Pubblicato il Settembre 6th, 2016 | by Paolo Formichetti
0Fufluns – Lo Spaventapasseri (2016)
1. Grecale
2. Lamento d’ uno Spaventapasseri
3. Stella del Vespro
4. Maestrale
5. Tra 1000 Gendarmi l’ Amore
6. Ricordo di Nene
7. Scirocco
8. Come un Salice
9. Morte di Nene
10. Libeccio
11. Il Foco
12. Addio ai Corvi
Etichetta Ma.Ra.Cash
Durata 59’50”
Simone Cecchini (vocals) ● Stefano Piazzi (electric and acoustic guitars) ● Guglielmo Mariotti (bass) ● Marco Freddi (drums) ● Alfio Costa (keyboards)
I Fufluns (nome etrusco per il dio Dioniso/Bacco) nascono dall’incontro – umano ancor prima che artistico – tra Simone Cecchini, cantante del Bacio della Medusa e Alfio Costa, tastierista di Prowlers, Daal e Tilion. Il progetto, dalla gestazione lunga e laboriosa, emette i suoi primi vagiti nel 2008 allorquando Cecchini, menestrello rock prestato al progressive, rispolvera una sorta di filastrocca composta anni prima e le costruisce intorno una serie di brani a formare l’embrione di un concept. Le cose, nonostante l’innesto di Guglielmo Mariotti (ex Taproban e The Watch) al basso, stentano a decollare e l’unica concreta realizzazione della band è un brano che nel 2011 finisce sul progetto della fanzine finlandese Colossus dedicato al Decamerone. I Fufluns rimangono in una sorta di “animazione sospesa” fino al 2014 quando finalmente vengono composti i nuovi brani che vanno a completare il racconto della tragica storia d’amore tra uno spaventapasseri e la bella Nene (il tutto corredato da un ampio campionario di personaggi favolistici quali corvi, venti e gendarmi). Ai musicisti fondatori si aggregano Stefano Piazzi e Marco Freddi, già in forze ai Prowlers, mentre il bassista del Bacio della Medusa, Federico Caprai, contribuisce artisticamente disegnando una bella copertina in stile favolistico. Il disco si apre con Grecale, strumentale in chiave new prog che fa da introduzione alla filastrocca Lamento di uno spaventapasseri, un pezzo che potrebbe tranquillamente essere assimilato a uno dei momenti più acustici e cantautorali del Bacio della Medusa. Questa iniziale dicotomia tra “new” e “old” si rivela essere la piacevole chiave di lettura di tutto il disco, che infatti prosegue alternando dolci ballate condotte dal piano (Ricordo di Nene) o dalle chitarre acustiche (Morte di Nene) ad aperture strumentali elettriche e partiture tastieristiche dalle sonorità più moderne. Il disco arriva al termine ancora sulla stessa falsariga sebbene talvolta la componente old prog si rifaccia in particolare alla musicalità de Le Orme e ad altri modelli (il finale di Addio ai corvi è decisamente tulliano grazie al flauto traverso dell’ospite Vincenzo Zitello), e altre volte l’anima cantautorale di Cecchini si faccia ancora più preponderante (Il Foco sembra un inedito del compianto Pierangelo Bertoli, tanto nella linea melodica quanto nell’arrangiamento). Per chi ama le influenze citate si tratta di un disco da non perdere, graziato da una delle voci più belle che il progressive tricolore possa vantare.