Pubblicato il Settembre 7th, 2016 | by Lorenzo Barbagli
0Ellesmere – Les Chateaux De La Loire (2015)
1. Le Narrateur
2. La Loire
3. Sully-sur-Loire
4. Passage
5. Meung-sur-Loire
6. Blois
7. La Loire (thème)
8. Chambord
9. Chaumont-sur-Loire
10. La Loire (encore)
11. Au Revoir…
12. The Ancient Samovar
13. Wintry Afternoon
Etichetta AMS/Vinyl Magic/CD
Durata 50’18”
Roberto Vitelli (Takamine 6 strings classic, Eko Ranger 12 strings, Fender “Geddy Lee” jazz bass Fender Stratocaster U.S.A., E-Bow, Moog Taurus III) ● John Hackett (flute) ● Anthony Phillips (narration) ● Daniele Pomo (drums and percussions) (1-11) ● Luciano Regoli (vocals) ● Giulia Nuti (violin and viola) (3,5,9) ● Pietro Horvath (cello) (5) ● Linda Giuntini (corno) (3) ● Fabio Bonuglia (Mellotron M 400 (1-12), Moog Model D and keyboards (3), strings pizzicato) (12) ● Paolo Carnelli (electric piano (3,6,11), keyboards (12/13), acoustic piano) (13) ● Danilo Mintrone (strings arrangement) (9,13) ● Dario Esposito (drums) (12)
Dal progressive rock romantico e sinfonico dominato dalle tastiere dei Taproban, il chitarrista e bassista Roberto Vitelli passa ad un progetto personale con un’impostazione completamente differente. Ellesmere è la sua nuova creatura, ed esordisce con un album dai toni acustici e surreali, oltre che molto suggestivi. Ma andiamo con ordine. Come ci viene indicato dal titolo, Les Châteaux de la Loire vuole essere, più che un concept, un omaggio in musica ai castelli francesi situati lungo il fiume della Loira, i quali vengono fatti rivivere in una suite delicata e descrittiva suddivisa in tracce senza soluzione di continuità. Coadiuvato da molti ospiti musicali dell’ambiente prog italiano, Vitelli ha potuto contare anche sull’aiuto di due personaggi di rilievo come John Hackett e Anthony Phillips, anche se quest’ultimo si limita qui a prestare la sua voce nel ruolo di narratore. L’album infatti, a parte alcuni vocalizzi armonici di Luciano Regoli che compaiono come ornamento, è per lo più una lunga composizione strumentale incentrata sugli arpeggi delle chitarre acustiche e classiche di Vitelli e molti abbellimenti tastieristici e flautisici. L’impressionismo che scaturisce dall’album è in qualche modo legato alle bucoliche atmosfere delle opere soliste dello stesso Phillips, ma pulsa ancora una componente neo prog che si sposa perfettamente con le parti più rarefatte, ravvivandole con il giusto calore. Intermezzi classicheggianti e passaggi new age rendono il tutto anche vicino ad un piccolo ensemble da musica da camera, restituendoci alla memoria proprio dei panorami incantati e favolistici della valle della Loira.