Pubblicato il Settembre 7th, 2016 | by Paolo Carnelli
0Marco Masoni – Il multiforme (2014)
1.Tutti in colonna (la vita non è) (4:12)
2.Catarsi Parte I:
riti sul vuoto (caffè, drappi) (3:15)
3.Catarsi Parte II:
visioni In celebrazione (2:57)
4.Perdersi (4:35)
5.Maggio d’improvviso (5:12)
6.Sa domo de su re (4:35)
7.Il treno temporale (6:47)
8.Il suicidio di 500 pecore (4:25)
9.Predoni (3:36)
10.Mi ha detto Bob Dylan (05:31)
11.Theodore il poeta (3:38)
Etichetta Ams/CD
Durata 58’44”
Marco Masoni (voce, basso Fender Precision e Rickenbacker, chitarre: acustica Yamaha classica Raimundo, elettrica Gibson, samples, transizioni, escamotages, perseveranza) ● Edoardo Magoni (organo hammond, farfisa, piano rhodes mellotron, moog, synths, cori) ● Lorenzo Ughi, Salvatore Lazzara Riccardo Comparini, Saverio Grasselli (chitarra elettrica) ● Jacopo Giusti, Matteo Amoroso, Maurizio Di Tollo (batteria, percussioni) ● Tommaso Novi (lettore di news, fischio) ● Gabriele Guidi (sintetizzatore, lettore di news) ● Mariangela Drago, Bruman (lettori di news) ● Elisa Azzarà, Alessandro Toniolo (flauto) ● Giulio Collavoli (pianoforte a coda)
«Da sempre faccio tante cose diverse, con entusiasmo, passione e spero competenza: faccio il produttore artistico, ho fatto il manager, suono strumenti diversi, compongo, arrangio. Forse anche per questo nel mio nuovo disco ci sono canzoni in vari stili: pop, prog, folk, rock, ballad ecc. E quindi “il multiforme” mi sembrava un titolo calzante». Anche se parliamo di un debutto, Marco Masoni non è uno che è partito e arrivato da zero: alle sue spalle ci sono quattro album con i Germinale, una delle band che maggiormente ha contribuito alla rinascita del rock progressivo italiano all’inizio degli anni ’90, e tanti altri progetti musicali. Una personalità multiforme, è proprio il caso di dire parafrasando il titolo di questo lavoro: il modello dichiarato è Lucio Battisti, come è evidente già dall’iniziale Tutti in colonna (la vita non è) «il primo a de-costruire le canzoni in Italia in forma originale e innovativa, rimanendo contemporaneamente sperimentale e cantabile» e il filo lasciato dietro di se da Masoni nel corso degli undici brani contenuti nel cd è chiaro e limpido. Per questo l’ascolto risulta omogeneo ma mai scontato, tra chitarre e pianoforti acustici, perfettamente adagiati in un contesto morbidamente sospeso e languidamente elegiaco. Ad hammond, mellotron, moog, fender rhodes e flauto il compito di donare al tutto quelle sfumature prog e psichedeliche che non ti aspetti da un cantautore italiano: i Pink Floyd di varie epoche si materializzano a chiare lettere in Catarsi attraverso l’utilizzo dei suoni olofonici, delle ripetizioni vocali e nella furia percussiva che pervade la seconda parte del brano. Ma ancora più sorprendente appare in Perdersiil rimando a quel mondo ibrido e affascinate che fu il cantautorato “prog” italiano di inizio anni ’70: l’Alan Sorrenti di Aria e Come un vecchio incensiere, il Claudio Rocchi di Volo Magico, fino al Gianni D’Errico di Antico teatro da camera. Un cantautorato aperto nelle sonorità e nelle atmosfere, non arroccato in un isolazionismo snob, “evolutivo” ma pur sempre legato alla forma canzone. «Del resto – spiega Masoni – il brano manifesto del rock progressivo italiano è una canzone quasi pura,Impressioni di settembre della PFM; il brano più conosciuto del Banco è Non mi rompete; gli Area sono ricordati dalla massa per Gioia e rivoluzione, non per Nervi scoperti, tanto per fare degli esempi con i gruppi più famosi». Più che giusto; nel frattempo gli amanti della canzone italiana ameranno sicuramente il savoir faire narrativo alla Vecchioni di Maggio d’improvviso, o il cantato apparentemente dimesso di Theodore il poeta, così deliziosamente vicino a quello del De Gregori di Bufalo Bill e Rimmel.