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Pubblicato il Giugno 7th, 2021 | by DDG

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PETER VON POEHL: DIMENTICANZE MEMORABILI E ANSIE RASSERENANTI

Avevamo incontrato Peter von Poehl poco dopo l’uscita del suo precedente LP, l’entusiasmante SYMPATHETIC MAGIC: da allora, il musicista svedese ha lavorato per lo più a colonne sonore e musica su commissione, prima di tornare nei negozi con un interessante disco di musica d’autore scritto a quattro mani con la sua partner di vita Marie Modiano, SONGS FROM THE OTHER SIDE (2021), che esplorava territori diversi dalle sinfonie pop che sono la sua cifra. In questi giorni è finalmente in uscita la sua nuova opera autografa, MEMORIES FROM SAINT-FORGET, una raccolta di brani ispirati e in qualche modo sereni, forse l’apice della sua affascinante ricerca, almeno fino a oggi: proviamo a riprendere la chiacchierata con lui da dove la avevamo lasciata tre anni fa.

Alla fine del nostro precedente incontro, stavi per metterti all’opera su “uno spartito per una produzione tedesca, musica per orchestra e flipper” – ma poi era stato pubblicato?
Quella produzione era “The Tales of Hoffman”, di Offenbach, diretto da Michael Serre: il mio ruolo era di creare una composizione che sarebbe stata suonata in parallelo con la musica di Offenbach. Nella scenografia erano previsti sette flipper che sarebbero rimasti sul palco, e che io ho attrezzato con degli amplificatori. Quindi, il mio spartito è diventato una specie di sistema surround di suoni di flipper! Ho anche lavorato col coro, che pure era sul palco, e ho mixato l’esibizione dal vivo con parti registrate dello stesso ensemble nella stessa sala, creando una sorta di illusione acustica…

E hai lavorato su altri progetti simili, prima di SONGS FROM THE OTHER SIDE (2021) con Marie Modiano?
In generale, faccio molto lavoro su commissione, è una cosa che mi piace molto! Negli ultimi 5 anni ho avuto la fortuna di collaborare con continuità con un importante marchio di gioielleria, che è storicamente collegato alla danza contemporanea… e quindi, ho lavorato abbastanza in quell’ambito.

A dispetto dell’uscita quasi contemporanea, i tuoi due dischi che escono nel 2021, SONGS FROM THE OTHER SIDE, firmato con Marie Modiano, e il nuovissimo MEMORIES FROM SAINT-FORGET, suonano abbastanza diversi: li avete scritti entrambi durante il lockdown del 2020?
SONGS FROM THE OTHER SIDE doveva uscire nella primavera 2020, e quindi lo avevo già completato all’inizio dell’anno: la gran parte delle registrazioni erano state realizzate in parallelo con le prove per lo spettacolo per il Centre Pompidou nell’autunno 2019, quindi in realtà non c’è stata una vera sovrapposizione tra i tempi dei due dischi…

Tu stai lavorando con la tua partner Marie Modiano e, adesso, anche con tuo figlio (protagonista del video del singolo Behind the Eight-Ball): quanto è complicato conciliare la musica e la vita familiare?
Io direi che per noi la situazione è quella opposta; siamo tristi quando NON facciamo musica insieme! Marie e io ci siamo incontrati a Berlino nel 2015 durante la registrazione del suo primo album solista, e solo dopo più o meno un anno di lavoro insieme, abbiamo avuto il coraggio di andare oltre e di metterci insieme… Per noi, la vita in comune e la musica sono sempre stati intrecciati, e non sono sicuro che potremmo riuscire a fare altrimenti! Nostro figlio Orson, che ha quasi 10 anni, si è abituato a essere parte di tutto questo fin dall’inizio, tra tour, prove, viaggi ecc. Stella, la nostra figlia di due anni, sta iniziando a scoprire solo ora questo aspetto dei suoi genitori, col nostro graduale ritorno alla vita artistica “normale”. Per ora, sembra che le piaccia!

Il nuovo LP è probabilmente uno dei tuoi capolavori: l’ispirazione è forte, il disco suona sereno e maturo. Dipende dal fatto che il lockdown ti ha portato a dedicare più tempo a te stesso e alla tua famiglia? Ricordo che ci avevi già spiegato che per te gli album solisti sono un lusso, un piacere che ti concedi…
Grazie per le belle parole! La realizzazione dei miei album solisti ha sempre rappresentato un po’ il mio giardino segreto, un lusso, un posto dove (quasi) tutto è permesso… incluso sforare il budget, sfortunatamente, visto che io sono il mio produttore!
Nel febbraio 2020, settimane prima del lockdown a Parigi, stavamo già pianificando di lasciare la città: ho visto tutti i miei progetti futuri venire cancellati, l’uno dopo l’altro. Con un bel po’ di fortuna, siamo riusciti a rifugiarci in una casetta a Saint-Forget: io avevo affittato un van, e mi sono potuto portare dietro tutto l’equipaggiamento, installando il mio studio in un capanno nel giardino.
A quel punto, sentivo che non avevo altra scelta, che buttarmi in un nuovo album solista. Forse era un modo per provare a raggiungere almeno la sensazione di avere in qualche modo “sotto controllo” la situazione, e la mia ansia che continuava a crescere. Ovviamente, non era banale trovare il tempo per lavorare, come per tutti, durante quel periodo: io mi alzavo all’alba, molte ore prima che il resto della famiglia si svegliasse, e mi rifugiavo nel mio studio temporaneo.

E quindi, la serenità è in qualche modo nata come reazione all’ansia.
Beh, anche se è difficile ammetterlo, devo riconoscere che questo periodo per me è stato pure, per molti versi, un momento di gioia. Sono andato avanti a lavorare all’album in uno stato quasi di euforia: il fatto che per diversi mesi non abbiamo quasi avuto contatti col mondo esterno ci ha permesso di creare una bolla, in una maniera che non credo di aver mai sperimentato prima. E quindi, ovviamente, tutto questo si ritrova forse in qualche modo anche nel disco.

MEMORIES FROM SAINT-FORGET è pieno di gioco e giochi di parole, a iniziare dal titolo del LP con la doppia lettura fra il francese Saint-Forget e l’inglese forget, dimenticare; ma anche le assonanze di Venice in my veins, la metafora del biliardo di Behind the Eight-Ball… L’euforia creativa ti ha reso più ironico e giocoso? 
A parte i giochi di parole, il titolo corrisponde alla relazione che ho con queste canzoni, come i ritratti fotografici che mi ha fatto Estelle Hanania per la copertina. Come capita con le collezioni di fotografie delle vacanze che si accumulano sul frigorifero, io posso quasi risistemare ogni canzone nel suo contesto, e rivivere le emozioni che ho provato quando la ho registrata. Per quanto riguarda giochi di parole e significati, forse grazie al fatto che l’inglese non è la mia lingua madre (anche se è probabilmente ormai quella che uso di più!), sono ancora eccitato dalla scoperta delle parole e dei loro possibili doppi significati: come Monkey’s Wedding, un’espressione che si usa per quando piove e c’è il sole contemporaneamente, e che in origine viene dalla lingua del Sud Africa, che ho imparato quando suonavo in Australia. Behind the Eight Ball (“impallare”, nel gergo del biliardo, ndr) la ho presa in prestito da mio figlio Orson, che è un bravissimo giocatore di biliardo.

Le attività artistiche stanno finalmente riprendendo: hai già dei piani per tour e altri progetti ? Potresti venire finalmente a suonare anche in Italia…
Italia… lo spero proprio! In realtà, avevo ricevuto una proposta per un progetto di spettacolo in Sicilia a settembre, ma sfortunatamente gli organizzatori non sono sicuri che il protocollo sanitario lo consentirà… forse verrà fatto slittare alla primavera. Io riprenderò il tour già a giugno, suonando da solista in spazi all’aperto, musei e altri locali non necessariamente pensati per la musica dal vivo. Userò un sistema di amplificazione molto interessante, leggero e praticamente invisibile, evitando di dover installare amplificatori, monitor e banchi mixer, per poter suonare davanti a un numero limitato di spettatori, in una maniera sostenibile anche economicamente.
Qui a Parigi, per esempio, suonerò al museo Picasso e al Museo d’Arte Moderna, e non vedo davvero l’ora di essere lì!

Grazie mille per la disponibilità… ti aspettiamo!
Grazie a voi! [In italiano] Mille gracie! Spero di vedervi presto, nella ”vita reale”, qui o in Italia!

[Intervista realizzata a giugno 2021 – Grazie a David Barat di Bellevue Music]

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