Pubblicato il Novembre 23rd, 2016 | by Massimo Forni
0EMERSON LAKE & PALMER – Pictures At An Exhibition (1971)
Tracklist
Lato A
1. Promenade
2. The Gnome
3. Promenade
4. The Sage
5. The Old Castle
6. Blues Variation
Lato B
1. Promenade
2. The Hut of Baba Yaga
3. The Curse of Baba Yaga
4. The Hut of Baba Yaga
5. The Great Gates of Kiev
6. Nutrocker
Personell
Keith Emerson – pipe organ, Hammond organs, Moog modular synthesizer, clavinet ● Greg Lake – vocals, bass, acoustic guitar ● Carl Palmer – drums, percussion
Pictures at an exhibition compare nella discografia ufficiale degli Emerson Lake & Palmer come terzo album in ordine di pubblicazione (1971), ma in realtà era un progetto presente nella mente di Keith Emerson già da anni, quando ancora militava nei Nice…
Un famoso pezzo di musica classica, è vero, ma anche molto di più: i Quadri di un’esposizione del musicista russo Modest Mussorgsky sono un’autentica pietra miliare della musica classica per la loro spiccata modernità, e per uno sviluppo musicale che si emancipa dalle forme mitteleuropee, dalla scuola germanica. Mussorgsky è un autore che elabora un linguaggio personale, originale, che prescinde dagli sviluppi formali tipici del movimento romantico fino ad allora in voga, consacrati dalla tradizione germanocentrica. Ha un ruolo storico importante, un modo proprio di includere il materiale di derivazione popolare e tradizionale. Non è lontano soltanto da alcune forme romantiche: è un caso a parte, uno spiraglio verso un modo di comporre che si affranca dalle forme stabilite, allora imperanti.
Gli ELP non trascrivono: fanno riferimento a Mussorgsky, ed è questo l’approccio giusto. Pictures at an exhibition è un’opera degli Emerson Lake & Palmer, non è una semplice, moderna interpretazione dei “Quadri” del compositore russo, che invece costituiscono solo un riferimento testuale, sul quale i musicisti britannici costruiscono un’opera a sé stante, con uno sviluppo del tutto diverso. L’esito è molto felice: se, al contrario, avessero solo interpretato Mussorgsky, il risultato non sarebbe stato di certo lo stesso. C’è un proficuo rapporto dialettico, quindi, tra le due composizioni; in questo senso va valutato il lavoro degli ELP, va analizzato che cosa nasce dal musicista russo e che cosa si realizza negli ELP in rapporto a quel riferimento. E’ un’altra opera quella del trio inglese ed era l’unica soluzione plausibile, l’unica strada per non diventare dei semplici clonatori: non si ritrovano solo elementi ammodernanti, semplici orpelli; c’è un livello molto più alto rispetto ad altri musicisti rock coevi, c’è un’idea di complessità dell’opera, con un’efficace fusione di elementi delle due composizioni.
Volevamo fare impressione. Era un’idea che mi frullava in testa da tempo: fondere un famoso pezzo di musica classica con della potente musica rock’ n ’roll — KEITH EMERSON
L’album è una registrazione dal vivo, realizzata il 26 marzo 1971 alla Newcastle City Hall. Le cose, però, non furono semplici: l’etichetta americana si rifiutò di pubblicare il disco (Pictures at an exhibition e Tarkus dovevano, in realtà, essere dati alle stampe come un unico doppio LP, venduto a un prezzo speciale), ritenendolo una sorta di spazzatura musicale, che avrebbe rovinato la loro carriera. Fu così che l’album venne originariamente pubblicato solo in Europa, riscuotendo un successo così grande da indurre l’Atlantic a cambiare subito idea. I tre musicisti sono giovanissimi, ma il risultato è un lavoro che rivela una piena maturità artistica. Uno stile molto personale, una raffinatezza delle soluzioni strumentali, che costituisce un’eredità a cui si attinge ancora oggi a piene mani, nonostante siano passati molti anni. E’ il trionfo della nuova tecnologia al servizio di una fertile creatività artistica: altro che esibizionismo virtuosistico, di cui parlano i vari detrattori! L’elevata tecnica di cui sono dotati i tre artisti consente loro di sfruttare pienamente le risorse sonore dello strumento e di veicolare qualcosa di profondo e di complesso, arricchendo enormemente il linguaggio musicale.
Con Promenade siamo avvolti dalla luminosa serenità dell’epica melodia iniziale, ripresa ed esaltata dalla voce eterea del bassista Greg Lake (impegnato in testi, per la verità, non all’altezza di un progetto così ambizioso), protagonista poi, con The Sage, di una memorabile ballata acustica, che incanta per la sua catturante immediatezza, regalando un intenso momento di intimismo. A seguire, una concitata progressione delle tastiere: una autentica esplosione di suoni, uno sfolgorio di luci mutevoli e contrastate, talvolta abbaglianti, funambolici movimenti e brusche sterzate, che raggiungono il culmine con Blues Variation, caratterizzato da vibrante frenesia, nella quale il virtuosismo vertiginoso di Keith Emerson è ben sorretto da una poderosa sezione ritmica. E’ una tempesta musicale che travolge, dopo la dolcezza della quiete. A seguire, nella seconda facciata del vinile, la ripresa del tema iniziale e una grande varietà di idee e di elaborazioni tastieristiche coinvolgenti e fantasiose, fino alla vivace conclusione dello Schiaccianoci di Ciaikovskij. Si impongono all’attenzione dell’ascoltatore anche la duttilità di un poliedrico Carl Palmer e la forza espressiva degli interventi cantati di un grintoso Greg Lake.
Dopo tanti anni di dissidio, di contrasto apparentemente insanabile, sembra trionfare definitivamente la pace tra la musica classica e quella rock, grazie anche agli ELP. D’altra parte, la contaminazione di generi musicali diversi è caratteristica distintiva di tutto il (miglior) rock progressivo. Più in generale, mi è stato insegnato che l’arte del comporre (dal latino cum-ponere, collocare insieme) è stata da sempre il “luogo” privilegiato dell’incontro fra elementi eterogenei, “stranieri” fra loro, simbiosi tra “alto” e “basso”, tra “vicino” e “lontano”, con opere spesso espressioni di una sorprendente “complexio oppositorum”. Ed anche Pictures at an Exhibition recita la sua parte in questa direzione: molto più di un buon disco.