Pubblicato il Agosto 22nd, 2016 | by Paolo Carnelli
0Luciano Viti – Rock in camera (2013)
Casa editrice Postcart/Libro
Pagine 218
Luciano Viti è un grandissimo della fotografia degli anni 80 e 90: al suo attivo ci sono centinaia di servizi fotografici per il TV Radiocorriere, oltre a innumerevoli scatti realizzati per le principali case discografiche e poi utilizzati per campagne promozionali, comunicati stampa o addirittura nell’artwork di dischi e cd. Con Rock in camera, delizioso volumetto targato Postcart, Viti ci permette di entrare nel suo archivio, regalando ai nostri occhi circa 200 immagini, tutte di notevole bellezza e, soprattutto, corredate dalle didascalie e dalle chiose dell’autore: è infatti proprio grazie alla puntuale dotazione di note e commenti che le immagini prendono vita e ci raccontano la loro storia, spesso divertente e imprevedibile. Foto di grandi concerti, come quello dei Led Zeppelin a Zurigo nel 1980, o di Lou Reed al Circo Massimo nel 1983, si alternano a ritratti posati, foto scattate quasi sempre nelle hall o nelle suite di hotel prestigiosi, frutto di un rapporto cercato e costruito in pochi minuti (dieci di media) tra fotografo e artista: perché al di là del committente finale, sia esso una label importante o una testata giornalistica, è comunque il filo empatico tra Viti e i suoi soggetti a dover reggere la prova dello stress della vita on the road, fatta di innumerevoli variabili e imprevisti. Al fotografo e al suo staff può quindi capitare di doversi confrontare con direttori d’albergo o manager poco collaborativi, o di scontrarsi con musicisti stanchi e svogliati, magari anche poco amanti dei servizi fotografici, come Ennio Morricone o Roger Daltrey. In questo casi, chi scatta sa che il suo compito è comunque quello di portare a termine il suo lavoro a tutti i costi e riuscire a emergere dalla tenzone con l’agognato scalpo: Luciano Viti è un personaggio schietto e racconta con il sorriso la morbosità che si insinua tra le pieghe dei suoi servizi fotografici. Del resto, se non fosse stato per la sua totale dedizione alla causa, non sarebbe mai riuscito a mettere insieme questa fantastica galleria che va da Miles Davis a Frank Zappa, passando per Dylan, Bowie, Gabriel, Hammill, Byrne, Collins, Springsteen e tanti altri. Rock in camera, oltre che una lettura piacevole, è soprattutto uno spaccato prezioso di un’epoca e di un modo di lavorare forse ormai appartenente al passato, come le riflessioni dell’autore, riportate nell’intervista inserita nelle pagine finali del volume, lasciano malinconicamente intendere: “Qualche anno fa le riviste di tutto il mondo avevano costantemente bisogno di fotografie. Si stampavano milioni di copie, le case discografiche producevano a pieno regime dischi che vendevano centinaia di migliaia di copie, a volte milioni. Per cui investivano volentieri molto denaro in servizi fotografici promozionali. Oggi con le nuove tecnologie è facilissimo disporre gratuitamente di milioni di immagini, canzoni e news a portata di mouse, le riviste non vendono quasi più nulla, la discografia è quasi fallita e quindi non c’è più nulla da dire, purtroppo…”