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Pubblicato il Settembre 8th, 2016 | by Paolo Carnelli

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Marbin – The Third Set (2014)

Tracklist
1. Special Olympics
2. The Depot
3. Crystal Bells
4. Redline
5. Culture
6. Vanthrax
7. Rabak
8. Splaw
9. Northern Odyssey
10. Volta

Etichetta Moonjune/CD

Durata 65’47”

Personell
Dani Rabin (guitar) ● Dave Foster (guitars) ● Danny Markovitch (saxophone) ● Justyn Lawrence (drums) ● Jae Gentile (bass)

Energia. Distorsioni sature. Grandi dinamiche. Ma soprattutto, il tentativo di allargare il concetto di power trio spingendo il sassofono di Danny Markovitch a duellare con la chitarra infuocata di Dani Rabin. Due grandi musicisti israeliani, inciampati uno nell’altro in quel di Chicago nel 2007 e che, da allora, hanno deciso di dare vita ai Marbin, una devastante macchina musicale in grado di macinare ogni anno negli States oltre 200 concerti. Inevitabile ora, dopo che già con il precedente album Last Chapter of Dreaming la band aveva attinto a profusione dai live set del gruppo, l’approdo al primo disco interamente dal vivo, con la granitica sezione ritmica formata da Justyn Lawrence alla batteria e Jae Gentile al basso a fornire un bel po’ di extra steam alle dieci composizioni strumentali. E quindi, poco più di un’ora di musica, la durata giusta per questi pezzi da spararsi tutti d’un fiato, con la chitarra di Rabin che schizza note tra rock, blues, funky, folk e fusion assicurando all’ascoltatore un’esperienza che non conosce cali di tensione. Dani, che nella sua lista di album preferiti compilata per Open ha inserito Metheny, Piazzolla, Morricone e i Beatles, è capace di decollare in uno space rock dal sapore etnico (Culture) per poi lanciarsi nel funky soul più indemoniato, degno di Prince o James Brown (Vanthrax). Danny, con il suo fraseggio sincopato al sax contralto, spesso in unisono con la sei corde, aggiunge al sound quel pizzico di jazz rock che rende il tutto più speziato, ma non solo: il suo è un approccio libero e rigoroso al tempo stesso, che nelle puntate più melodiche (Crystal Bells, Redline) riecheggia di quel comune sentire che ha fatto la fortuna della Dave Matthews Band. Semplicemente inarrestabili.

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