se qualcuno di questi personaggi esotici che vengono da lontano chiedesse che qualcuno lo aiuti e questo qualcuno venisse dall’occidente. E magari fosse uno sceneggiatore di Hollywood che dice che se affermi “Niente di peggio può capitarmi” alla fine viene giù la pioggia (citazione da Frankestein Jr)… comunque sì, è un pezzo abbastanza difficile da capire, forse per il titolo.

Concorso Musicale?
Lorenzo Pasini: E’ una storia vera, uno dei primi concorsi che abbiamo fatto. Per quanto i pezzi all’inizio fossero immaturi e tutto quanto, tu, all’inizio, ovviamente ci credi. La cosa brutta è che avevamo perso contro un gruppo che faceva cover dei Guns and Roses! Non so nel resto d’Italia ma tra l’altro a Bergamo c’era una fortissima diatriba tra quelli che ascoltavano glam metal e tutti gli altri, e in quel caso ha vinto proprio la prima categoria e ci è un po’ dispiaciuto!
Riccardo Zanotti: Non solo, in realtà non erano neanche bravi, il cantante stonava abbastanza e poi si sono sciolti subito dopo! E hanno vinto con delle canzoni che non erano neanche loro! A noi dispiaceva perché volevamo usare i soldi della vincita per registrare il disco. Per quanto riguarda le regole del concorso, può sembrare strano, ma la partecipazione così eterogenea di generi era normalissima! A Bergamo non c’è una vera e propria scena musicale e quindi sono abbastanza permissivi su qualsiasi cosa, con così poche band….
Lorenzo Pasini: Un giurato addirittura gli aveva dato dieci su dieci per l’originalità, al che noi ci eravamo rimasti davvero male, soprattutto a quindici/sedici anni quando tendi a idealizzare queste cose! Certo non è come arrivare ultimi a Sanremo! Quello farebbe onore a chiunque!
Riccardo Zanotti: Comunque ci rimarrei male ugualmente anche oggi!

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