Isole

Pubblicato il Agosto 25th, 2016 | by Paolo Carnelli

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Colin Edwin (Porcupine Tree, Twinscapes, Henry Fool)

I dieci album dell’isola deserta di COLIN EDWIN. Noto soprattuto per essere il bassista dei Porcupine Tree, Colin ha sviluppato nel corso degli anni un buon numero di collaborazioni musicali nell’ambito dei progetti Ex-Wise Heads, Burn Belief (con il chitarrista Joe Durant), Twinscapes (con il bassista Lorenzo Feliciati) ed Henry Fool. A suo nome ha pubblicato due album solisti nel 2009 e 2012. More info: www.colinedwin.co.uk


SECONDHAND DAYLIGHT – Magazine (1979)
I always found Magazine a really intriguing band, late punk but with a much more developed approach, they also had a great sonic identity, especially with John McGeoch’s angular guitar style and Barry Adamson’s upfront bass playing. Great songs with interesting arrangements, topped off with Howard Devoto’s idiosyncratic singing and neurotic lyrics. This particular album seems the most complete Magazine album to me, but Correct Use of Soap is a close second — Ho sempre trovato i Magazine molto intriganti, un gruppo che suonava un post – punk più evoluto, con una identità sonora molto forte, specialmente grazie alla chitarra sghemba di John McGeoch e al basso molto prominente di Barry Adamson. Splendide canzoni con arrangiamenti molto interessanti, su cui svettava il cantato caratteristico di Howard Devoto e i suoi testi pazzoidi. Second Daylight mi sembra l’album più completo dei Magazine, ma Correct Use of Soap viene subito dopo

LIVING MAGIC – Trilok Gurtu (1991)
Released on the CMP label in the early ’90’s, this is a really fascinating album that I’ve recently been revisiting. Trilok Gurtu plays his unique percussion and drums in a heady blend of jazz, world music and fusion with some fantastic guest musicians. It’s a great headphone album as there are some sparkling production moments, very absorbing — Pubblicato dalla etichetta CMP all’inizio degli anni ’90, è un album veramente affascinante che ho riscoperto di recente. Trilok Gurtu suona le sue particolari percussioni e la batteria in un inebriante miscuglio di jazz, world music e fusion, insieme ad alcuni musicisti fantastici. E’ un disco da ascoltare in cuffia, dato che ci sono delle cose molto interessanti da ascoltare a livello di produzione, molto avvincente

BLESS THE WEATHER – John Martyn (1971)
This album, which my older brother left behind when he left home and moved out of the room we shared, got me hooked on the sound of the double bass. It features the legendary Danny Thompson’s marvellous performances alongside John Martyn’s acoustic guitar playing. Beautiful, thought provoking songs with an unpretentious production that sounds like the musicians are in the room with you — Mio fratello mi lasciò questo album quando andò a vivere per conto suo e mi conquistò per il suono del contrabbasso. Ci suona il leggendario Danny Thompson, oltre ovviamente a John Martyn alla chitarra acustica. I brani sono molto belli, stimolanti, e la produzione è molto semplice, sembra quasi che i musicisti stiano nella stanza insieme a te

YOU – Gong (1974)
My favourite of the Gong “Flying Teapot” trilogy albums by far, there’s less of the surreal lyrics and more of the longer jazzy instrumental moments. Isle of Everywhereremains a firm favourite with Mike Howletts’ forceful and odd time yet groovy bass playing — Il mio album preferito della trilogia di Radio Gnome, perché ci sono meno testi surreali e più parti strumentali jazzate. Isle of Everywhere è uno dei miei brani preferiti di sempre, con il basso di Mike Howletts che si muove imperterrito lungo metriche originali e al tempo stesso è pieno di groove

THE WALING HOUR – Dalis Car (1984)
Mick Karn and Peter Murphy teamed up in the mid ’80’s for this surreal album, which really defies categorization. There’s some of Mick Karn’s most creative and imaginitive basslines, it’s very original, you can’t hear any obvious influences and I think it still sounds good 30 years later. The album actually had mainstream exposure at the time, I even saw them on TV, I can’t imagine an act like this getting such coverage in today’s super safe, autotuned, tedious and boring climate — Mick Karn e Peter Murphy si sono ritrovati nel bel mezzo degli anni ’80 per questo album surreale che sfugge a qualsiasi catalogazione. Dentro ci sono alcune delle più creative e immaginifiche linee di basso di Mick Karn. E’ un disco molto originale, non è semplice trovare qualche influenza e penso che suoni ancora molto buono dopo 30 anni dalla sua uscita. All’epoca ebbe anche una buona copertura mediatica, mi ricordo di aver i Dalis Car in televisione, una cosa che oggi sembra impossibile col panorama musicale in cui viviamo, così prevedibile e monotono

BAND OF GYPSIES – Jimi Hendrix (1970)
I often enjoy live albums, the stripped down and direct versions of things sometimes having more power than the studio versions. Here, Machine Gun alone is worth the price of admission, it’s like Rage Against the Machine but many years before. Considering the song was a comment on the Vietnam war which was raging at the time, the message is still relevant today. Stratospheric, amazing atmosphere — Mi piacciono gli album dal vivo, spesso le versioni live sono più scarne e dirette, quindi più potenti rispetto alle versioni in studio degli stessi brani. Qui Machine Gun da sola vale il prezzo d’acquisto, è come ascoltare i Rage Against the Machine ma molti anni prima. Considerando che la canzone riguarda la guerra in Vietnam che era in corso all’epoca, il suo contenuto è ancora molto attuale. Stratosferico, un’atmosfera incredibile

THE SPORTING LIFE – John Paul Jones and Diamanda Galas (1994)
I bought this album on spec, with no idea what to expect, but it drew me in straight away. Great Led Zep like bass and drum grooves but paired with Diamanda Gala’s soaring vocals and crazy, psychotic lyrics instead of a guitarist, and it sounds all the heavier for it! — Ho comprato questo disco alla cieca, senza avere un’idea precisa del suo contenuto, ma mi attirava molto. Grande basso alla Led Zeppelin e ottimi groove di batteria, uniti alla voce acuta di Diamanda Galas e ai suoi testi impazziti. Non c’è la chitarra ma suona ugualmente pesantissimo!

THE MAN FROM UTOPIA – Frank Zappa (1983)
I could choose many of Frank Zappa album’s but this one was the first of his that I absorbed properly, so while it’s certainly not his best album, and it’s hard to choose a “best” anyway, this one was for me a gateway into his amazing world which I am still exploring. I still get a laugh out of Jazz Discharge Party Hats and The Radio is Broken and the bass playing on Tink Walks Amok still fascinates me — Potrei scegliere parecchi album di Zappa ma questo è stato il primo che sono riuscito ad assorbire completamente, quindi anche se indubbiamente non è il suo disco migliore (difficile decidere quale sia il migliore, in ogni caso) è stato quello che mi ha permesso di entrare nel suo mondo meraviglioso, un mondo che sto ancora esplorando. Mi diverto ancora tantissimo ad ascoltare “Jazz Discharge Party Hats” e The Radio is Broken, e la linea di basso di Tink Walks Amok mi affascina sempre

EGE BAMYASI – Can (1972)
Hearing Can was a revelation, especially the way the guys in the band played together with such a focus and so sympathetically to each other. I have always loved repetition in music and they were masters of hypnotic ensemble playing, as well as the use of space and effects — Ascoltare i Can per me è stata una rivelazione, specialmente per il modo in cui i vari musicisti della band riuscivano a suonare insieme con lucidità e coesione. Mi è sempre piaciuto l’utilizzo della ripetizione in ambito musicale e i Can sono i veri maestri del suono ipnotico, oltre che dell’uso degli effetti e dello spazio

MAJOUN – Sussan Deyhim and Richard Horowitz (1997)
This was another album I bought without knowing anything about it, it was an impulse buy as I saw it featured some Moroccan musicians and I had just returned from North Africa and was eager to hear more of the sounds I had been absorbing whilst travelling about. Sussan Deyhim uses her incredibly evocative voice over finely crafted soundscapes to create a series atmospheres that really get into your subconscious. But it’s actually a very hard album to describe, extremely imaginative album and a rewarding listen on many levels — Questo è un altro disco che ho comprato senza avere idea di cosa contenesse, semplicemente avevo visto che ci suonavano dei musicisti marocchini e io ero appena tornato dal Nord Africa con la voglia di ascoltare meglio tutti i suoni che avevo assorbito durante il viaggio. Sussan Deyhim utilizza la sua voce incredibilmente evocativa su delle basi sonore molto ben costruite e riesce a penetrare veramente nel tuo subsconscio. Ma a parte questo è un album molto difficile da descrivere, molto immaginifico e altamente gratificante sotto molti aspetti

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