Pubblicato il Settembre 6th, 2016 | by Roberto Paravani
0Màelmstrom – Màelmstrom (2013/1973)
1. Ceres
2. In Memory
3. The Balloonist
4. Alien
5. Chronicles
6. Law and Crimw
7. Nature Abounds
8. Below the Line
9. Opus One
10. Genesis to Genova
Etichetta Black Widow/CD
Durata 50’08”
Paul Klotzbier (bass) ● Mark Knox (organ, harpsichord & Mellotron on 1-8) ● James Larner (flute, vibraphone, piano, marimbas, harmonica on 1-8) ● Jeff McMullen (lead vocals, electric guitar on 1-8) ● Jim Miller (percussives on 1-8) ● Roberts Owen (acoustic guitar, saxophone, piano, Mellotron, vocals) ● D. Kent Overholser (organ, synths, Mellotron on 9-10) ● Rollin Wood (percussives on 9-10)
Negli anni ’70 il progressive-rock dalla natia Inghilterra si espanse in quasi tutto il mondo; certo, paesi come l’URSS e la Cina furono solo sfiorati da questo fenomeno musicale per ragioni meramente politiche, ma le classifiche dei paesi che contano in termine di vendita – USA e Giappone – furono conquistate. Soprattutto gli USA, il più grande mercato discografico del mondo, consacrarono il successo di gruppi come ELP, Yes e King Crimson; però di gruppi prog americani in vetta alle classifiche se ne videro veramente pochi, anzi, a memoria, solo uno: i Kansas. Nonostante ciò esisteva un ricco movimento sotterraneo, una sorta di scuola sinfonica derivata in maniera a volte calligrafica da quella inglese. E una miriade di gruppi si diede da fare – senza il minimo successo – per ricalcare le orme dei più fortunati epigoni d’oltre oceano. Tra questi vanno ricordati Pentwater, Yezda Urfa, Fireballet, Cathedral, Starcastle e Happy The Man, che insieme a molti altri tentarono con uno e due LP la strada del successo prima di sparire nel nulla. Il vero appassionato prog conosce questi nomi rimbalzati da fanzine in fanzine e la loro musica tramite le ristampe in CD che in tempi recenti alcune benemerite etichette hanno provveduto a pubblicare. Nel caso specifico, ci occupiamo dei Màelmstrom, di cui Black Widow si è occupata di riproporre l’album d’esordio. Di questa band si sa in effetti pochissimo e addirittura non è chiaro se la loro discografia ammonti a uno o due lavori. Quello che è sicuro e conosciuto è che il gruppo era composto da ben sei elementi in grado di suonare una discreta quantità di strumenti diversi. Ed è proprio questo dispendio di strumenti, oltre a certi intrecci vocali, a riportare alla memoria i Gentle Giant, cui i Nostri somigliano e forse si ispiravano. Il debutto omonimo, uscito solo in Canada nel 1973 tramite una stampa privata col titolo di On the gulf, fu ristampato su CD solo nel 1997 da Black Moon Records con il titolo cambiato e due brani in più. Il lavoro originario del 1973 è composto da otto pezzi di estrazione sinfonica e dal carattere eclettico: le tracce mostrano un gruppo in grado di fondere con un certo gusto suoni elettrici ed acustici, con una incredibile abilità nelle linee melodiche anche se la voce solista non è straordinaria. Un sorta di malinconico incrocio tra Gentle Giant e Moody Blues con una tiepida propensione al jazz. La produzione è quella che è, gli arrangiamenti sono anonimi, ma da un punto di vista puramente compositivo i pezzi sono decisamente fantasiosi e per niente ripetitivi. La ristampa in oggetto prevede come bonus ancora i due brani dal vivo della precedente, registrati nel 1980 e quindi ben sette anni dopo il disco di esordio. La formazione è completamente stravolta: da sestetto diventa quartetto e solo due degli elementi originali sopravvivono. I suoni sono decisamente più elettrici e più duri, ma i pezzi hanno un non so’ ché di meccanico che non li rende certo all’altezza di quelli precedenti. Questo non va però a discapito di un lavoro consigliato vivamente a tutti i veri archeologi del prog di stampo sinfonico.