Pubblicato il Agosto 4th, 2017 | by Vincenzo Giorgio
0Panzerpappa – Koralrevens Klagesang (2006)
1. Koralrevens klagesang I
2. Koralrevens klagesang II
3. Kantonesisk kanotur
4. Apraxia
5. Snill sang på bånd
6. Etyde
7. Vintervake
8. Frenetisk frenologi (for nybegynnere)
9. Koralrevens klagesang III
Etichetta Hangar/CD
Durata 55’11”
Jarle G. Storløkken (electric & acoustic guitars, accordion, banjo, vocals) ● Anders Kristian Krabberød (electric bass guitar, chapman stick, fake baritone guitar, acoustic guitar, keyboards, vocals) ● Trond Gjellum (drum kit, acoustic & electric percussion, keyboards, melodica, balaphone, prepared guitar, vocals) ● Steinar Børve (alto saxophone, keyboards, percussion, vocals) ● Richard Sinclair (vocals on 7) ● Trond Borgen (trombone on 1, 2) ● Ole Magnus N. Ekeberg (tuba on 1, 2) ● Christine Gullhav (flute on 3, 6, 8, bass clarinet on 6, clarinet on 9) ● Ola Lindh (vibraphone on 3, 4) ● Thomas Meidell
(musical saw on 4) ● Anders Tomasgaard (trumpet on 1, 2) ● Jon Wesseltoft (virus synth on 8) ● Morten Westerfjell (French horn on 1, 2)
L’aerea cattedrale di Canterbury svetta sull’arcigno fiordo norvegese. Era dal 1981, tempo in cui gli indimenticati Kultivator diedero alle stampe il loro “gioiellino” BARDOMENS STIGAR, che il binomio Norvegia-Canterbury non veniva evocato. Venticinque anni dopo, Panzerpappa ritorna sul luogo del delitto regalandoci un album che ha tutte le caratteristiche per ammaliare i tifosi della scena grigiorosata impreziosendolo con un gradevolissimo intervento del “Grande Canterburyano” per eccellenza: Richard Sinclair. Il quartetto nordico sforna un album davvero notevole che, come un sapiente equilibrista, sa muoversi tra suadenti evocazioni del passato (la dolcezza di Apraxia con il sax di Steinar che odora dell’impressionismo-Happy the Man, la ruvidezza RIO di Korallrevens Klagesang II dove gli Henry Cow non sono del tutto lontani, l’estatica cantabilità di Kantonesisk Kantour infarcita di soffuse citazioni Hatfield & The North) e luminose aperture al nuovo (la dolente melodia bandistica dell’inaugurale Korallrevens Klagesang I, una sorta di allucinata marcia funebre che sa delle sconfinate distanze di marca Sigur Ros, così come il delizioso minimalismo elettronico nell’incipit della già citata Kantonesisk Kantour, che rimanda a certe cose di Hanne Hukkelberg, per non parlare del jazz disturbato di Snill sang på bånd). È per questo che, quando la voce di Sinclair fa il suo trionfale ingresso in Vintervake (una ballata multicromatica costruita su una esile melodia wyattiana) tutto sembra naturale, conseguente, quasi scontato. Così che anche le due tracce finali (Frenetisk Frenologi, una freschissima ed attualizzante rilettura del verbo Caravan, veramente mooolto bella! – Korallrevens Klagesang III una struggente ballata per chitarra e melodica sole) risultano essere il più azzeccato dei finali. C’è da esserne convinti: è dal Nord che viene il futuro.