Pubblicato il Agosto 25th, 2016 | by Paolo Carnelli
0Giancarlo Erra (Nosound)
I dieci dischi dell’isola deserta di GIANCARLO ERRA, dal 2005 mente e motore dei Nosound, indiscutibilmente uno dei nuovi progetti italiani più apprezzati all’estero. Nel suo curriculum artistico figurano anche preziose collaborazioni con Tim Bowness (No-Man) e Chris Maitland (Porcupine Tree)… recentemente ha anche aperto un suo studio di registrazione e mastering… more info: www.nosound.net – www.facebook.com/thebenchmusic
AGAETIS BYRJUM – Sigur Ros (1999)
I Sigur Ros e il loro secondo album Agaetis Byrjum sono stati secondo me i capostipite della musica degli anni 2000. A parte i mostri sacri del rock anni 70, per me questo album rappresenta la perfezione musicale, qualcosa che nessuno aveva fatto prima, un’ispirazione, composizione e produzione che hanno fatto scuola molto piu’ di quello che tanti vogliono ammettere. Forse la mia band preferita in assoluto oltre che disco preferito, e uno che sicuramente per me merita il suo posto nei primi 3 della mia isola deserta: incredibilmente e unicamente magnifico e proveniente da un altro mondo, mi ha portato lontano dal rock e verso nuovi orizzonti tanto che oggi il rock e’ solo una minima parte dei miei ascolti musicali. Un lavoro di struggente e alienante bellezza
CODENAME: DUSTSUCKER – Bark Psychosis (2004)
Uno di quegli album che mi hanno fatto scoprire cose del passato (gli ultimi Talk Talk per esempio) e allo stesso tempo mi hanno mostrato un’idea diversa di musica racchiusa intorno al termine ‘post rock’. Un album ricco di suggestioni elettroniche, cose scure e cose molto malinconiche (come lo stupendo brano di chiusura), assoli di chitarra completamente folli… una produzione eccellente per un album che secondo me ha segnato parecchia della musica che lo ha seguito. Un esempio di come un eccellente produttore con eccellenti idee e musicisti possa creare un capolavoro e coniare di fatto un nuovo genere musicale
THE SKY MOVES SIDEWAYS – Porcupine Tree (1995)
All’inizio della sua carriera, Steven Wilson aveva un grande talento come produttore, una mente fervida di idee e molte influenze provenienti dal rock psichedelico e progressivo degli anni 70. A tutto questo ha unito la passione per la musica elettronica e rock contemporanea, e ha portato il messaggio dei Pink Floyd (principalmente) nella musica di oggi. Ricordo ascoltando The Sky Moves Sideways di aver pensato che finalmente qualcuno aveva scritto musica come io avrei immaginato potessero fare i Pink Floyd se fossero nati oggi (allora!). Questo album e tutto il primo periodo dei Porcupine Tree sono stati grandi compagni di viaggio e mi hanno insegnato tanto del mestiere di essere musicista, oltre ad aver influenzato innumerevoli band odierne. Un album bellissimo che contiene i pezzi secondo me migliori della produzione di Wilson: The Moon Touches Your Shoulder e la title track
IN THE COURT OF THE CRIMSON KING – King Crimson (1969)
Credo che la presenza di questo album nella mia top ten sia quasi scontata… è un disco che fa parte della formazione di ogni musicista. Contiene Epitaph che per me è tra i tre pezzi più belli che abbia mai ascoltato in vita mia. Non c’è molto altro da dire, se non che è un lavoro sostanzialmente perfetto: puro genio creativo ed esecutivo, il meglio mai fatto secondo me nella storia della musica tra ispirazione e capacita’ musicale…irripetibile ed irragiungibile, la base di tutto cio’ che e’ seguito.
THE DIVISION BELL – Pink Floyd (1994)
Dei Pink Floyd potrei citare tutti gli album, ma se dovessi sceglierne uno sceglierei questo perché è l’unico contemporaneo a me, il mio primo cd comprato con la paghetta. Non posso dimenticare il momento in cui messo il cd nel lettore con le cuffie ed è partita Cluster One: una serie di emozioni mai provate prima si sono aperte e liberate dentro di me e da allora sono diventate la mia vita. Quando ho ascoltato quel brano ho capito cosa volevo fare nella vita e cosa era la musica per me. Ironia della sorte, anni dopo con un po’ piu’ di anni, sono riuscito a cogliere anche l’infinita struggente bellezza di High Hopes, brano di chiusura di un album e di una carriera, di una vita. Non credo esista (o esisterà) band al mondo in grado di scrivere un brano più adatto a chiudere una storia come quella dei Pink Floyd: l’addio perfetto che ti fa desiderare di averne altri per provare di nuovo una tale forza di emozioni
SECONDS OUT – Genesis (1977)
Con i grandi del passato ho sempre avuto il problema che quando loro c’erano io non ero ancora nato, e in un certo senso sono nato e ho cominciato ad ascoltare musica quando i cd erano già nati (e si potevano anche affittare!). Per questo il mio orecchio ha sempre apprezzato la qualità sonora come parte fondamentale della musica. Non posso non ammettere che i Genesis siano state una delle band fondamentali per il mio gusto e formazione, ma alla fine credo che per qualita’ sonora e risultato finale l’album in cui hanno dato il meglio come band sia stato il live Seconds Out. So che i puristi di Gabriel non saranno d’accordo, e in realtà mi piace Peter Gabriel molto di più di Phil Collins, ma per qualche motivo Seconds Out è per me il punto massimo che hanno raggiunto i Genesis e un album che non mi stanco mai di ascoltare
OK COMPUTER – Radiohead (1997)
I Radiohead sono stati forse gli eredi dei Pink Floyd in termini di innovazione, e pur non essendo un fan di ogni loro singolo album, credo siano un esempio di come anche oggi si possa provare a essere innovativi. Questo album in particolare è stato un capostipite, l’album per eccellenza degli anni 90 per un certo tipo di rock alternativo, in cui i Radiohead hanno creato e miscelato e prodotto suoni come nessuno mai aveva fatto prima. Una pietra miliare nella storia del rock degli ultimi 20/30 anni, un magnifico esempio di produzione che ha fatto scuola, e forse la migliore sintesi dei Radiohead degli inizi e di ciò che sono diventati dopo. Dentro ci sono le influenze degli anni 70 ma in un disco incredibilmente moderno
AENIMA – Tool (1996)
Sono sempre stato un amante degli estremi: mi piace la musica malinconica e lenta, o quella scura e potente, tutto il resto in mezzo difficilmente mi emoziona e quasi sempre mi annoia (e annoia chi intorno a me vorrebbe ascoltare cose piu’ normali o intermedie!). Da adolescente, e non solo, sono stato un ascoltatore di musica hard, ma i Tool con Aenima sono stati per me come i Radiohead nel rock: hanno portato un genere nuovo all’interno della musica hard. Un album scurissimo e disturbato, geniale e depurato dalle esagerazioni delle forme più estreme di metal. Certo l’ombra dei Led Zeppelin c’è e si sente, ma Aenima è’ un album che ha portato quel tipo di musica nel futuro
SHADOW OF THE SUN – Ulver (2007)
Anche se relativamente moderno, questo album è secondo me un capolavoro tristemente ignorato da molti. Una band passata dal metal all’elettronica in una varietà di idee e approcci invidiabili. La prima volta che ho ascoltato questo lavoro sono rimasto completamente rapito: è forse l’album più scuro e malinconico che abbia mai ascoltato, ma proprio per questo è uno dei miei preferiti. Non saprei come definirlo in termini di genere musicale: contiene sicuramente molta elettronica ma ha in qualche modo un approccio ‘canzone’ o rock, uniti appunto alle sonorità elettroniche, che lo rende unico. In particolare il brano di apertura, Eos, è nella mia top 3 dei brani più belli che abbia mai ascoltato, e accompagnato al brano di chiusura (una sorta di coda del brano di apertura) potrei ascoltarlo a rotazione senza mai stancarmi. Un capolavoro di struggente e deprimente bellezza
THE BEST OF ARVO PART – Arvo Part (2004)
L’influenza della musica seriale e minimalista è sempre stata molto grande per me, e più passano gli anni più diventa la base del mio ascolto musicale. Un tipo di approccio che può essere declinato in vari modi e in vari generi, ma che alla base prevede l’approccio minimalista in cui l’importante non è la musica in se ma l’emozione che questa porta o genera in chi ci si abbandona senza bisogno di essere trascinato o guidato. Da Olafur Arnald a Brian Eno, potrei citare innumerevoli nomi che secondo me incarnano questo approccio, ma la musica di Arvo Part è quella che forse sceglierei come esempio principale