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Pubblicato il Novembre 7th, 2016 | by Lorenzo Barbagli

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Deus Ex Machina – Devoto (2016)

Tracklist

1. Devoto (5:54)
2. Sotterfugio (1:24)
3. Multiverso (5:46)
4. Distratto Da Me (7:28)
5. Eterno Ritorno (3:24)
6. Piu Uguale (10:09)
7. Transizione (7:05)
8. Autore Del Futuro (7:01)
9. Figli (6:59)
10. Quattro Piccole Mani (4:37)

Etichetta Cuneiform Records /CD

Durata 59’47”

Personell

Mauro Collina (chitarre) ● Alessandro Bonetti (violino) ●  Alessandro Porreca (basso) ●  Luigi Ricciardiello (organo, piano e synth) ●  Claudio Trotta (batteria) ● Alberto Piras (voce)

Tagliato il traguardo dei trentuno anni di carriera, i bolognesi Deus Ex Machina riemergono prepotentemente dal cono d’ombra in cui hanno vissuto negli ultimi tempi. Complice qualche stop forzato – perché di sola musica, si sa, non si vive – e un cambio di formazione che ha visto il ritorno dello storico tastierista Luigi Ricciardiello e il temporaneo abbandono di Alberto Piras, i DEM non si facevano vivi dal 2008, quando fu pubblicato il live in studio Imparis: un lavoro che, a suo modo, ha segnato al tempo stesso un punto di arrivo e un nuovo inizio. Devoto si presenta quindi dopo una lunga pausa che, come era lecito aspettarsi, ha dato modo al gruppo di meditare su una nuova direzione; un cambiamento che ha portato due importanti novità: la scelta di abbandonare definitivamente i testi in latino in favore di quelli in italiano e un approccio musicale, per quanto possibile, più asciutto e diretto. In un certo senso il passaggio è stato meno traumatico di ciò che sembra, poiché le liriche si inseriscono bene nel tessuto musicale attraverso la sempre ineccepibile performance di Piras e anche perché i Deus Ex Machina hanno preservato le proprie radici stilistiche. La peculiarità del loro progressive è stata sempre quella di prendere le mosse dal classic rock, dall’hard dei Led Zeppelin, dal blues e dalle jam psichedeliche, mescolandolo con l’imprevedibilità di Area e PFM. Tutto questo torna nei riff sferzanti di Collina e nei groove delle tastiere di Ricciardiello, una linea percorsa con trascinante carica nei saliscendi di Transizione e nell’estesa Più Uguale, mentre la sezione ritmica e il violino aggiungono quel tocco di fusion alla Mahavishnu rafforzato talvolta dall’intervento dei fiati che ritroviamo su Distratto da Me e Figli. Album dopo album, i DEM ci hanno abituato a cambi di prospettiva, avendo mantenuto sempre il pregio di esplorare nuove possibilità. Devoto non fa eccezione e, se lo poniamo all’interno di una cornice progressive rock, risulta quasi anomalo per le sue aperture verso schemi formali più ortodossi ai quali si applica il sound sanguigno e viscerale del blues e dell’hard rock, ma ci restituisce un gruppo in continuo movimento e ancora in pieno fermento.

 

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