Pubblicato il Agosto 13th, 2016 | by Roberto Paravani
0Corky Laing And The Perfect Child – Playing God (2013)
1. God’s March
2. Luke’s Blues
3. Terrace of the Gods
4. Perfect Boy
5. Tony’s return
6. College Girls
7. Silent Dream
8. My Brother’s Gonna Die
9. Open Up Your Imagination
10. Here is Our Blood
11. Jupiter
12. Tim’s Requiem
13. Not Good Enough
14. Father’s Lament
15. Crying Shame
16. Journey
17. Sisterhood
18. Vital Stream
19. Revelations I
20. Meltdown
21. Revelations II
22. Eyes in the Mirror
23. Revelations III
24. Mr C’s Demise
25. In This World
Etichetta Gonzo Multimedia/CD
Durata 62’16”
Corky Laing (drums, vocals, percussion, guitar) ● Bonnie Parker (bass, vocals) ● Denny Colt (guitar, vocals) ● Lasse Väyrynen (guitars, guitalele, bass, keyboards, backing vocals) ● Matti Häyry (guitars, guitalele, keyboards, vocals) ● Tuija Takala (guitar, vocals) ● Maya Paakkari (vocals) ● Harri Väyrynen (guitar, bass, vocals) ● Mikaela Mansikkala (vocals) ● Hanna Paatero (backing vocals) ● Eric Schenkman (guitar on 11, 14)
Vecchio Corky! Lo immaginavamo in qualche ospizio del Canada o degli USA, magari insieme al vecchio e malandato sodale Leslie West… invece è ancora in giro a roccheggiare. Ed in più ha appena pubblicato un’opera rock che affronta i problemi legati alla tecnologia genetica, con tanto di supporto di due filosofi di fama internazionale: il prof. Matti Häyry e il dott. Tuija Takala. Il lavoro si intitola Playing God ed è stato registrato in Finlandia con musicisti e cantanti locali. La storia narrata nelle venticinque brevi tracce racconta le vicende che avvengono ad Happyville, una città immaginaria i cui abitanti hanno goduto dei benefici dell’ingegneria genetica cercando di perfezionare i propri figli. Il fine del racconto ovviamente è quello di sollevare una serie di questioni etiche legate alle moderne biotecnologie e portare l’ascoltatore a riflessioni filosofiche circa il futuro dell’umanità. Vi suggeriamo a tal proposito di consultare il sito del progetto in cui, oltre ad ogni genere di dettaglio tecnico, viene descritta e spiegata la trama dell’opera. Da un punto di vista strettamente musicale, ci troviamo di fronte a un lavoro che propone un classico rock chitarristico in puro stile anni ’70, a volte anche parecchio duro, con un’importante cura di voci e cori, cui contribuiscono una nutrita schiera di cantanti tra i quali spicca proprio Laing, che conoscevamo solo come batterista e che qui mette in mostra oltre ad inaspettate doti di autore, anche una pregevole voce… magari un tantino segnata dall’età e da qualche eccesso, ma sicuramente di gran fascino. Tra i numerosi pezzi molti sono ispirati e interessanti, altri purtroppo sono solo di raccordo o di supporto per dei monologhi; ecco, il difetto principale di un lavoro del genere è proprio l’eccessiva frammentarietà e l’inevitabile verbosità delle canzoni, peraltro giustificata dal fatto che si deve raccontare tutto ciò che serve in poche decine di minuti; non c’è tempo quindi per sfoghi musicali e in quei pochi casi in cui le parole danno tregua (vedi il delizioso strumentale in apertura) tali spazi durano solo pochi secondi. In conclusione, un opera interessante che però per essere apprezzata interamente richiede all’ascoltatore una approfondita conoscenza della lingua inglese o perlomeno delle tematiche trattate.