Pubblicato il Giugno 6th, 2017 | by Roberto Paravani
0Nad Sylvan – The Bride Said No (2017)
1. Bridesmaids
2. The Quartermaster
3. When The Music Dies
4. The White Crown
5. What Have You Done
6. Crime Of Passion
7. A French Kiss In An Italian Café
8. The Bride Said No
Etichetta InsideOut Music/CD
Durata 53’08”
Nad Sylvan (vocals, keyboards, guitars, programming, orchestration) ● Tania Doko (vocals) ● Jade Ell (vocals) ● Sheona Urquhart (vocals, saxophone) ● Steve Hackett (guitar) ● Guthrie Govan (guitar) ● Roine Stolt (guitar) ● Tony Levin (Chapman stick, upright bass, electric bass) ● Jonas Reingold (bass) ● Nick D’Virgilio (drums, percussion) ● Doane Perry (drums, percussion) ● Anders Wollbeck (keyboards, programming, orchestration, additional sound design) ● Alfons Karabuda (water phone)
Hugh Erik Stewart, meglio noto come Nad Sylvan, è nato negli USA ma si è presto trasferito con la famiglia in Svezia, dove ha dato vita a una modestissima carriera musicale fatta di collaborazioni con gruppi semi-sconosciuti e di prove solistiche autoprodotte e mal distribuite. Tra i gruppi in cui ha militato: gli Unifaun con Christian Thordin (conosciuto su un forum sui Genesis) e gli Agents of Mercy, side project di Roine Stolt. Poi nel 2012 la grande occasione, con la possibilità di entrare a far parte come cantante del gruppo che accompagna in tour Steve Hackett nelle rivisitazioni della musica dei Genesis. E così finalmente nel 2015, alla tenera età di 56, per il buon Nad arriva il momento del vero debutto discografico: COURTING THE WIDOW, grazie alla produzione a carico di InsideOut e alla presenza di ospiti come Nick Beggs, Jonas Reingold, Doane Perry, Roine Stolt e Steve Hackett, gli consente di ottenere una discreta visibilità internazionale. Ora è la volta della seconda prova, THE BRIDE SAID NO, un altro tributo (non si sa quanto involontario) ai Genesis più sinfonici. La veste musicale è quindi romantica, scintillante, a tratti integrata da strumenti acustici ma più spesso dominata da barocchi fraseggi di tastiere. Se non fosse per la presenza discreta ma costante di sequenze elettroniche, saremmo immersi testa e piedi in un gorgo ribollente da cui ci si aspetta da un momento all’altro di veder sbucare fuori il ghigno di Gabriel, o una delle inconfondibili rullate di Collins, o un fraseggio di Hackett… che in effetti c’è, visto che il chitarrista è presente nel disco, insieme alla consueta folta schiera di ospiti tra cui stavolta spiccano Tony Levin e Guthrie Govan. THE BRIDE SAID NO è ovviamente un album fortemente legato alle tradizione, conservatore e derivativo, ma benedetto dal gusto degli arrangiamenti e dalla moderazione degli interventi vocali: il leader non si lascia prender la mano, evita verbosità, gorgheggi, limita il falsetto ed ha la modestia di cedere sovente il microfono ad alcune ottime voci femminili che forniscono un valido contraltare alla sua voce non potente ma ricca di toni. Insomma, è come se ci trovassimo di fronte a un vecchio spartito inedito dei primi ’70, suonato con strumenti moderni e interpretato con enfasi forse un tantino eccessiva; ma per quanto tutto sia prevedibile e previsto, lo slancio espressivo esercitato da Sylvan riesce comunque a sorprendere l’ascoltatore.