Pubblicato il Novembre 25th, 2016 | by Massimo Forni
0OSANNA – L’Uomo (1971)
Tracklist
Lato A
1. Introduzione
2. L’uomo
3. Mirror Train
4. Non sei vissuto mai
Lato B
1. Vado verso una meta
2. In un vecchio cieco
3. L’amore vincerà di nuovo
4. Everybody’s Gonna See You Die
5. Lady Power
Personell
Elio D’Anna – flauto, ottavino, sassofono tenore, sassofono baritono ● Lino Vairetti – voce, chitarra a dodici corde, armonica, organo hammond, sintetizzatore elettronico ● Danilo Rustici – chitarra solista, chitarra a dodici corde, organo a canne, probelectronic audio oscillator ● Lello Brandi – basso ● Massimo Guarino – batteria, percussioni
Come è stato efficacemente affermato, gli Osanna “hanno saputo coniugare con abilità ed intelligenza le arie crepuscolari del rock di matrice anglosassone con la solare tradizione popolare del Sud Italia”.
La proposta musicale degli Osanna consisteva in una felice miscela di rock, jazz e folk napoletano, tale da farne sicuramente uno dei gruppi precursori in fatto di contaminazione musicale, di musica etnica “ante litteram”. Un originale “impasto elettroacustico prettamente mediterraneo”, come specificato dallo stesso Lino Vairetti, cantante e chitarrista della band ripercorrendo la genesi del progetto. “Venivamo dagli anni ’60 e ascoltavamo quel genere di musica che allora dominava, ma il nostro non era un gruppo che scimmiottava altre band. La nostra prima formazione è nata quando con il chitarrista Danilo Rustici ci siamo incontrati per realizzare un discorso musicale nuovo, innovativo. Io provenivo dai “Volti di Pietra”, Danilo da “Le Mille e una Notte”. Iniziammo a sperimentare brani nuovi a casa di mia madre, con il batterista Massimo Guarino, egualmente proveniente dai Volti di Pietra. Il primo brano in assoluto fu Mirror Train: iniziammo da lì, con la volontà di coniugare il rock con qualcosa di sperimentale; ideammo dei cori “strani”, che poi abbandonammo per riprendere un territorio più rock. Come bassista prendemmo Lello Brandi, che allora era un ragazzino: Lello entrò in formazione quasi per caso, iniziammo a farlo suonare e poi divenne un elemento stabile, anche se era più piccolo e meno esperto di noi. Fu allora che, tralasciati Led Zeppelin e Deep Puple, iniziammo ad ascoltare i nuovi gruppi del prog inglese (all’epoca definito “pop”): King Crimson, Jethro Tull, Genesis ed altri. Rimanemmo colpiti da questa nuova forma di espressione musicale, ci piacque l’idea di fare nostro questo nuovo mondo rock, più interessante e completo nella sua proposta musicale, ma non avevamo i soldi per comprare un sintetizzatore. E allora Danilo, servendosi di una scatola vuota del brandy “Stock ‘84”, costruì un sintetizzatore molto rudimentale, ma con effetti elettronici innovativi”
La fase di sperimentazione dura un anno, all’incirca tra il 1969 e il 1970, e in questo periodo si unisce ai musicisti partenopei anche il talentuoso tastierista Gianni Leone: Gianni in seguito deciderà di provare un nuovo tipo di sperimentazione, che lo avrebbe poi visto impegnato anche al canto, staccandosi da quel primo nucleo degli Osanna (ove già è presente un cantante) per confluire nel Balletto di Bronzo. Contestualmente il sassofonista e flautista Elio D’Anna (proveniente dai disciolti Showmen), unitamente al percussionista Tony Esposito è impegnato nella ricerca di altri elementi per formare un nuovo gruppo ma, ascoltati Vairetti e soci, decide di lasciare Tony Esposito per entrare nella loro formazione: gli artisti iniziano così a comporre senza le tastiere, ma con l’ausilio del nuovo strumentista, per un suono più scarno ed essenziale. Il vecchio nome Città Frontale, scelto a suo tempo da Lino Vairetti (che sarebbe propenso a mantenerlo), viene invece ritenuto “troppo intellettuale” dal nuovo entrato Elio D’Anna. È una questione di democrazia interna: la denominazione del complesso deve essere condivisa da tutti i componenti. Riunione a casa di Vairetti: Massimo Guarino prende un vocabolario, apre le pagine a caso e tira fuori una serie di nomi, i più strani e bizzarri. Non ne va bene uno, finchè dopo circa due ore non salta fuori il nome Osanna: nessuno è entusiasta, ma tutti sono d’accordo, è quello giusto. Una locandina del febbraio ‘71, annuncia il nuovo gruppo in modo originale e quasi aritmetico: “Elio D’Anna + Città Frontale = Osanna”. “Fu allora” ricorda Vairetti “che iniziammo a registrare, per l’editore e discografico napoletano Bideri, una prima versione de L’uomo. Bideri però non si dimostrò coraggioso: riteneva il disco troppo difficile per i suoi gusti. Arrivammo così al Festival di Caracalla dell 7 maggio 1971. Eravamo spinti dalla voglia di esprimerci anche scenicamente (in quel periodo io ero impegnato all’Accademia delle belle Arti): volevamo unire alla musica un aspetto visivo e così utilizzamo dei sai colorati, economici e quindi accessibili, ma anche molto efficaci. Arrivati da perfetti sconosciuti, su quel palco piacemmo moltissimo al pubblico, ricevendo ovazioni straordinarie. In quell’occasione ci notò l’impresario Pino Tuccimei, che ci portò il mese seguente al Festival d’Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio, dove si esibirono anche molti gruppi prog, come PFM, Trip, Delirium e Il Rovescio della Medaglia. Vincemmo “ex aequo” con P.F.M. e Mia Martini, mentre l’album con Bideri ancora non usciva. C’erano lì molte case discografiche alla ricerca di nuovi talenti e fecero a gara per prenderci: firmammo un contratto vantaggioso con la Fonit Cetra; registrammo di nuovo a Milano tutto il disco, che poi fu pubblicato il 10 agosto dello stesso anno”.
Benchè fossimo tra i principali gruppi di successo, rifiutammo la proposta della Fonit di partecipare al Festival di Sanremo, per cercare di rimanere in un ambito culturale e non commerciale. Volemmo fare un po’ troppo i “puristi” e forse sbagliammo, perché se fossimo andati a Sanremo con L’uomo saremmo entrati in un panorama più popolare, senza dover rinunciare a fare la nostra musica. Avremmo avuto anche l’opportunità di fare più concerti, come le Orme e la P.F.M., che sono più conosciuti, in quanto il loro nome è legato anche a canzoni di successo — LINO VAIRETTI
L’Uomo si afferma subito come un’opera davvero importante e innovativa, a partire dalla copertina del vinile, che si apre diventando un grosso punto esclamativo. La varietà e la freschezza delle composizioni costituiscono l’autentica ricchezza dell’opera degli Osanna: il tipico umore napoletano è filtrato dalle diverse influenze esercitate sui musicisti da svariati autori inglesi (evidenti sono, ad esempio, i riferimenti tulliani nelle parti flautistiche o i riff di chitarra tipicamente hard-rock) e americani, che arricchiscono l’ispirazione complessiva. Il disco, con i testi in italiano e inglese, ha uno spessore intellettuale, oltre che musicale. Proprio in quel periodo, Lino Vairetti è impegnato all’’Accademia delle belle Arti nella stesura di una tesi su Umberto Giacometti, scultore legato a J.P. Sartre: questo studio lo avvicina particolarmente alle opere del filosofo francese, considerato il più grande esponente dell’esistenzialismo. Il tema de L’uomo è, pertanto, proprio l’esistenzialismo, che costituisce il filo conduttore che lega i vari pezzi in una sorta di “concept album”. In un periodo in cui nel prog dominano atmosfere oniriche e tematiche fantasiose e mitologiche, i nostri, particolarmente politicizzati, preferiscono esprimere delle idee più sociali e concetti più forti e complessi: al centro di tutto è l’uomo, nella vita, nello spazio, nell’universo, con tutte le sue problematiche. Gli Osanna poi dal vivo danno il meglio di se stessi: i loro suoni caldi e graffianti sviluppano una grande energia e vitalità. Le loro esibizioni superano lo stretto ambito musicale, per dare vita a una rappresentazione teatrale piena di colori, con una veste scenica molto forte. La loro musica (paragonata, un po’ semplicisticamente, da Renzo Arbore al “Pulcinella-rock”) aggiunge qualcosa di diverso al rock progressivo in voga: una vivace nota di folklore partenopeo. Uno stile che farà registrare una continua evoluzione, avendo la band adottato la sperimentazione come stabile punto di riferimento.