Pubblicato il Settembre 25th, 2023 | by Paolo Formichetti
0Il Bacio della Medusa – Imilla (2023)
1. Un visto per la Bolivia
2. Amburgo 1 Aprile 71
3. La Dolorida
4. Zio Klaus
5. Dentro Monika qualcosa non va
6. Ho visto gli occhi di Inti virare a nero
7. Senior Service
8. Lo specchio di Hans Ertl
9. Colt Cobra 38 Special
Etichetta AMS
Durata 44’20”
Simone Cecchini (vocals, acoustic guitar, kazoo) ● Federico Caprai (bass) ● Andrea Morelli (electric guitar, steel guitar) ● Diego Petrini (drums, percussions, piano, organ, synth, mellotron, Melodica, typewriter) ● Eva Morelli (flute, alto & soprano sax)
A cinque anni dallo splendido SEME (2018), con il solo “intermezzo” del gioiellino live ANIMACUSTICA (2020), la band umbra Il Bacio della Medusa pubblica finalmente il suo nuovo, attesissimo, album in studio intitolato IMILLA ed edito come i precedenti da AMS Records.
Il disco è un concept album che nasce dalla penna di Simone Cecchini e narra, con un andamento temporale non lineare, le vicende di Monika Ertl, la donna tedesca naturalizzata boliviana che vendicò la morte di Ernesto Guevara uccidendo ad Amburgo l’allora console boliviano Roberto Quintanilla Pereira, coinvolto proprio nell’omicidio del Che (Imilla era il nome da battaglia che la ragazza si era data all’interno dell’Esercito di Liberazione Nazionale boliviano). Il certosino e pregevole lavoro compositivo di Cecchini, pensato inizialmente per una release solistica di stampo più cantautorale, ha visto solo in un secondo momento il coinvolgimento dei compagni di band (tra le cui fila va registrato l’ingresso di Andrea Morelli, giovane e validissimo chitarrista, fratello minore della flautista e sassofonista Eva Morelli). Il lavoro di squadra, coordinato da Diego Petrini, ha pertanto plasmato i brani in chiave maggiormente prog, sulla falsariga di quanto fatto in passato dalla band nei cui album la componente cantautorale si è sempre fusa alla perfezione con un hard progressive ricco di tecnica ed energia.
Il disco si apre con il rumore dei tasti di una macchina da scrivere che, supportata da vocalizzi e da un ironico kazoo, sembra intenta a riportare su carta le vicende che di lì a breve inizieranno a essere raccontate in musica e parole e che, un po’ a sorpresa, raggiungono il loro climax drammatico già nel brano successivo (Amburgo 1 Aprile 71) nel quale si compie la vendetta di Imilla. La musica si fa pertanto tesa con un sax vandergraffiano a supportare le taglienti chitarre del giovane Morelli. Lo stesso mood prosegue con La Dolorida, nella quale le vicende narrative tornano indietro nel tempo a descrivere l’esilio dorato del padre di Imilla, fuggito in Bolivia a causa della sua collusione col regime nazista. Il brano, piuttosto vario, inizia e finisce come una sorta di ballad nella quale si fa apprezzare non poco la chiusura strumentale caratterizzata dal sax fatato di Eva Morelli e dall’intervento solistico del talentuoso fratellino alla sei corde. Un’atmosfera macabra, degna del migliore dark-prog italiano, introduce l’amico di famiglia del padre di Imilla, Zio Klaus, boia nazista, descritto da Cecchini con parole e un’interpretazione vocale che fanno davvero venire i brividi.
In Dentro Monika qualcosa non va si compie la metamorfosi della protagonista che si sente sempre più lontana dal modello di vita paterno e da una vita programmata come sposa e madre che le risulta sempre più difficile da accettare. Il tormento interiore della protagonista è ben supportato dalla musica con accenni reggae perfettamente fusi ai tempi dispari del prog e a un ritornello cantautorale. Funky, progressive, accenni di jazz-rock caratterizzano l’irresistibile Ho visto gli occhi di Inti virare a nero, nel quale la musica veloce, ritmata e tutto sommato allegra fa da contrasto con le liriche drammatiche che raccontano la morte di Inti Peredo, compagno di vita e di guerriglia di Imilla. Nella successiva Senior Service, ancora una volta ottimamente cangiante tra un inizio da ballad e successive divagazioni jazz-rock, la ribellione mette Monika nella posizione di poter vendicare le morti del Che e del suo amante Inti Peredo.
Il finale del disco è affidato a Lo specchio di Hans Ertl, malinconica ballad elettrica che accompagna l’amaro bilancio della vita controversa del padre di Imilla, per concludersi poi con la drammatica morte della ragazza alla fine di un brano prevalentemente strumentale nel quale la band da sfogo alla propria perizia tecnica in uno stupendo gioco di rimandi ad alcuni dei temi musicali ascoltati precedentemente nel corso dell’album.
Una doverosa citazione va fatta, in conclusione, per il bell’artwork del disco, che rimanda alle locandine dei “poliziotteschi” anni Settanta e degli Spaghetti-western e che racchiude degnamente uno dei lavori più riusciti della band.
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