Pubblicato il Novembre 24th, 2016 | by Massimo Forni
0NEW TROLLS – Concerto grosso per i New Trolls (1971)
Tracklist
Lato A
1. Allegro
2. Adagio (Shadows)
3. Cadenza – Andante Con Moto
4. Shadows (per Jimi Hendrix)
Lato B
1. Nella sala vuota, improvvisazioni dei New Trolls registrate in diretta
Personell
Vittorio De Scalzi – chitarra, flauto, voce ● Nico Di Palo – chitarra, voce ● Gianni Belleno – percussioni, voce ● Giorgio D’Adamo – basso ● Maurizio Salvi – organo Hammond, pianoforte, Fender Rhodes
Quando nel ’71 fu pubblicato il Concerto Grosso per i New Trolls, l’entusiasmo fu tale che qualcuno gridò addirittura al miracolo: un’esagerazione, ma il successo, ampiamente meritato, fu clamoroso e notevole per proporzioni, specialmente per un album del tutto sperimentale…
Avevamo qualche problema con la nostra casa discografica, la Fonit Cetra, che non riusciva a gestire questo gruppo di capelloni disordinati. Quando ci chiesero se volevamo partecipare, all’inizio eravamo un po’ spaesati, ma ci buttammo nell’esperienza con la rabbia di allora. Il nostro motto era: distruggiamo tutto, cambiamo tutto; eravamo nel post ’68, bisognava andare contro quello che c’era, a costo di rovinare una bella cosa. E lì, per fortuna, ci fu la mediazione di Bardotti, che non ci permise di massacrare quello che aveva fatto Bacalov. Le nostre parti furono discusse un po’ a tavolino, ma poi vennero suonate là per là e rifatte finché non andavano bene. Anche volendo, Bacalov non avrebbe potuto scriverci delle partiture, doveva spiegarcele con la bocca! (…) Addirittura sulle basi noi suonammo contemporaneamente all’orchestra. Per quanto riguarda gli assolo, alcuni li abbiamo fatti direttamente, anche perché certe cose sarebbe stato impossibile suonarle in un secondo momento; trattandosi di botta e risposta dovevamo aspettare i tempi necessari. Soltanto alcune piccole cose sono state sovraincise, oltre naturalmente alle voci, che sono state fatte tutte dopo. Anche perché per la prima volta lavorammo su un multitraccia, credo a 8 o 16 piste. Per noi, che eravamo abituati a lavorare su 4 piste, sembrava un sogno — VITTORIO DE SCALZI
Il connubio, così azzardato, tra la musica di ispirazione classico-barocca, composta dal musicista argentino Luis Enriquez Bacalov (che molti anni dopo conseguì un Oscar per la colonna sonora dell’ultimo film di Massimo Troisi, Il postino) e la chitarra distorta, di ispirazione hendrixiana, di Nico Di Palo, farà da apripista per altre analoghe iniziative, ma con esiti inferiori. Anche la struttura dell’opera è sui generis, quanto meno nel panorama musicale italiano: tre movimenti di ispirazione sinfonica (per un totale di poco più di undici minuti) e una canzone nella prima facciata del long-playing, e poi una suite improvvisata di una ventina di minuti nel lato B. In realtà, la forma originaria del “concerto grosso” risale all’epoca barocca e consiste in un dialogo tra l’orchestra e gli strumenti solisti, e cioè quello che veniva definito nella tradizione classica “concertino”. Il termine non tragga in inganno: il concertino, ossia il gruppo di strumenti che erano impegnati nel ruolo di solisti, sviluppava la parte più significativa e tecnica della composizione. Pertanto, il grosso dell’orchestra si rapportava dialetticamente al concertino o al singolo solista. Il Concerto Grosso per i New Trolls si ispira (anche se, evidentemente, non la rispecchia alla lettera) a questa forma classica: un’orchestra che interagisce con il gruppo (l’analogo del concertino o dello strumento solista). Già altrove (soprattutto in Inghilterra) altri esempi di fusione tra musica classica e rock si erano affermati, ma ora è il turno dell’Italia.
La seconda parte dell’album, che occupava il lato B del disco, era opera dei New Trolls. Se devo dire il vero, visto che oltretutto è passato tanto tempo, è stata una operazione per poter stampare il long-playing. Concerto Grosso dura circa venti minuti, troppo poco per poter pubblicare un disco. Bisognava fare qualcosa: o scrivere delle nuove canzoni, perdendo tre, quattro mesi, oppure realizzare un qualcosa che avrebbero potuto suonare in un giorno, e così si pubblicava il disco. Questa è la verità. Concerto Grosso ha una partitura concisa. Si possono riscontrare tanti difetti (che esagerazione… ndr), ma non certo quello di aver voluto “allungare il brodo”. Anzi, forse nel primo tempo sono stato molto sintetico. Poteva andare bene anche se fosse durato qualche minuto in più. Bastava una piccola ripresa e uno sviluppo un po’ più lungo. Al contrario, nella loro improvvisazione si sente che “si allunga il brodo” per fare minutaggio. Anche se ci sono alcune trovate interessanti e divertenti: come musicisti sono dei genialoidi — LUIS BACALOV
La formazione genovese, oltre al chitarrista e cantante Di Palo, include Gianni Belleno alla batteria, Giorgio D’Adamo al basso e Vittorio De Scalzi alle tastiere, flauto, chitarra e voce. L’opera, progettata come colonna sonora per il film La vittima designata, diventerà un’autentica “icona” nel panorama musicale nazionale. La partitura, scritta da Luis Enriquez Bacalov, si compone sostanzialmente di tre movimenti (Allegro – Adagio – Andante con moto). Nel primo movimento confluiscono preziose atmosfere di chiara matrice barocca, disegnate dagli archi con un’intensità davvero straordinaria, e brevi, vibranti assoli di fattura rock, che vedono protagonisti la chitarra elettrica di Nico Di Palo e il flauto di Vittorio De Scalzi. Il secondo movimento è dominato da una melodia melanconica, pura come un cristallo, sussurrata dapprima dal violino tra le note delicate dell’arpa, e che poi coinvolge in modo maestoso ed enfatico l’intera orchestra. I genovesi entrano in scena con un cantato in falsetto, in lingua inglese, tratto dall’Amleto di Shakespeare e replicano validamente con due assoli di chitarra elettrica. Il terzo movimento, introdotto da un lungo e coinvolgente passaggio violinistico, è appannaggio quasi esclusivo della sezione archi dell’orchestra, con elegante conclusione affidata al clavicembalo, mentre più limitato risulta l’apporto dei New Trolls. La prima facciata del vinile termina con Shadows (per Jimi Hendrix), che riprende il tema principale dell’Adagio, ma è eseguita dai soli artisti genovesi, senza l’accompagnamento dell’orchestra. Un omaggio alla memoria di Jimi Hendrix (scomparso il 18 settembre 1970), caratterizzato da ottimi spunti chitarristici e da un delizioso assolo di flauto, con una riproposizione dei versi dell’Amleto. La seconda facciata del disco è occupata da un solo, lungo brano: Nella sala vuota, improvvisazioni dei New Trolls registrate in diretta. Si tratta di improvvisazioni estemporanee, ma integrate in una elaborata suite di ispirazione progressiva, nella quale gli artisti mettono in luce le loro notevoli capacità tecniche, avendo ognuno a disposizione un proprio spazio. Nella lunga e valida performance spunta anche il tema de Il sole nascerà (lato B di Una miniera, il popolare singolo del 1969).
Se Bacalov costituisce l’artefice principale di questo capolavoro, il produttore Sergio Bardotti rappresenta il grande suggeritore: fu infatti Bardotti a convincere il musicista argentino ad avvalersi della collaborazione dei New Trolls. Bacalov, invece, accarezzava l’idea di affidare l’esecuzione musicale ai Rokes, la band capitanata da Shel Shapiro. Sicuramente più adatti e preparati tecnicamente i genovesi che, pur potendo vantare all’epoca un notevole successo, apparivano però alquanto disorientati.
Passati cinque anni, l’insolito sodalizio artistico produrrà il bis: Concerto Grosso n. 2, diviso in tre tempi (Vivace – Andante – Moderato). Il risultato è decisamente buono, anche se non raggiunge le vette artistiche del primo prodotto.