Pubblicato il Dicembre 21st, 2016 | by Lorenzo Barbagli
0Frost* – Falling Satellites (2016)
1. First Day
2. Numbers
3. Towerblock
4. Signs
5. Lights Out
6. a. Heartstrings
b. Closer To The Sun
c. The Raging Against The Dying Of The Light Blues
d. Nice Day For It.
e. Hypoventilate
f. Last Day
7.Lantern
8.British Wintertime
Etichetta InsideOut Music /CD
Durata 66’10”
Jem Godfrey (keyboards, vocals) ● John Mitchell (guitars, vocals) ● Nathan King (bass) ● Craig Blundell (drums) ● Joe Satriani (guitar solo on “Closer To The Sun”)
Quando Jem Godfrey nel 2008 gettò la spugna con i Frost* per motivi personali, decidendo di porre fine al progetto, sembrava che non ci fossero margini per un ripensamento. Da allora sono passati otto lunghi anni, nei quali Godfrey ha tenuto un basso profilo, concentrandosi sui lavori di produzione per rallentare i ritmi per lui usuranti imposti dall’essere il leader di una band. Il ritorno dei Frost* è avvenuto quindi lentamente, con la pubblicazione di un DVD live nel 2013, qualche data dal vivo e l’annuncio di due nuovi album che avrebbero costituito un progetto unitario intitolato Six Minutes In September, idea poi abbandonata in favore di questo Falling Satellites. I primi due lavori dei Frost* sono ormai dei classici indispensabili per capire come si possa produrre oggigiorno progressive rock con le moderne tecnologie, sfruttando tutte le commistioni ibride che ha da offrirci l’elettronica tanto detestata dai puristi, ma Falling Satellites si spinge ancora più in là. Non che vada a concorrere con l’ipertrofia sintetica di Experiments in Mass Appeal ma, partendo da quelle premesse, osa aggiungerci tonnellate di chorus epici che scaturiscono da progressioni audaci e synth a profusione, come sottolineano Numbers, Signs e Heartstrings, raggiungendo livelli eccelsi nella multiforme The Raging Against the Dying of the Light Blues in 7/8. I Frost* rischiano seriamente di inventare un nuovo genere che andrebbe catalogato sotto il nome di techno prog, non avendo paura di confrontarsi con beat a metà strada tra il drum n’ bass e l’R&B (confondendo batteria umana ed elettronica) sulla sorprendente Towerblock, un’impressionante opera di montaggio digitale da rimanerne storditi, senza tralasciare le inclinazioni pop con cui spesso Godfrey ha a che fare nelle vesti di produttore, mettendo sul piatto momenti più riflessivi come Lights Out e Last Day. L’esperimento con il pop continua su Closer to the Sun e viene declinato in ambiti sempre pronti allo sconfinamento con quel prog anni ’90 di Porcupine Tree, Ozric Tentacles e Steve Hillage, che andava a flirtare con la cultura trance/dance. Con Falling Satellites i Frost* non fanno altro che farci rimpiangere la loro assenza durata anche troppo tempo, regalandoci un altro album pazzesco.