Pubblicato il Ottobre 14th, 2016 | by Roberto Paravani
0Anthony Phillips – From Genesis to… (1969 – 1983)
Che piaccia o meno, Anthony Phillips è conosciuto poco e quel poco lo si deve al fatto di essere stato uno dei ragazzi che alla fine degli anni sessanta ha dato vita ai Genesis; nella delicata fase iniziale del gruppo, ne è stato l’autore più significativo, il componente più determinato e colui il quali più degli altri ne ha definito lo stile, almeno quello della fase “progressiva”. Ma Phillips non è stato solo il chitarrista dei Genesis; è stato, anzi è, un elegantissimo compositore di colonne sonore per la televisione, un prolifico autore di library music, ma soprattutto uno squisito cesellatore di pregevoli intarsi solistici che vanno a formare una discografia dal livello qualitativo medio fuori dal comune, nonostante i limiti di tempo e di budget con cui ha sempre dovuto fare i conti a causa dell’indifferenza del pubblico e della miopia delle case discografiche: una lunga collana di perle piccole ma luminose, difficilmente catalogabili, aliene ad ogni regola commerciale.
GENESIS – FROM GENESIS TO REVELATION (Decca, 1969) – Anthony Edwin “Ant” Phillips nasce a Chiswick, un quartiere situato nella parte ovest di Londra, il 23 dicembre del 1951. E’ un ragazzo di buona famiglia inglese che negli anni sessanta frequenta la Charterhouse School assieme a Peter Gabriel, Mike Rutherford e Tony Banks. Con loro nel 1967 fonda i Genesis contribuendo alla composizione dei brani, principalmente in coppia con Rutherford. Dopo un paio di singoli, il gruppo nell’estate del 1968 inizia a lavorare al primo LP. Il risultato finale è un album composto da 13 brevi quanto acerbe canzoni, ed è tutt’altro che memorabile. Poche idee, per niente avventurose, che la produzione non riesce per nulla a mettere a fuoco. L’album viene totalmente ignorato dalla critica e dal pubblico.
GENESIS – TRESPASS (Charisma, 1970) – Nei Genesis non c’è mai stato un leader accentratore e decisionista, ma moltissimi ricordano il gruppo dell’era Gabriel e quello dell’era Collins dimenticando che agli esordi sul ponte di comando c’era (anche) Ant. Se il primo album non è un granché, Trespass è un prodigio di freschezza e coraggio. Le idee musicali sono decisamente più chiare e moltissime di queste vengono proprio da Phillips. Terminate le registrazioni, il chitarrista lascia la band a causa della sua fobia per il palco e per una fastidiosa mononucleosi. In definitiva, lascia soprattutto per lo stress accumulato in quei primi febbrili, intensi anni di musica.
ANTHONY PHILLIPS – THE GEESE & THE GHOST (Hit & Run Music, 1977) – Sin dal 1969, Ant aveva iniziato a comporre come solista insieme all’amico Mike Rutherford. Nel 1971 si prende una pausa e inizia a studiare musica: chitarra classica, pianoforte e orchestrazione. Poi, nel periodo ‘73/’74 sempre insieme a Rutherford, riprende in mano le vecchie composizioni. Completate le registrazioni, tutto rimane bloccato per un altro anno: per qualsiasi casa discografica l’idea di pubblicare un disco prog, con inserti acustici medioevali, senza assoli e con pochissima batteria e per di più nel momento di piena esplosione del punk-rock non è il massimo della vita. Alla fine grazie a due piccole etichette, la Passport in USA e la Hit & Run in Inghilterra, l’album vede la luce: non è e non sarà mai un successo, come del resto tutta la discografia di Ant, ma è un capolavoro!
ANTHONY PHILLIPS – WISE AFTER THE EVENT (Arista, 1978) – Gli studi musicali intrapresi hanno irrobustito le basi tecniche di Ant che ora vorrebbe affrontare opere più ambiziose: il grezzo chitarrista rock degli esordi si è evoluto in un fine e ambizioso orchestratore, ma il management, lo stesso dei Genesis, adesso spinge per un album più appetibile, più pop. Ant, compositore ipertrofico, nel proprio cassetto ha già parecchie canzoni, altre ne compone. Con il supporto dell’ex batterista dei King Crimson Michael Giles e dell’ex bassista dei Caravan John G. Perry, inizia a metterle su bobina. Il produttore del disco, quel Rupert Hine che nel corso degli anni ottanta diventerà uno tra i più famosi producer inglesi, spinge Ant a migliorare la propria voce e ad interpretare tutte le canzoni, a differenza di quanto avvenuto nel lavoro di esordio in cui i pezzi cantati erano stati affidati ad altri (Phil Collins in particolare). Poi nell’ottobre del 1977 il produttore e i tre musicisti si trasferiscono negli studi Essex di Londra e registrano, con l’ausilio di pochi ospiti, Wise After The Event, un lavoro più immediato del precedente e probabilmente quello più vicino alle cose fatte con i Genesis. L’album esce nel maggio del 1978 su etichetta Arista in Inghilterra e Passport negli USA. Anche in questo caso l’album ottiene scarso successo ed Ant si guarda bene dal supportarlo con dei concerti.
ANTHONY PHILLIPS – PRIVATE PARTS & PIECES (Passport, 1978) – Sempre nel 1978, a pochi mesi dall’uscita di Wise After The Event, viene pubblicata solo in America dalla Passport una sorta di antologia di pezzi quasi interamente strumentali, composti e suonati in completa solitudine, spogli di ogni sorta di arrangiamento, realizzati spesso in casa, in una intimità che emerge in tutta la sua freschezza in ogni traccia. Il titolo e soprattutto il sottotitolo dicono tutto: Private Parts & Pieces – A Collection of Guitar and Piano Solos, Duets and Ensembles 1972-1976. Una operazione al di fuori di ogni logica di mercato, che però riscuote un discreto successo tra i fedelissimi, tanto da indurre Phillips a proseguire su questa strada. In Inghilterra l’antologia viene regalata con le prime copie del successivo Sides.
ANTHONY PHILLIPS – SIDES (Arista, 1979) – Con il nuovo lavoro, la pressione della Arista diventa opprimente. L’etichetta cerca in tutti i modi di spingere l’artista verso lidi più commerciali, e visto che non fa concerti, gli viene richiesto almeno un approccio più radiofonico. Per prima cosa, gli viene “suggerito” l’utilizzo di due cantanti statunitensi per sopperire alle sue lacune vocali. Poi viene “consigliato” di dividere il lavoro in una facciata pop e una più progressive. Di qui il titolo dell’album: Sides. La lavorazione inizia sul finire del 1978 con la stessa line-up del precedente LP: Giles, Perry e Hine come produttore. Poi in studio si aggiungono i due cantanti Dan Owen e Dale Newman, più una serie di ospiti, i più famosi dei quali sono Ray Cooper e Mel Collins. Sides esce nel 1979 e risente di questo approccio ibrido e poco spontaneo. Non che Ant non riesca ad esprimersi dignitosamente con la forma canzone, ma è chiaro come prediliga avere più spazio e meno limiti. Nonostante queste scelte e il supporto di un singolo dalla presa facile e accattivante, Um & aargh, l’album vende pochissimo e l’etichetta discografica decide di interrompere i rapporti con Phillips.
ANTHONY PHILLIPS – PRIVATE PARTS & PIECES II: BACK TO THE PAVILION (Passport, 1980) – Durante il 1979 Ant aiuta l’amico Mike Rutherford che sta registrando il suo esordio solistico Smallcreep’s Day, suonando tutte le parti di tastiera. Fatto questo, inizia ad assemblare il secondo volume di quella che diventerà una vera e propria collana discografica: Private parts & pieces II – Back to the pavilion esce nel 1980 solo in America ad opera della Passport e mostra ancora una volta il lato più fantasioso, intimista e meno edulcorato di Phillips. Anche in questo caso il lavoro raccoglie materiale d’archivio ma con qualche piccola variazione: a differenza del primo volume qui, oltre le solite registrazioni domestiche in solitario, che sono comunque la stragrande maggioranza, ci sono anche session con altri musicisti. Anche in questo caso l’album è un magnifico esempio dell’eleganza, del gusto e della sensibilità del compositore.
ANTHONY PHILLIPS – 1984 (RCA, 1981) – Con l’inizio degli anni ‘80, Ant subisce il fascino dei sintetizzatori e delle drum-machine di nuova generazione, che stanno saturando i dischi di quel periodo, e inizia a lavorare con l’aiuto di un amico, Richard Scott, a un album strumentale di musica elettronica per tastiere e percussioni sintetiche. Il manager Tony Smith riesce a fargli ottenere un nuovo contratto con la RCA. Su questa gloriosa etichetta (in effetti negli USA rimane ancora la distribuzione Passport) nel luglio del 1981 esce 1984, album, o meglio, titolo ispirato dall’omonimo romanzo di George Orwell. Si tratta di un’opera tutt’altro che banale, ma che per la rigidissima strumentazione adottata e per i toni angoscianti, non può non essere considerata come controversa visto che l’attitudine acustica, quasi bucolica dell’autore sparisce completamente sotto una coltre di strumenti elettronici.
ANTHONY PHILLIPS & ENRIQUE BERRO GARCIA – PRIVATE PARTS & PIECES III: ANTIQUES (RCA, 1982) – Nel 1981, Ant conosce e diventa amico di un suo fan argentino, che casualmente è anche un eccellente chitarrista: Enrique Berro Garcia. I due iniziano a suonare insieme per puro divertimento, ma poi si rendono conto di avere molto materiale, tanto quanto basta per dare vita a un nuovo capitolo della saga intimista e domestica. Nasce così Private parts & pieces III – Antiques, un delizioso acquerello per sole chitarre, che esce nel marzo 1982 su RCA e Passport in America, a nome Anthony Phillips & Enrique Berro Garcia, anche se nelle ristampe su CD il nome del musicista argentino sparisce misteriosamente.
INVISIBLE MEN – INVISIBLE MEN (Passport , 1983) – Nel 1982 Ant inizia a scrivere musica per il suo nuovo lavoro di “canzoni” insieme a Richard Scott, suo collaboratore/co-produttore dai tempi di 1984. A questo punto, anche la RCA inizia a esercitare pressioni riguardo il grado di commerciabilità che il nuovo prodotto deve assolutamente avere. Nasce in questo clima Invisible men, l’album più commerciale di Anthony Phillips e probabilmente il meno amato dai fan. Come in 1984, c’e’ una forte predominanza di tastiere elettroniche e drum-machine, anche se spariscono i toni lugubri, si aggiungono anche altri strumenti, tra cui le chitarre, e il clima generale è smaccatamente orientato ad un easy listening poco adatto alle corde dell’ex Genesis. Nonostante gli sforzi profusi, la RCA abbandona ogni interesse per questo lavoro e Ant si ritrova un disco che non sa a chi far pubblicare. Uscirà sul finire del 1983 in America per la solita Passport a nome Invisible Men. Poi, agli inizi del 1984, la piccola Street Tunes pubblicherà il lavoro anche in Inghilterra con una cover diversa, una scaletta con qualche variazione e a nome Anthony Phillips Band.
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