Pubblicato il Settembre 4th, 2016 | by Paolo Carnelli
0Fabio Zuffanti – La Quarta Vittima (2014)
1. Non posso parlare più forte
2. La certezza impossibile
3. L’interno di un volto
4. La quarta vittima
5. Sotto un cielo nero
6. Il circo brucia
7. Una sera d’inverno
Etichetta AMS/CD
Durata 54’37”
Saverio Malaspina (batteria, loops, percussioni on tracks 2 – 4,7) ● Paolo Tixi (batteria on tracks 1, 6) ● Enzo Zirilli (batteria on track 5) ● Riccardo Barbera (basso elettrico, basso fretless, contabbasso) ● Laura Marsano (chitarre elettriche e acustiche) ● Emanuele Tarasconi (piano, fender rhodes, organo hammond, minimoog) ● Alberto Tafuri (piano, fender rhodes, organo hammond, sintetizzatore) ● Gian Marco Pietrasanta (sax, flauto) ● Fabio Biale (violino) ● Luca Scherani (vibrafono, glockenspiel) ● Agostino Macor (theremin) ● Rossano Villa (mellotron, clavinet, sintetizzatore, space echo, clavicembalo, fender rhodes, trombone) ● Carlo Carnevali (cori, urlo) ● Simona Angioloni (cori)
Dal post rock al jazz rock, dal cantautorato al glorioso pop italiano degli anni ’70, dalle colonne sonore alla musica elettronica, Fabio Zuffanti ha approcciato quasi ogni genere musicale, dimostrando di saperlo padroneggiare con intelligenza e soprattutto di essere capace di produrre sempre qualcosa di coerente. Ora, con La Quarta Vittima, è come se tutti i pezzi del mosaico trovassero finalmente una loro collocazione definitiva. Potremmo parlare tranquillamente di musica “totale”, di un’esperienza sonora dove quasi ogni espressione stilistica esistente è rappresentata degnamente e collegata coerentemente in un pentagramma in continua mutazione, che rende ogni volta l’ascolto un percorso pieno di sorprese. Rispetto alle precedenti uscite, il grande merito di Zuffanti è di saper alternare e bilanciare atmosfere e stati d’animo. Ai momenti più muscolari, sinfonici e cromatici, resi ancora più efficaci da una sezione ritmica tiratissima e da una nutrita schiera di tastiere tra cui spicca la cupa magniloquenza del vecchio e glorioso Mellotron, fanno infatti da contraltare squarci di struggente e minimale malinconia, cantautorali, orchestrati sottovoce dal pianoforte, dal violino o da una chitarra acustica. Il volo libero è invece sovente affidato ai fiati (sax, flauto e anche trombone) nell’accezione tanto cara ai Van der Graaf Generator, ai Nucleus o ai King Crimson di Lizard: strumenti per i quali Zuffanti ha un debole da sempre. Per scelta, l’apporto strumentale del compositore genovese è ridotto al minimo: il suo ruolo in questo caso è piuttosto quello di direttore d’orchestra e di suggeritore, in un percorso che ha permesso a ognuno dei musicisti ha potuto sviluppare liberamente le sue partiture dalle melodie di partenza. E’ qui che si viene a creare quella stessa sensazione di “totalità espressiva” di cui parlavamo, già ricercata e trovata da Steven Wilson nel suo recente e celebratissimo The Raven That Refused to Sing (non a caso citato da Zuffanti nei credits), a cui La Quarta Vittima può essere in qualche modo accostato; è qui che la somma delle parti genera nell’ascoltatore meraviglia e ci si scopre di nuovo avvinghiati a un cordone ombelicale fatto di vibrazioni e di emozioni, dal quale sentiamo di ricevere nuovamente uno stimolo vitale per la nostra anima.