Pubblicato il Gennaio 8th, 2018 | by DDG
0Odessey & Oracle – Speculatio (2017)
1. Les Déesses
2. Épiphanie
3. Interlude 1
4. L’Horizon tombe
5. J’ai vu un Croco
6. Interlude 2
7. Grand Autodafé
8. La Princesse et le Lion
9. Sunflowers
10. Le Labyrinthe
11. Les Nouveaux Dieux
Etichetta Les Disques Bongo Joe
Durata 38’ 53’’
Personnel
Fanny L’Héritier (lead vocals, electric piano and analog synths) ● Alice Baudoin (electric harpsichord, analog synths, recorders and vocals) ● Guillaume Médioni (electric guitar, dobro, banjo and vocals) ● Featuring: Fanny Rivollier (flutes) ● Gilles Poizat (trumpet & flugelhorn) ● Mathilde Malenfant (harp) ● Aurélie Serre (sackbut / Renaissance trombone) ● Nicolas Ramez (french horn) ● Mathieu Ogier (drums) ● Andrew Dymond (percussions) ● Marine Loriot & Clara Markman (claps & snaps) ● Reynier Guerrero, Paul Monteiro, Véronique Bouilloux, Xavier Sichel, Mathilde Mugot, Ondine Lacorne (string orchestra)
La lunga lista di musicisti riportata nei credits non inganni: il gruppo francese di SPECULATIO è in realtà un asciutto trio acustico, privo di batteria e con studi classici alle spalle, una piccola orchestra di avant-pop da camera che porta avanti una originale ricerca sul formato canzone.
Gli Odessey & Oracle possono essere accomunati ad altri scienziati del pop come Field Music e Peter von Poehl, a cui sono vicini anche per il gusto per gli arrangiamenti orchestrali. A differenziare i tre lionesi, oltre all’uso del francese e ai riferimenti alla musica classica barocca, c’è il gusto per l’anomalia messo in primo piano nell’esordio del 2014, …AND THE CASIOTONE ORCHESTRA, ereditato da progenitori poco allineati: loro citano le sperimentazioni di White Noise e The United States of America, ma sicuramente in certe svagatezze e nello humour sembrano echeggiare anche altri irregolari, come gli Slapp Happy.
Il nome della band, ripreso dal capolavoro pop di fine ’60 degli Zombies, sottolinea il gusto del gruppo per la melodia, utilizzata per rendere più accessibili strutture e armonie non convenzionali, e inserita in un intreccio elettronico-acustico tra chitarre, clavicembali, flauti, archi e synth analogici, nella quasi completa (e non percepita) assenza di batteria. Se le partiture articolate fanno pensare all’ambito classico delle mini-sinfonie pop acustiche, da PET SOUNDS in avanti, il suono del gruppo e l’approccio alla composizione sono sicuramente moderni, e la capacità di scrittura pop del trio è sorprendentemente maturata nei tre anni trascorsi dall’esordio. Nella varietà di toni di SPECULATIO, i momenti sognanti (come la mini-suite Les Déesses, o la medievaleggiante La Princesse et le Lion), le aperture di French pop (Sunflowers) e gli esperimenti più giocosi (J’ai vu an croco) diventano parte di una scaletta pienamente coerente, con una sovrastruttura da concept album sociale dissimulato nella dolcezza del francese: e gli stili differenti riescono anche a sovrapporsi e a convergere efficacemente dentro complesse canzoni-da-3-minuti come L’Horizon Tombe, Le Labyrinthe, Les Nouveaux Dieux.
Melodie che restano in testa, appoggiate su armonie anomale e strutture intricate: la “voce” che il gruppo aveva iniziato a costruire col debutto del 2014 ora risuona forte e chiara.