Pubblicato il Giugno 14th, 2017 | by Massimo Forni
0LATTE E MIELE – Passio secundum Mattheum (1972)
Tracklist
Lato A
1. Introduzione
2. Il giorno degli azzimi
3. Ultima cena
4. Getzemani
5. Il processo
6. I testimoni (1 parte)
Lato B
1. I testimoni (2 parte)
2. Il pianto
3. Giuda
4. Il re dei giudei
5. Il calvario
6. Il dono della vita
Personell
Marcello Dellacasa – chitarra classica, chitarra acustica, chitarra elettrica, violino, basso, voce ● Oliviero Lacagnina (Oliver) – pianoforte, organo Hammond a canne, clavicembalo crumar, mellotron, moog, celesta, voce ● Alfio Vitanza – batteria, tumbé, borghi, campane, frusta, flauto, voce
Tra i numerosi esempi di contaminazione tra rock e musica classica, particolarmente in voga negli anni ‘70, si impone all’attenzione degli appassionati l’album del 1972 PASSIO SECUNDUM MATTHEUM, una sorta di accorata preghiera dei Latte e Miele, il cui nome, come hanno chiarito gli stessi artisti, si ispira alla citazione biblica della “terra promessa, dove scorrono fiumi di latte e miele”…
I tre giovanissimi musicisti genovesi, dopo la partecipazione a vari raduni e festival alternativi, tra i quali quello di Villa Pamphili (l’ormai mitico proscenio, consacratore dei nuovi talenti della musica progressiva), nonché il Viareggio Pop e il Davoli Pop, firmano un contratto con la Polydor per realizzare questo loro primo lavoro. Quasi a rimarcare la forte ispirazione spirituale, il disco verrà presentato all’Oratorio S. Pietro, nei pressi del Vaticano. Rimarrà nella storia come la prima rock band che si è esibita davanti al Papa e, precisamente, il 20 settembre del ’73 alla presenza di Paolo VI. Analogamente ad altri gruppi italiani e non (vengono in mente, in primo luogo, Emerson Lake & Palmer, ma i protagonisti hanno dichiarato di essere stati influenzati anche da Beatles, Procol Harum, Yes e Genesis, oltre che da Strawinsky e da svariati musicisti jazz), la band adotta una formazione triangolare: Alfio Vitanza (all’epoca appena sedicenne) alla batteria, percussioni, flauto e voce, Marcello Giancarlo Dellacasa (che aveva già all’attivo una partecipazione con i Giganti in TERRA IN BOCCA) alla chitarra, basso, violino e voce solista e Oliviero Lacagnina alle tastiere e voce. I testi e le musiche sono accreditati a Dellacasa e Lacagnina. Alla realizzazione del long-playing partecipa il Coro Lirico della Scala di Milano.
Tutto partì da un’idea di Oliviero di riproporre la PASSIO SECUNDUM MATTEUM di Bach; da lì la successiva decisione della casa discografica di farne una composta da noi. Il testo lo prendemmo dai Vangeli e non fu una scelta religiosa, ma pensammo che la storia fosse bella da raccontare ai nostri coetanei, indipendentemente dal fatto che potesse essere cattolica o no. Era solo una bella storia di duemila anni fa, che è ancora attuale oggi. Qualcuno di noi crede, qualcun altro no. Ognuno la pensa in modo differente. — Alfio Vitanza
Occorre, però, una preliminare precisazione: contrariamente a quanto potrebbe supporsi, non possiamo parlare di una trasposizione dell’omonimo capolavoro di J.S. Bach. Chi immagina dal titolo che ci siano precisi e diretti collegamenti con l’opera di Bach, è messo “fuori pista”, se si esclude qualche vaghissimo riferimento e passaggio che ricordano modelli della musica classica. Del monumentale capolavoro composto dal genio di Eisenach, opera gigantesca per soli, doppio coro ed orchestra, sequenza di arie, ariosi, recitativi e cori, non sembra esserci molto nel lavoro dei Latte e Miele, che è comunque un’opera prog e va valutata solo sotto quest’ottica. Dopo le battute iniziali, nelle quali i gradi congiunti in una scala ascendente si sovrappongono ad una tonica prolungata, cupo presagio del dramma imminente, l’introduzione strumentale si sviluppa in modo vivace e festoso e poi, a seguire, brani dalla breve durata, con testi tratti dal Vangelo di S. Matteo (Il giorno degli azzimi, L’ultima cena, Il pianto, Getzemani, Il calvario, tra i più intensi). La voce narrante di alcune parti del racconto evangelico si alterna ad interventi cantati, immersi in una meditazione profonda sul mistero della morte e resurrezione di Gesù, sottolineata da delicati arpeggi, dai tocchi adamantini e leggiadri, limpide melodie e qualche sfumatura blues. La progressione del racconto della passione è coinvolgente e rimarca l’irriducibile opposizione tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male. Alle pause di intima riflessione, dai colori tenui, fa seguito qualche fugace momento di espansione dell’anima, che conferisce corposità alle linee sonore. Profonde suggestioni timbriche spianano la strada a un morbido e suadente tessuto melodico, intriso di grande tristezza. Alcuni pezzi cantati ricordano, per certi aspetti, le “messe beat”, ma i lunghi passaggi sono di chiara marca progressiva: su una base ritmica, a tratti ossessiva, si sviluppa l’eloquenza strumentale dei solisti. Le voci, però, con la sola esclusione del coro lirico, non sembrano all’altezza delle ambizioni che un titolo così importante fa intuire. Sul finire dell’ultimo pezzo, Il dono della vita, i toni malinconici si sciolgono gradevolmente nella conclusiva gioia pasquale. Pertanto, anche nell’epilogo delle due opere, quella dei genovesi e del musicista tedesco, c’è una divergenza netta: la conclusione della Passione di Bach è drammatica e accorata, una delle espressioni più profonde del dramma del dolore umano e divino. Nell’epilogo del disco dei Latte e Miele c’è un repentino mutamento delle atmosfere dolenti in un clima radioso, un’improvvisa espressione di serena letizia. L’opera dei genovesi, strutturata in dodici brani, dalla durata complessiva di poco più di mezz’ora, rappresenta comunque un’efficace sintesi di lirismo e dramma, con corali contraddistinti da un pathos a tratti molto intenso, ma con il limite di una elaborazione dei generi a volte confusa.
Ho sempre sostenuto che il prog, la musica che più amo, non potesse durare a lungo per una certa complessità contraria al “facile ascolto” di cui pare la maggior parte del mondo abbia bisogno… — Alfio Vitanza
PASSIO SECUNDUM MATTHEUM è un long-playing ascrivibile alla categoria dei concept-album, contraddistinto da un filo conduttore unitario che lega le varie composizioni e, per la tematica religiosa trattata, si può accostare ad altri dischi prog italiani del periodo, come ad esempio LA BIBBIA del Rovescio della Medaglia, pubblicato l’anno precedente. Qualcuno ha fatto rilevare in alcune parti diverse similitudini “sospette”, ma per la verità si tratta di valutazioni esagerate. Nella rimasterizzazione in digitale dell’album del 1994 (curata da Dario Bontempi presso lo studio “Eclisse” di Milano) è stato inserito come bonus track il singolo del 1974 Mese di maggio, una canzone commerciale fuori contesto e del tutto priva di valore artistico. In sintesi, nonostante alcune ingenuità indotte dall’inesperienza giovanile, la PASSIO è un lavoro particolarmente gradevole e interessante per i suoi contenuti, sia musicali sia testuali.