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Pubblicato il Settembre 13th, 2016 | by Paolo Carnelli

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La fabbrica dell’assoluto – 1984: L’ultimo uomo d’Europa (2015)

Tracklist
1. I due minuti dell’odio
2. 4 aprile 1984
3. Chi controlla il passato controlla il futuro
4. Chi controlla il presente controlla il passato
5. O’Brian
6. Bispensiero
7. La ballata del Prolet
8. L’occhio del teleschermo
9. Giulia
10. Lo sguardo nel quadro
11. Processo di omologazione
12. La stanza 101
13. La canzone del castagno
14. Amava il Grande Fratello

Etichetta Black Widow  /CD

Durata 55’07”

Personell
Claudio Cassio (voce, cori) ● Daniele Fuligni (Hammond, Minimoog Model D, Mellotron, Pianoforte, Binson Echorec 2, Logan String Melody, Davolisint, effetti sonori) ● Marco Piloni (basso elettrico, basso fretless, contrabasso, generatore BF, Jen Sx 1000) ● Michele Ricciardi (batteria, percussioni) ● Daniele Sopranzi (chitarra elettrica, chitarra acustica, lapsteel, generatore BF, Binson Echorec 2, effetti sonori, cori). Special guest: Pino Ballarini (voce on La canzone del castagno)

Al Progressivamente Free Festival dello scorso anno, l’esibizione de La Fabbrica dell’Assoluto ha lasciato tutti senza fiato. E l’ascolto del debut album 1984: l’ultimo uomo d’Europa trasmette sensazioni analoghe: la musica ti scoppia in testa come nella migliore tradizione degli Area, del Balletto di Bronzo, della Raccomandata con Ricevuta di Ritorno o del Museo Rosenbach. Un legame forte con il rock progressivo italiano degli anni ’70, testimoniato oltre che dall’abrasività dei brani, anche dal suono purissimo che sgorga dagli strumenti. Tutto ruota intorno all’incredibile armamentario tastieristico allestito dal bravissimo Daniele Fuligni: Hammond, Minimoog, Mellotron, Logan String Melody, Davolisint… un museo vintage sapientemente filtrato attraverso una miriade di pedali ed effetti, come il mitico Binson Echorec 2. Intorno alle tastiere e alle loro cavernose evoluzioni, la band si muove compatta e allineata come un uomo solo, senza cali di tensione. Il risultato è un tour de force psicotico e distopico che ben si addice alle tematiche plumbee e opprimenti dell’album, dichiaratamente ispirato al celebre romanzo pubblicato da George Orwell nel 1949. L’ascolto di 1984: l’ultimo uomo d’Europa non è (e non poteva essere altrimenti) una passeggiata di salute, ma è uno dei pochi dischi pubblicati negli ultimi tempi in grado di connettere musica e letteratura in maniera convincente.

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