Pubblicato il Gennaio 5th, 2018 | by DDG
0Odessey & Oracle: libertà dal déja vu
Odessey & Oracle (Fanny L’Héritier – voce, piano elettrico e synth analogici, Alice Baudoin – clavicembalo, synth analogici, flauti e voce, Guillaume Médioni – chitarra elettrica, dobro, banjo e voce) sono un gruppo francese di difficile classificazione: inquadrare il loro stile è stata la prima difficoltà nella lunga chiacchierata via chat con Guillaume e Fanny.
Un gruppo francese di avant-pop da camera, con un imprinting classico-barocco, forse?
Domanda difficile… un trio francese che cerca di sperimentare quello che è possibile fare dentro il formato delle canzoni pop…
Quanto meno, il riferimento nel nome è più semplice: il capolavoro pop del 1968 degli Zombies, uno dei dischi di riferimento per l’epoca, con i più famosi PET SOUNDS e SGT. PEPPER LONELY HEARTS CLUB BAND, e il più oscuro S.F. SORROW dei Pretty Things…
Abbiamo scelto quel nome perché amiamo il disco degli Zombies! Ma non abbiamo mai tentato di fare revival, abbiamo scelto il nome per il suo immaginario onirico… si tratta di un disco che per noi simboleggia una grandissima libertà nel modo di fare musica.
“Libertà” è sicuramente una delle chiavi verso il mondo di Odessey & Oracle: il debutto del 2014 mescolava pop barocco, Canterbury e musica sperimentale in maniera personale, con l’approccio libero delle band non-esattamente-prog degli anni ‘70 come gli Slapp Happy.
Non abbiamo mai inteso suonare come le pop band di fine ’60, o come i gruppi dei ’70, anche se il nostro nome richiama quell’epoca… ma non è un problema per noi, chi ci ascolta si accorge che la nostra musica non è collegata a quel periodo, o comunque classificabile… Sicuramente possiamo essere ricollegati a band progressive – anche se ci sentiamo più ispirati dai complessi avant-pop del passato, come White Noise, The United States of America, che non sono considerati prog! Chiaramente, ci piacciono anche gruppi prog, come i Gentle Giant e tanti altri che, come noi, hanno cercato di fare canzoni pop sperimentali… anche se, onestamente, non vedo un confine chiaro tra questo tipo di musica con strutture e armonie complesse, e il prog vero e proprio.
Les portes du labyrinthe
s’ouvrent enfin
L’énigme est
au bout du chemin
(Le labyrinthe)
La lista di possibili influenze, in effetti, rischia di confondere piuttosto che di definire, come capita per tutti i gruppi difficili da incasellare: e anche l’elenco nel lancio della vostra casa discografica suona abbastanza strano – Brian Wilson, Caetano Veloso, White Noise, JS Bach, Moondog, Robert Wyatt…
Beh, noi proviamo a integrare diverse influenze che abbiamo subito, come la musica barocca o medievale, la sperimentazione elettronica vintage, la musica popolare brasiliana degli anni ’70 o il folk psichedelico e il pop inglese e statunitense degli anni ’60. Cerchiamo sempre di andare dove noi stessi non ci aspettiamo, di sorprendere anche noi stessi – che sia con le armonie, le melodie o gli arrangiamenti… e soprattutto, di scrivere canzoni “nuove”, perché molte di quelle che sentiamo in giro non hanno dentro molto di nuovo, secondo noi… sono una specie di déjà vu.
I 17 brani – tra canzoni e interludi – confezionati nei 46 minuti di …AND THE CASIOTONE ORCHESTRA (Les Disques Bongo Joe, 2014) evidenziano tutti i riferimenti già citati e anche altri, con le melodie che richiamano collegamenti (forse un po’ superficiali…) con la ricerca pop classica di gruppi degli anni ‘60 come i Left Banke, mentre il suono anomalo del trio privo di batteria fa ricondurre gli Odessey & Oracle piuttosto a Stereolab e ad altri gruppi avant-pop.
La scaletta comprende mini suites barocche (The unicorn), canzoni più classiche (The cat with lipsticks) e addirittura momenti di puro pop francese (V.I.A.G.R.A.).
La coerenza della scaletta di …AND THE CASIOTONE ORCHESTRA sta più nell’approccio al suono e alla composizione, che cerca di stressare i limiti delle strutture del pop, che nelle etichette degli stili utilizzati.
In effetti noi abbiamo scelto di proporci come una mini orchestra di pop da camera, senza batteria, perché ci sembrava più originale rispetto alla formazione standard da gruppo pop: questo viene dalla nostra formazione, tutti e tre abbiamo studiato, suonato (e scritto) musica classica, ma abbiamo anche fatto pop (o rock) in altri progetti, in parallelo. Per noi è stato più pratico e divertente provare a utilizzare il formato della canzone pop per condividere del materiale musicale complesso e sorprendente, per tentare di fare della “musica leggera sperimentale”, come hanno fatto con successo Beatles, Brian Wilson, Caetano Veloso (negli anni ’70) e tanti altri grandi artisti pop, che sono così riusciti a far interessare tanta gente a composizioni sperimentali e avant-garde.
In SPECULATIO (Les Disques Bongo Joe, 2017) lo stile sperimentale viene applicato efficacemente in composizioni che echeggiano in qualche modo la ricerca avant-pop di artisti come Field Music e Peter von Poehl, arrangiamenti orchestrali (e, qua e là, batteria) inclusi.
Momenti sognanti (come la mini-suite Les Déesses, o la composizione medievaleggiante La Princesse et le Lion), aperture di French pop (Sunflowers) ed esperimenti (J’ai vu an croco) sono parte di una scaletta pienamente coerente, e gli stili differenti riescono anche a convergere dentro complesse canzoni-da-3-minuti (L’Horizon Tombe, Le Labyrinthe, Les Nouveaux Dieux).
Melodie che restano in testa, appoggiate su armonie anomale e strutture intricate: la “voce” che il gruppo aveva iniziato a costruire col debutto del 2014 ora risuona forte e chiara.
SPECULATIO rappresenta un’evoluzione impressionante per la vostra band…
…AND THE CASIOTONE ORCHESTRA è una raccolta variegata di canzoni scritte durante un lungo periodo, che portarono all’epoca alla nascita del gruppo, mentre SPECULATIO è stato realizzato nel modo in cui si compone normalmente un album… Il nostro complesso, in effetti, si è formato proprio durante le registrazioni del nostro primo disco! È interessante che il nostro secondo disco possa essere percepito come più pop del debutto, a noi sembrava più prog, anche per l’uso dei synth analogici… Questi strumenti sono davvero di grande ispirazione, e ci piace integrarli con gli strumenti acustici – i synth moderni non funzionano così bene con i suoni acustici, i vecchi synth hanno una instabilità “organica” che li rende più vicini ai suoni naturali, alle voci, agli strumenti a fiato o ad arco…
Les déesses de l’argent dansent
dans leur bulle spéculative
Les déesses de l’argent pensent
à l’argent à l’infini
(Les déesses)
Passare al francese è stata un’altra sfida, ma vi ha permesso di modificare l’approccio alla costruzione delle melodie, indebolendo i legami con le band degli anni ’60.
Abbiamo scelto di cantare in francese, nel secondo album, perché era più logico, il francese è la nostra lingua: ma i francesi sono molto attenti ai testi, e a volte cantare in inglese aiuta, è più semplice, rende il cantato puro suono… ma è una scorciatoia, quindi abbiamo deciso di prenderci il rischio di scrivere in francese, cercando anche di rendere i testi musicali come lo sono quelli in inglese!
E anche i temi delle canzoni sono cambiati…
Sì, nel secondo album abbiamo cercato di parlare di cose più importanti: in particolare, il denaro, il capitalismo, e come distorcono le relazioni umane e la società.
L’avant-pop in Francia sembra essere più popolare che in altri paesi, Regno Unito chiaramente escluso: vi sentite parte di una scena?
Non sappiamo se ci sia realmente una scena di cui facciamo parte, ma sicuramente in Francia ci sono diversi artisti che fanno pop psichedelico come Aquaserge, Julien Gasc, Forever Pavot… E per ora non guadagniamo abbastanza da poter vivere della band – alcuni di noi insegnano, come Alice che è docente di clavicembalo al Conservatorio. Ma le cose fortunatamente si stanno muovendo: abbiamo in programma anche un tour in Italia, dovremmo venire a Milano in primavera, siamo in contatto con gli organizzatori di una serie di eventi prog che vorrebbero che suonassimo da loro, e cercheremo di fissare altre date in quell’occasione! E nel frattempo, ci vorrà ancora un po’, ma ci sono nuove canzoni in arrivo…
(Intervista realizzata il 4 gennaio 2018)