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Pubblicato il Giugno 5th, 2017 | by Paolo Carnelli

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Massimiliano Monopoli (Plurima Mundi)

Docente al Conservatorio Paisiello di Taranto, musicista di estrazione classica ma instancabile ascoltatore rock e appassionato frequentatore di concerti, Massimiliano Monopoli è il fondatore dei Plurima Mundi. Della band pugliese non è solo il leader e il violinista elettrico, ma anche il principale compositore, l’arrangiatore e il “direttore musicale”: prima con ATTO I (2009), ora col recentissimo secondo album PERCORSI, il gruppo che guida esprime un forte progressive all’italiana, melodico, ricercato, mediterraneo. Il nuovissimo video al seguente link: https://youtu.be/CV8c3MVMWVM

BRAIN SALAD SURGERY – ELP (1973)
Mi piace cominciare con questo album degli ELP per motivi affettivi. Jerusalem fu il primo brano di questo variegato genere che ascoltai quasi per caso. Avevo 8 anni, una domenica mattina mi svegliai perché i miei fratelli più grandi lo stavano sentendo ad alto volume alla radio. Mi svegliai e… non mi sono più riaddormentato! Riascoltandolo anni dopo, rimasi affascinato dalla miscela esplosiva di questo lavoro che fu il più maturo del gruppo, la vetta più alta degli ELP ma anche, purtroppo, il loro ultimo grande album, che chiuse una grande era.

CLOSE TO THE EDGE – Yes (1972)
Superlativo album, a mio avviso molto avanti per l’epoca. Si sfiorò la perfezione stilistica ed emozionale. La title track risulta ancora oggi una delle cose più belle ed innovative del genere. In più la bellezza delle voci, che davano un input in più alla “semplice” melodia, si sposava perfettamente con l’arrangiamento in cui si percepivano distintamente l’originalità stilistica di ogni componente. Forse da mettere fra i più bei lavori del periodo aureo del prog.

IN THE COURT OF CRIMSON KING – King Crimson (1969)
L’album che viene considerato come il primo vero capolavoro di questo genere. Atmosfere avveniristiche che si alternavano a momenti più malinconici, composti dall’inarrivabile Robert Fripp; liriche di Peter Sinfield ”declamate” dalla grande voce di Greg Lake. Un insieme di stili eseguiti con grande energia che, all’epoca, ebbe l’effetto di una bomba atomica, fortunatamente, senza fare catastrofi…

ACQUIRING THE TASTE – Gentle Giant (1971)
Forse meno fortunati, almeno a livello commerciale, rispetto ai loro contemporanei, furono dei grandi in tutti i sensi. Questo album fu un bellissimo lavoro in cui si sentiva tutto il potenziale tecnico del gruppo. Ci sono anche bei ”risvolti”melodici e atmosfere che non trascurano nessun periodo storico. Con l’andare del tempo, forse, dettero più importanza all’aspetto tecnico fine a se stesso. Se ne accorsero anche loro tanto che, dopo la metà degli anni ’70, cercarono di stare al passo coi tempi tornando al formato canzone. Però, almeno secondo me, la grande creatività era ormai esaurita.

CHOCOLATE KINGS – PFM (1975)
Secondo me l’album più bello, variegato e maturo della Premiata. La voce di Lanzetti dette la giusta carica ai brani che, già musicalmente, erano dei piccoli capolavori. Quando lo ascoltai rimasi un po’ cosi perché non sentivo più le tipiche melodie italiane ben “lavorate” dal trattamento PFM. Il tempo invece mi ha fatto amare questo album sino a considerarlo il più interessante del gruppo e anche l’ultimo grande lavoro internazionale prima di un calo creativo che li riportò a casa. Il gruppo italiano che più ho amato.

IMAGINARY VOYAGE – Jean Luc Ponty (1976)
Quando ascoltai New Country rimasi così stupito dalla bellezza del suono che “cantava” una apparentemente semplice cavalcata country, che mi convinsi ad iniziare lo studio del violino. Quando, anni dopo, acquistai l’album, rimasi quasi drogato dalla grande capacità di Ponty nel rendere accessibile all’ascolto un lavoro che poi tanto semplice non era. L’ho seguito per diversi anni con le varie evoluzioni nell’ambito del violino elettrico e poi midi. Ho avuto anche la fortuna di sentirlo dal vivo e… per me è un mito.

SIGNALS – Rush (1982)
Ho scoperto i Rush nel 1984 grazie a un amico bassista, in un momento in cui i grandi gruppi si erano riformati (Yes) o lo stavano per fare (ELP, Deep Purple). Lentamente acquistai gli album che partivano dagli inizi ‘80 e penso di non dire un’eresia affermando che loro, insieme a pochissimi altri, avevano tenuto gloriosamente in piedi il genere prog negli anni in cui “altra musica” aveva ottenuto il consenso dei più giovani. Questo SIGNALS, nonostante qualche rimando a gruppi storici, lo reputai un lavoro di alto livello, ascoltandolo quasi giornalmente. Tecnologia e bravura strumentale creavano una strana ma fantastica miscela che ha retto per diversi anni la prova del tempo. Avevano anche una certa furbizia nel mettere quasi sempre un brano che poteva attirare un pubblico eterogeneo e non avvezzo al prog.

PERFECT STRANGERS – Deep Purple (1984)
Il lavoro migliore dalla ricostituzione in poi. Ricordo che quando misi il disco sul piatto e cominciò a girare… mi sentii gradevolmente in orbita! Erano loro con qualche anno in più e un po’ più al passo con i tempi. Sono canzoni che hanno fatto la “loro” nuova storia e che, ancora oggi, a volte vengono eseguite dal vivo. Purtroppo poi la litigiosità intestina ha prevalso sino ad una terza rinascita con Steve Morse e con l’ultimo cd INFINITE, che reputo il migliore dopo PERFECT STRANGERS… mica poco.

XIV – Toto (2015)
Eh sì, proprio loro. Ho sempre apprezzato questa band e i lavori che hanno realizzato dalla fine degli anni ‘90 ad oggi li trovo più interessanti rispetto ai successi di inizio carriera. Questo XIV lo acquistai ben sapendo che sarebbe stato un buon album. Mi ero sbagliato perché per me, in realtà, è il migliore album che abbiano realizzato. Una rinata vena creativa messa nella abili mani di gente che “si porta a spasso” tanti generi alternandoli con incredibile e spontanea naturalezza. Ci sono canzoni che rimangono nella mente per cui ti viene la voglia di riascoltarle spesso. Oggi è una vera rarità trovare lavori del genere e loro… lo sanno!

ASHES ARE BURNING – Renaissance (1973)
La canzone Carpet of the Sun la ascoltai tanti anni fa ma, per uno strano motivo, non andai oltre, dimenticandomi anche il nome della band. Il caso volle che nel 2010 passai per Milano e, andando in un locale in cui si stava per esibire una band, c’era una simpatica persona che aveva in vendita una grande raccolta di cd in bella mostra su una specie di panca. Conoscendo molto del materiale che vendeva, vidi una raccolta dei Renaissance e credendo di non conoscerli, per curiosità la acquistai. Altra stranezza fu quella che, non essendomi accorto che fosse in formato mp3 e non avendo un lettore idoneo, misi il CD fra gli altri in mio possesso, dimenticandolo sino a quando acquistai un’auto che aveva un lettore adatto. Quando arrivò il turno della canzone in questione, mi tornarono in mente i momenti adolescenziali in cui l’avevo ascoltata per la prima volta. Devo chiedere scusa ai Renaissance per averli trascurati per così tanto tempo! In questo album compare anche un’orchestra e brani tutto sommato di facile presa, con dei motivetti che diventano un dolce ronzio per le orecchie. Voce particolare e tipicamente in contesto anni ‘70. Hanno sfornato altri lavori ben fatti anche se, forse, infarciti da troppi riferimenti classicheggianti che, alla lunga, possono annoiare. Però molte volte questo ASHES ARE BURNING mi torna a ronzare piacevolmente nelle orecchie.

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