Pubblicato il Marzo 14th, 2019 | by Paolo Carnelli
0O.R.k. – Ramagehead (2019)
1. Kneel To Nothing
2. Signal Erased
3. Beyond Sight
4. Black Blooms
5. Time Corroded
6. Down The Road
7. Some Other Rainbow part 1
8. Strangled Words
9. Some Other Rainbow part 2
Etichetta Kscope/CD
Durata 38’36”
Lorenzo Esposito Fornasari a.k.a LEF / lead vocals, keyboards ● Pat Mastelotto / drums ● Carmelo Pipitone / guitars ● Colin Edwin / bass. Special guest: Serj Tankian / vocals on 4
Con il terzo album pubblicato in sei anni, sempre seguendo la periodica cadenza di un’uscita ogni bienno, gli O.R.k. proseguono nel loro lento cammino verso il consolidamento della mutazione da progetto/super gruppo estemporaneo a band vera e propria. Una maturazione che passa, oltre che per l’incremento dell’attività live, anche per il cambio di etichetta discografica, con il passaggio dalla Rarenoise alla KScope (Pineapple Thief, Porcupine Tree, Anathema, Gazpacho etc). Una svolta che si manifesta in maniera tangibile anche a livello di scrittura: i nove brani contenuti in RAMAGEHEAD ci mostrano infatti quattro musicisti decisamente più inclini a confrontarsi con la forma canzone rispetto al passato, sebbene rimanga forte l’attrazione per il lato più oscuro e non convenzionale del rock. In questo senso è tangibile il cordone ombelicale che unisce Kneel To Nothing, pezzo apripista che ha anticipato l’uscita dell’album, ai Porcupine Tree e ai King Crimson. E del resto non poteva essere diversamente, vista la presenza nella line up di due personaggi come Colin Edwin e Pat Mastellotto.
La partita si gioca tutta sul difficile equilibrio tra voglia di sorprendere e mano tesa verso l’ascoltatore, un’apertura che si palesa soprattutto in brani come Beyond Sight, “quasi ballad” dalle sfumature psichedeliche, tra i momenti più riusciti dell’album, o nelle due parti di Some Other Rainbow, ottimamente interpretate dal poli-strumentista e cantante Lorenzo Esposito Fornasari, in molti episodi tremendamente vicino alla timbrica del compianto Chris Cornell. Anche l’ospitata del tenebroso Serj Tankian (System Of A Down), non sposta il disco verso territori rassicuranti, ma lo lascia perfettamente sospeso in un’area di difficilissima etichettatura, né prog, né metal, né tantomeno pop. E quindi?
Dopo meno di quaranta minuti la musica si interrompe e la domanda sorge spontanea: potrà essere RAMAGEHEAD il disco della consacrazione per gli O.R.k.? Sicuramente si tratta di un lavoro originale e coraggioso, e questo basta per essere già annoverato tra le migliori uscite del 2019.