Pubblicato il Agosto 23rd, 2016 | by Paolo Carnelli
0Le Orme – Uomo di pezza (1972)
Tracklist
Lato A
1. Una dolcezza nuova
2. Gioco di bimba
3. La porta chiusa
Lato B
4. Breve immagine
5. Figure di cartone
6. Aspettando l’alba
7. Alienazione
Personell
Toni Pagliuca (organo, synthesizer, piano, clavicembalo elettrico, mellotron, celesta) ● Aldo Tagliapietra (voce, chitarra bassa, chitarra elettrica e acustica 12 corde) ● Michi Dei Rossi (batteria, campane, percussione) ● Gian Piero Reverberi (Pianoforte su Una dolcezza nuova)
UOMO DI PEZZA è l’album più liberatorio delle Orme. Il precedente COLLAGE racchiude tutte le problematiche dell’opera prima: carico di entusiasmo e spinto da incontenibile voglia di esprimersi e di cambiare il mondo, COLLAGE si afferma esplodendo sul mercato. Ormai ce l’avevo fatta. Appagato e soddisfatto mi sono avviato verso i lidi della contemplazione da cui poter liberare tutta la gratitudine per il creato. Da questo sentimento è scaturita la serie di storie rivolte al femminile che compongono l’album — TONY PAGLIUCA
Ho sempre avuto un debole per UOMO DI PEZZA. A partire dalla copertina di Walter Mac Mazzieri (un olio su tela del 1972 intitolato “Garbo di neve”) con quelle figure sinuose e irreali, a metà strada tra Alice nel Paese delle Meraviglie e una versione fumettistica del Grido di Munch, da cui mutuano quasi la posa. Pur non essendo dichiaratamente un concept, l’album propone sette brevi storie al femminile, sette schizzi di donne (ma la donna potrebbe anche essere una sola) tradite dagli uomini e abbandonate dalla società, rincorse dai fantasmi di un passato doloroso che non può essere dimenticato. Donne tenute in scacco da paure quasi insuperabili (Una dolcezza nuova, La porta chiusa), che affondano le loro radici in traumi e violenze adolescenziali (Gioco di bimba, Figure di cartone, Aspettando l’alba). Donne risucchiate e perse in una sorta di vertigine spazio temporale (Alienazione), esseri al cui cospetto l’uomo si rivela ancora fatalmente e drammaticamente immaturo. La colonna sonora di questi racconti è, in pieno stile Orme, un’alternanza di vuoti e di pieni, un’altalena di dinamiche che vanno dal sussurrato al fortissimo, in cui spesso sembra far capolino, più che la dotazione tecnica di Emerson, Lake e Palmer, la sottile inquietudine timbrica che farà la fortuna dei Goblin.
L’iniziale Una dolcezza nuova chiarisce subito il concetto che sarà portante anche per gli altri brani: dalla potente apertura organistica di Pagliuca (una citazione de La Chaconne di J.S. Bach), il pezzo si scioglie nei liquidi arpeggi pianistici di Giampiero Reverberi (vero e proprio quarto membro aggiunto del complesso) chiamati a sostenere la voce limpida di Tagliapietra. L’atmosfera è intima e morbidamente crepuscolare, come in un romanzo di Flaubert. La successiva Gioco di bimba alimenta l’ambiguità di un disco che sa parlare all’ascoltatore su diversi piani narrativi: l’andamento deliziosamente cantilenante del brano, organizzato su un tempo ternario dall’incedere medievaleggiante, permetterà alla canzone di scalare le classifiche italiane, nonostante il testo tratteggi la storia di una violenza minorile. Il disco ha il suo fulcro nei sette minuti di La porta chiusa, dominata dall’Hammond emersoniano di Pagliuca e dalla ritmica possente di Michi Dei Rossi, ancora con un alternarsi di vuoti e di pieni che creano una sensazione di incertezza e di attesa.
Nella seconda facciata guadagna maggiore spazio l’acustica di Tagliapietra, ma non per questo cala la tensione: dagli arpeggi obliqui di Breve Immagine, squarciata da una violenta apertura di Mellotron, si passa all’incedere beat di Figure di Cartone, fino al cul de sac ipnotico di Aspettando l’alba. Lo strumentale Alienazione chiude il disco con la ferocia del serial killer: dopo l’assalto iniziale, su una ritmica tribale e ossessiva sono ancora il Moog e l’Hammond di Pagliuca a farsi portavoce, attraverso le dissonanze e la quasi cacofonia, di tutte quelle paure che spesso sono destinate ad accompagnarci, indelebili, per l’intero arco della nostra vita. Non a caso, una nuova versione di Gioco di Bimba è stata recentemente utilizzata come sigla per il serial TV Il mostro di Firenze, trasmesso su Fox Crime.