Pubblicato il Settembre 4th, 2016 | by Paolo Carnelli
0Peter Hammill – Thin Air (2009)
1. The Mercy
2. Your Face on the Street
3. Stumbled
4. Wrong Way Round
5. Ghosts of Planes
6. If We Must Part Like This
7. Undone
8. Diminished
9. The Top of the World Club
Etichetta Fie! Records/CD
Durata 46’50”
Peter Hammill (all instrumentation and vocals)
È un dato di fatto come Peter Hammill abbia prodotto alcuni dei suoi album migliori in contemporanea o immediatamente a ridosso della sua attività con i Van der Graaf Generator. È stato così negli anni 70 con dischi come THE SILENT CORNER AND THE EMPTY STAGE, OVER o THE FUTURE NOW, ed è così anche ora. THIN AIR conferma infatti la buonissima vena evidenziata nel 2004 con INCOHERENCE, quando la nuova incarnazione dei VdGG era ancora in incubazione, e poi proseguita nel 2006 con SINGULARITY.
Con THIN AIR Hammill ribadisce, come evidenziato negli ultimi anni, la volontà di dedicarsi ai suoi lavori solisti in completa solitudine (non è un dettaglio da poco, visto il numero consistente di musicisti che hanno popolato gli album dell’artista inglese nel corso della sua carriera) e questa ritrovata dimensione eremitica sembra aver risvegliato nel Nostro anche la voglia di sperimentare e provare soluzioni musicali nuove e differenti: THIN AIR si impone all’attenzione dell’ascoltatore di lunga data innanzitutto per la presenza di timbriche inedite – modernissimi campioni e loop di batteria elettronica, convincenti emulazioni di sezioni d’archi – che si vanno a miscelare con l’abituale attenzione maniacale per le sovraincisioni e le stratificazioni vocali, oltre che con la ormai tipica chitarra elettrica dal taglio pittorico, avvolta in una scia di delay e sustain. Già l’iniziale The Mercy, nei suoi sei minuti di durata, chiarisce che il prodotto con cui abbiamo a che fare è quello imprevedibile dell’artista che crea di getto, mescolando insieme suoni, ritmi e atmosfere come colori su una tela grezza. Il pianoforte – acustico ed elettrico, a tratti sembra di riascoltare anche il glorioso CP80 – è spesso protagonista: nella sinuosa e quasi minimalista Your Face on the Street, nella tenebrosa e barocca Undone (un pezzo in pieno stile USHER), nella lunga e religiosamente corale Top of the World Club. Non manca anche uno dei pezzi forti del repertorio, ovvero quella chitarra acustica, troppo spesso dimenticata nei dischi del Generatore, che in Stumbled dona brividi a profusione per quel modo ruvido e diretto con cui è sbattuta in faccia all’ascoltatore, esattamente come era accaduto tanti anni prima in brani come Alice o Betrayed.
Il materiale contenuto in THIN AIR potrà sembrare a tratti grezzo, ma ogni traccia suona viva e pulsante come le opere migliori di Hammill: il “buco nero” che si apre alla fine di Diminished e che sembra inghiottire e rigurgitare l’intero album è forse la migliore testimonianza della salute artistica del leader dei VdGG, anche dopo quarant’anni di lunga e onorata carriera.