Pubblicato il Settembre 4th, 2016 | by Paolo Carnelli
0Amplifier – Echo Street (2013)
1. Matmos
2. The Wheel
3. Extra Vehicular
4. Where the River Goes
5. Paris in the Spring
6. Between Today and Yesterday
7. Echo Street
8. Mary Rose
Etichetta KScope/CD
Durata 60’47”
Sel Balamir (guitar, vocals) ● Matt Brobin (drums) ● Steve Durose (guitar, vocals) ● Alexander “Magnum” Redhead (bass, vocals). Special guests: Charles Barnes (keyboards and piano on Where the River Goes & Paris in the Spring ● Ben Evans (backing vocals on Paris in the Spring
Non capita spesso di ascoltare un album e avere la sensazione di essere, per sbaglio, partiti dalla traccia finale. Come se Pawn Hearts dei Van der Graaf Generator invece di iniziare con Lemmings, iniziasse con We Go Now. Già questo dovrebbe mettere in guardia chi si avvicina a Echo Street con troppa sufficienza, rischiando di rimanere spiazzato: il quarto album degli Amplifier non è certamente il genere di disco che si può metabolizzare mangiandosi un panino o mentre si va a passeggio in un parco. Si finirebbe per rimanere delusi e forse annoiati, perché per apprezzarne il contenuto, per sintonizzarsi appieno sulla giusta lunghezza d’onda, l’attenzione durante l’ascolto deve essere totale e la qualità dell’impianto audio adeguata. Il ritmo del nostro pensiero, del nostro respiro, deve essere perfettamente allineato con quello di questo pugno di brani, con questi sessanta minuti di musica che vive in una dimensione dove tutto sembra essere sul punto di muoversi, ma (apparentemente) non si muove mai. Messe momentaneamente da parte le pulsioni heavy e la grandeur del precedente e monumentale Octopus, per il quale erano stati accostati ai Tool e ai Soundgarden più ispirati, stavolta i quattro ragazzi di Manchester preferiscono muoversi in maniera più sfumata, confezionando canzoni tutto sommato semplici, ma facendosi precedere e seguire da nuvole di feedback che sembrano minacciare una pioggia imminente. E così rimaniamo anche noi appesi lì, con il naso all’insù, tra rock e psichedelia, stretti tra le chitarre arpeggiate di Sel Balamir e Steve Durose (ex Oceansize), delle quali possiamo percepire il fremito proveniente dagli amplificatori valvolari, cullati dal drumming circolare di Matt Brobin, ipnotizzati dalle voci spesso sussurrate e dimesse. C’è tempo anche per una ballata acustica (Between Today and Yesterday), ma quando scaricano (Extra Vehicular), gli Amplifier sembrano un incrocio tra i Led Zeppelin e i Porcupine Tree di Radioactive Toy: sinceri e diretti, ci restituiscono la loro personale visione di un rock classico, senza tempo e senza prefissi, senza strofe e ritornelli, senza inutili tecnicismi. Poche note, ma pesanti come macigni, e un autentico manuale sul corretto utilizzo del distorsore per chitarra.