Pubblicato il Agosto 31st, 2016 | by Paolo Formichetti
0Il Bacio della Medusa – Deus Lo Vult (2012)
1. Invocazione alle Muse
2. Indignatio (Infedeli in Terra Santa)
3. Urbano II bandisce la Prima Crociata
4. Simplicio
5. Deus lo vult
6. La beffa (non un trono, non un regno… solo sdegno)
Etichetta autoproduzione
Durata 33’53”
Simone Cecchini (vocals, choirs, acoustic guitar, harp) ● Simone Brozzetti (electric guitar) ● Federico Caprai (bass) ● Eva Morelli (flute, sax, theremin) ● Diego Petrini (drums, percussions, mellotron, organ)
Il Bacio della Medusa è, a parere di chi scrive, una delle migliori prog band italiane degli ultimi anni. La loro proposta musicale è un hard progressive di matrice settantiana, un po’ sulla falsariga del mitico Biglietto per l’Inferno, misto a influenze folk e cantautorali (soprattutto nel modo di creare le orecchiabili melodie vocali). Il caleidoscopio musicale del BDM si basa innanzitutto sulla chitarra sporca e aggressiva di Simone Brozzetti che macina riff su una base ritmica precisa ed incalzante, condotta magistralmente dal bravo bassista Federico Caprai e da Diego Petrini, batterista e tastierista con al seguito l’immancabile campionario di strumenti vintage. Su tale straordinaria struttura musicale brillano come gemme i contributi del cantante Simone Cecchini, dalla splendida voce duttile e teatrale, autore di testi colti e raffinati, e di Eva Morelli il cui flauto ubiquitario, ora dolcissimo, ora aggressivo è pura delizia per le orecchie. La miscela è straordinaria: i brani, spesso lunghi e complessi, si stampano comunque nella mente dopo pochi ascolti grazie a melodie vocali assolutamente vincenti. L’ultimo lavoro del gruppo, intitolato Deus Lo Vult, si presenta racchiuso in una confezione digipack veramente molto bella, ed è un concept ambientato al tempo della Prima Crociata che narra le immaginarie traversie passate da Simplicio, ipotetico signorotto perugino, partito per la Terra Santa colmo di ambizioni e tornato nell’Umbria natia come si suol dire “cornuto e mazziato” (anche nell’accezione più letterale del termine…). Il lavoro è coeso e ben strutturato, con Cecchini che istrioneggia interpretando i vari personaggi in un avvincente e unico flusso musicale e narrativo. I brani sono tutti di altissimo livello. Quello di impatto più immediato è di sicuro rappresentato dalla title-track, splendida e furiosa cavalcata hard-prog in odore di Deep Purple, mentre l’unico pezzo forse non del tutto convincente è Urbano II bandisce la prima crociata, sorta di marcetta da opera buffa, funzionale alla narrazione ma forse un po’ troppo in contrasto col tono drammatico del lavoro. In conclusione, una nota di lieve rammarico va riferita alla durata veramente breve del cd (poco più di mezz’ora) che lascia un po’ di amaro in bocca.