Pubblicato il Ottobre 11th, 2021 | by Paolo Formichetti
0Alessandro Corvaglia – Out Of The Gate (2021)
1. Promised Land
2. The Night of the Eyes
3. Preaching on Line
4. …and the Lady Came in
5. White Ghosts
6. Vision
7. A Deed within a Dream
8. Where Have I Been?
9. 12 Towers
10. Out of the Gate
Etichetta: AMS/CD
Durata: 55’50”
Alessandro Corvaglia (vocals, guitar, bass, keyboards) ● Martin Grice (tenor sax) ● Andrea Orlando (drums) ● Marcella Arganese (guitar) ● Cesareo (guitar) ● Daniele Sollo (fretless bass) ● Massimo Moscatelli (drums) ● Filippo Bagnoli (drums) ● Maurizio Fiaschi (guitar) ● Raffaella Izzo (flute) ● Matteo Nahum (guitar) ● Stefano Avigliana (guitar) ● Emanuele Telli (keyboards) ● Mauro Sabbione (piano) ● Ettore Mazzarini (bass) ● Dario Hakim (recording, editing) ● Mark Cunningham (backing vocals) ● Gordon Giltrap (guitar)
Nel mondo musicale, e non solo in quello, l’egocentrismo e la smania di protagonismo dilagano, basti pensare ai tanti personaggi che, in un delirio di mitomania, sembrano convinti che il pianeta intero non attenda altro che l’aggiornamento del loro status sui social. Poi c’è un artista come Alessandro Corvaglia, una delle voci più belle del progressive italiano, uno che, per intenderci, ha nel proprio biglietto da visita nomi come Delirium, La Maschera di Cera, Hostsonaten, oltre a tante altre collaborazioni (splendida quella nel disco de Il Giardino Onirico). Un artista del suo calibro, dopo anni di splendida carriera, arriva a pubblicare il suo primo disco da solista, e lo fa quasi in sordina, con il pudore di chi non vuole imporsi per forza all’attenzione, senza strombazzamenti, annunci alla nazione o conti alla rovescia.
Il disco si intitola OUT OF THE GATE, “fuori dal cancello”, forse riferito all’uscita dal metaforico recinto creativo in cui ci si viene a trovare quando si milita in una band e ogni decisione è frutto di compromessi e mediazioni con gli altri musicisti. In questo lavoro Corvaglia raccoglie invece una serie di brani scritti da lui in un lungo arco temporale che va dal 2006 al 2020 (a cui si aggiungono una cover di Peter Hammill e un brano regalatogli dal chitarrista inglese Gordon Giltrap). Un lasso di tempo così ampio ha dato modo ad Alessandro di meditare ed elaborare per bene le sue composizioni, rifinendone in ogni dettaglio gli arrangiamenti e spingendolo a selezionare con cura i migliori musicisti a cui affidarai (solo per citarne alcuni ricordiamo Martin Grice, suo compagno nei Delirium, Cesareo degli Elio e le Storie Tese, Marcella Arganese degli Ubi Maior e l’intera band Il Giardino Onirico).
Complice un’evidente similitudine del timbro vocale di Corvaglia con quello di Fish, molti brani fanno pensare al repertorio solista dell’ex frontman dei Marillion, basti ascoltare la veloce e orecchiabile Promised Land o la più articolata Preaching On Line. Sapori più tipicamente marillioniani si trovano invece nella lunga e articolata title track nella quale l’ospite Cesareo mostra il suo lato più prog con lunghe e affascinanti digressioni strumentali, mentre Where Have I Been è una riuscita ballad dal retrogusto genesisiano. Bella l’interpretazione della hammilliana Vision della quale Corvaglia fornisce una sua versione senza banalizzarla con improponibili scimmiottamenti, mentre 12 Towers è un breve strumentale di Giltrap sulla cui traccia di chitarra il Nostro ha costruito un raffinato arrangiamento per tastiere e flauto.
Una nota di merito va infine ai testi, alcuni personali, altri che affrontano tematiche di attualità quali la tragedia dei migranti morti in mare, i cosiddetti “danni collaterali” che nei conflitti colpiscono persino gli ospedali, o il declino culturale causato dalla libertà di esprimere le più deliranti opinioni in rete.